Il Colle: argomenti troppo eterogenei tra loro. In caso di mancata approvazione, il decreto decadrà il 27 febbraio
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (LaPresse) |
LA LETTERA - In ogni caso il presidente della Repubblica in un lettera inviata all'esecutivo ha lanciato un avvertimento al governo: un altro caso come questo e il Quirinale si avvarrà «della facoltà di rinvio» del provvedimento. C'è chi nel Pdl legge la missiva come un ulteriore tentativo da parte del Colle di porre il governo sotto tutela paventando il rischio di scioglimento delle Camere, ma anche chi dà completamente ragione al capo dello Stato: nel decreto si è infilato di tutto, non poteva passare così. Interpretazioni diverse, così come diverse sono le strade che possono essere prese: si parla di un maxiemendamento o dell'ipotesi di picole modifiche con la convizione che il Colle non negherà la sua firma. Napolitano ha stigmatizzato «la prassi irrituale con cui si introducono nei decreti legge disposizioni non strettamente attinenti al loro oggetto», cosa che - ha sottolineato - «si pone in contrasto con puntuali norme della Costituzione, delle leggi e dei regolamenti parlamentari, eludendo il vaglio preventivo spettante al Capo dello Stato in sede di emanazione dei decreti-legge».
«VIZI» - Il presidente della Repubblica ha rimarcato «vizi di incostituzionalità» per «l'ampiezza ed eterogeneità delle modifiche fin qui apportate nel corso del procedimento di conversione al testo originario del decreto legge cosiddetto Milleproroghe». Napolitano invoca «una leale collaborazione tra governo e Parlamento da un lato e tra maggioranza e opposizione dall'altro» e ribadisce: «Il frequente ricorso all'apposizione della questione di fiducia realizza una ulteriore pesante compressione del ruolo del Parlamento». Il Colle indica anche la strada per uscire dall'impasse: va tutti quei provvedimenti avrebbero trasformato il decreto quasi in «una nuova legge finanziaria».VERTICE - In serata, dopo la lettera di Napolitano, si è tenuto un vertice di governo. All'incontro, oltre a Gianni Letta, hanno partecipato il ministro per i Rapporti col Parlamento Elio Vito e i capigruppo di Pdl e Lega: Fabrizio Cicchitto, Gaetano Quagliariello, Massimo Corsaro e Federico Bricolo.
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