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20 feb 2011

Berlusconi: riformeremo la Consulta

Come aveva preannunciato, Silvio Berlusconi non intende limitarsi a rispondere ai magistrati – che da anni cercano di eliminarlo «per via giudiziaria» – sul piano mediatico, ma anche, e in primo luogo, sul fronte legislativo, in Parlamento, accelerando sulla riforma della giustizia. A partire dall'assetto della Corte costituzionale, costituita in prevalenza da giudici di sinistra, che abrogano «leggi giustissime» quando non piacciono ai «magistrati di sinistra».
Non è esattamente un premier "cauto" e "prudente", come vorrebbero le colombe del Pdl, quello che in collegamento telefonico con una manifestazione organizzata a Cosenza da Fabrizio Cicchitto è tornato alla carica, determinato a reagire e a portare avanti l'azione di governo sul fronte delle riforme. La Lega ha confermato il suo «leale sostegno» a una maggioranza «solida e coesa», assicura Berlusconi, che non deve aver paura di quella «armata Brancaleone» che è la sinistra. L'addio di Gianfranco Fini, invece che indebolirla, ha rafforzato la coalizione di governo e facilitato il cammino della riforma della giustizia, a lungo «ostacolata» dal patto «mai smentito» tra il presidente della Camera e parte della magistratura, ribadisce il premier, sottolineando che «dal punto di vista dei numeri» la maggioranza è solida in Senato e alla Camera.
Il pacchetto di riforme della giustizia, annuncia Berlusconi, sarà varato da un Consiglio dei ministri convocato ad hoc, già nei prossimi giorni. Si parte dalla Corte costituzionale, non da oggi nel mirino del premier. Con il nuovo assetto alla Consulta «saranno necessari i due terzi dei componenti per abrogare le leggi in modo da evitare che si ripetano le situazioni di oggi, quando il Parlamento discute una legge, la approva e se non piace ai magistrati di sinistra, la impugnano davanti alla Consulta che è costituita in prevalenza da giudici che provengono dalla sinistra e dunque le abroga anche se sono leggi giuste e giustissime». Un attacco che sicuramente accrescerà le ragioni di preoccupazione del Quirinale, che difficilmente apprezzerà anche il totale disinteresse di Berlusconi per un coinvolgimento dell'opposizione nella riforma della giustizia. Il premier mette infatti già in conto che questa sarà approvata «con i soli voti della maggioranza». Ben venga anche il referendum confermativo, nei confronti del quale non nutre alcun timore, perché ormai i cittadini hanno «le idee chiare sulla giustizia che dovremmo avere e non abbiamo».

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