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7 gen 2011

Wall Street, torna la febbre Internet

Il sito LinkedIn vuole debuttare in Borsa entro la fine di marzo
LUCA FORNOVO
A Wall Street torna a salire la febbre di Internet con Facebook e i social network rivali, pronti a quotarsi. E sulla Borsa di New York più di un operatore teme l'arrivo di una nuova bolla sul web, dopo quella del 2000. Forse è anche per questo che LinkedIn, il sito usato per creare relazioni nell'ambito del lavoro, ha deciso di accelerare i tempi e sbarcare a Wall Street già entro la fine di marzo. A novembre l'azienda, fondata nel 2003 da Reid Hoffman, ha scelto i suoi consulenti per la quotazione a New York: Morgan Stanley, Bank of America e Jp Morgan. Ma la consegna del modulo S-1, che avvia l'iter per lo sbarco in Borsa - alla Sec, la Consob americana, potrebbe impiegare alcuni mesi e quindi ritardare l'Ipo.

Un portavoce di LinkedIn si è limitato a dire che «la quotazione è una delle opzioni strategiche che stiamo valutando, il nostro principale obiettivo è creare valore nel lungo periodo per i nostri membri e azionisti». LinkedIn riesce a generare introiti grazie alla pubblicità e ai servizi premium a pagamento. La piattaforma di scambio per titoli di società non quotate a Wall Street, SharesPost attribuisce al sito un valore di 2,2 miliardi di dollari (1,3 miliardi di euro). LinkedIn, che può contare su oltre 85 milioni di membri, ha finora attirato 100 milioni di dollari grazie agli investimenti del fondo Sequoia Capital, e dei venture capital Greylock Partner e Bessemer. Il suo ultimo round di finanziamento (circa 23 milioni) risale all'ottobre 2008 e ha visto partecipare Goldman Sachs, Bessemer, Sap Ventures e la società McGraw-Hill.

Secondo gli analisti di Wall Street, le aziende internet come LinkedIn e Zynga, produttore di videogiochi per i social networking, vogliono bruciare le tappe e approfittare della febbre che ha colpito gli investitori con le azioni Facebook, sbarcando in Borsa prima di fine 2012, quando è prevista la quotazione del sito, fondato da Mark Zuckerberg.

Anche se non sono ancora quotate, le azioni Facebook stanno andando a ruba, tant'è che Goldman Sach, inondata dalle domande, si appresta a chiudere in anticipo rispetto alla tabella di marcia la raccolta degli ordini. La corsa all'acquisto è scattata dopo la notizia che la banca Usa Goldman ha investito in azioni Facebook circa 500 milioni.

Agli investitori in Facebook sarebbe richiesto un investimento minimo di 2 milioni di dollari e l'obbligo di non cedere i titoli fino al 2013, anche sul mercato secondario. Le condizioni offerte ai partner di Goldman sarebbero più vantaggiose, in quanto non sarebbe stato fissato un investimento minimo di 2 milioni di dollari. Goldman riceverà una commissione anticipata del 4%, più il 5% degli eventuali guadagni di ogni investitore coinvolto nell'operazione. Altri ricavi per Goldman arriverebbero in caso di quotazione di Facebook, sotto forma di commissioni del 4-7% sul valore dell'offerta. Inoltre se Zuckerberg, che ha il 25% delle azioni della società, divenisse cliente di Goldman, la banca si troverebbe ad accumulare nuove commissioni dalla gestione dei suoi fondi.

L'operazione non è piaciuta affatto alla Sec, la Consob, americana, che ha acceso un faro sugli scambi nel mercato secondario e teme che scoppi una bolla su Facebook e che a farne le spese siano gli investitori. È vero che gli analisti prevedono che Facebook raggiungerà i 50-60 miliardi, ma è un valore molto alto se si considera che nel 2009 l'utile netto è stato di 200 milioni su ricavi per 777 milioni. Le previsioni degli analisti, in realtà, si baserebbero, sulle stime dei ricavi che nel 2010 sarebbero schizzati a 2 miliardi di dollari. Ma finora i dati del 2010 non sono disponibili e il vero affare sembra averlo fatto solo Goldman.

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