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23 feb 2011

New York, Little Italy diventa un'altra Chinatown

La festa di San Gennaro potrebbe lasciare il posto al Marco Polo Day

Little Italy
Little Italy
WASHINGTON - New York perde Little Italy, il cuore italo-americano di Manhattan, una delle massime attrazioni della Grande mela per milioni di turisti nello scorso secolo. Lo scrive ilNew York Times, che ribattezza lo storico rione «Littler Italy», la più piccola Italy, spiegando che viene progressivamente invaso dai cinesi, e si sta trasformando in una delle tantissime Chinatown d'America.

FISIONOMIA - Conquistato un modesto benessere, gli italo-americani di Little Italy si trasferiscono altrove, sottolinea il giornale, e il rione cambia fisionomia. Al punto che la tradizionale festa di San Gennaro potrebbe essere eclissata da una nuova, il Marco Polo Day, in onore del veneziano che cantò della Cina, un anello di congiunzione tra le due comunità. I dati confermano quanto scrive il New York Times. Nel 1950, quando Little Italy contava ben 10 mila abitanti, gli italo-americani erano il 50 per cento. Dal censimento dello scorso anno, oggi a Littler Italy, che ne conta 8.600, gli italo-americani arrivano appena al 5%. Metà della popolazione, inoltre, è nata all'estero, ma tra di essi non ce ne è uno nato in Italia: quasi il 90 per cento sono nati in Asia. Si registrano ancora circa 30 battesimi di italo-americani all'anno ma, lamenta John Zaccaro, proprietario della più importante società immobiliare del rione, è un numero destinato a diminuire.

MAFIOSI SPARITI - Soltanto due arterie, Mulberry Street e Grand Street, riferisce il New York Times, restano in maggioranza in mano italo-americana. Le altre sono state in gran parte occupate da Chinatown a nord, e da SoHo, il rione degli artisti, a ovest. La mafia non abita più a Little Italy: il Ravenite club della «famiglia» Gambino è diventato un negozio di scarpe, e mentre ancora nel 2005 Vincent Gigante, il capo della «famiglia» Genovese, si aggirava per le strade, ora non si vedono più mafiosi. «Nella retata di oltre cento di loro fatta di recente dalla polizia», rileva il giornale, «nessuno viveva a Little Italy». Il rione appare sempre immacolato e la criminalità spicciola è minima, come ai tempi della mafia. Gli affitti sono sempre alti, 4.500 dollari al mese per due stanze, e nonostante la crisi edilizia il prezzo delle case è alle stelle, 1 milione e mezzo di dollari per un appartamento ampio. Ma, depreca Zaccaro, gli affari sono dominati dai cinesi, appoggiati dal Comune, che ha approvato il loro «Piano di miglioramento» di Little Italy, e che attraggono folle crescenti con la festa del nuovo anno lunare cinese.

TRAMONTO - Eppure, precisa Zaccaro, gli italo-americani che non se ne sono andati prosperano, come il Sambuca cafè di Sam Tramontana e il negozio di dolciumi Ferrara. È il melanconico tramonto di un'icona di New York, un tramonto suggellato dal National park service, che nelle sue guide unisce italo-americani e cino-americani in un nuovo Chinatown and Little Italy historical district. Forse finirà che per vedere le Little Italy della Grande mela non cinesizzate, i turisti dovranno lasciare Manhattan e recarsi ad Arthur Avenue nel Bronx, a Brooklyn o a Queens. Là, tra gli-italo americani, vi è anche la mafia.

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