IL GIORNO DEL VOTO
Le urne si chiuderanno il 14 gennaio alle 18:45. Berlusconi si schiera apertamente con Marchionne. Camusso: "Fiom tornerà comunque in fabbrica". E sul premier: "Fa spettacolo e abdica suo mestiere". Bersani: "Rispettiamo referendum, ma lavoratori lasciati soli". Consumatori: "Pronti a boicottare produzioni"
TORINO - Saranno gli operai di Mirafiori del turno di notte, quello delle 22, i primi a votare da questa sera alle 22 il referendum sull'accordo del 23 dicembre scorso. Il 14 gennaio gli addetti del primo e secondo turno; la votazione si concluderà domani alle 18.45.Le urne aprono dunque nel fuoco delle polemiche. "Comunque vadano le cose la Fiom tornerà sicuramente in fabbrica", ha affermato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. Dopo le parole di ieri di Silvio Berlusconi che, schierandosi apertamente con Marchionne, aveva affermato che ci sono buoni motivi per Fiat per lasciare l'Italia, il leader della Cgil, aveva rivolto una dura replica 1 e oggi torna all'attacco: "Berlusconi fa spettacolo e abdica al suo mestiere". Stessa reazione del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che ritiene "vergognose" le parole del premier: "È incredibile la solitudine a cui sono stati lasciati i lavoratori e i sindacati, in un Paese in cui le stock option galoppano, l'evasione è al massimo, le riforme professionali sono state affidate agli ordini professionali - ha sottolineato Bersani -. Non possiamo affrontare questo problema della Fiat come se fossimo delle tifoserie di Inter o Milan. Ieri Berlusconi avrebbe dovuto farsi spiegare dalla Merkel come ha gestito la crisi dell'auto e della Opel. Obama ha fatto lo stesso e Sarkozy ha fatto lo stesso. Solo Berlusconi è stato con le mani conserte".
E, a Torino, piovono anche le accuse della Fiom all'azienda per le assemblee organizzate dai capi reparto2: "Influenzane e schedano gli operai".
Quasi deserta prima assemblea sindacati del sì. La prima informativa, che era stata convocata dai sindacati firmatari dell'intesa sul piano di rilancio di Mirafiori alle 10 nei locali della parrocchia del Redentore, è andata praticamente deserta. "Quella di oggi era un po' una scommessa - spiega il segretario Fim di Torino, Claudio Chiarle commentando la mancata partecipazione-. Non è facile portare in assemblea i lavoratori al di fuori dall'orario di lavoro e fuori dallo stabilimento, ma era un'iniziativa necessaria perché le assemblee retribuite in fabbrica sono diventate luoghi di non democrazia dove gruppi di contestatori impediscono a chi vuole ascoltare di poterlo fare per questo è necessario trovare strumenti di confronto con i lavoratori. Ciò che conta comunque è vincere il referendum e questo capiterà". Un'altra assemblea è prevista al cambio turno.
Camusso: "Fabbriche come caserme, vulnus della democrazia". ''È l'impostazione della vertenza che rende tutto un po' incredibile e soprattutto questa idea che bisogna costruire fabbriche come caserme, fatte come caserme autoritarie'', ha detto la segretaria della Cgil, Susanna Camusso. "Ci abbiamo messo molti anni - ha proseguito - a introdurre democrazia e libertà nei luoghi di lavoro e questo appare a noi un grande arretramento". "Si sta costruendo un vulnus alla democrazia. Le caserme - ha detto ancora nel suo intervento alle giornate del'economia cooperativa a Milano - non sono più efficienti e anzi, se ne parliamo in questo Paese lo sono poco, perché rinunciano al contributo delle persone e alla loro partecipazione". Il leader della Cgil, poi, è tornata a parlare dell'intervento del premier di ieri: "Non me l'aspettavo perché in un Paese normale un governo, di fronte a un'impresa che vuol fare investimenti avrebbe fatto tutto diverso: avrebbe chiamato l'impresa, verificato gli investimenti. Non avendo fatto tutto ciò, invece si fa spettacolo", ha affermato Camusso. "Se si guarda la coreografia - ha proseguito il leader della Cgil - lo spettacolo lo fa il presidente del Consiglio e lo fa al fianco della presidente di quel Paese che ha detto no a Fiat perché non dava abbastanza garanzie". Alla domanda se ritenga che davvero Fiat chiuderà lo stabilimento di Mirafiori nel caso in cui dovessero vincere i "no" al referendum, Camusso ha replicato: "È una domanda che farei al presidente del Consiglio, che da tempo ha abdicato al suo mestiere".
Landini (Fiom): "Referendum illegittimo. È un ricatto". Il referendum sull'accordo separato di Mirafiori è "illegittimo" poiché rischia di diventare un plebiscito in cui si può solamente dire ciò che chi comanda vuole che si dica". Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, sferra un nuovo attacco parlando aMattino Cinque. Landini tiene a sottolineare che le trattative sullo stabilimento torinese "non ci sono state": l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, "l'ho visto soltanto una volta e, generalmente, quando viene agli incontri legge quello che vuole e va via". E ha aggiunto: " ''Non firmeremo mai questo accordo, non apporremo nemmeno nessuna firma tecnica, perché le firme tecniche semplicemente non esistono''.
Bertinotti: "Meno male che la Fiom c'è". "Meno male che la Fiom c'è: la sua capacità di vedere la regressione drammatica celata nella proposta è un investimento sul domani". Lo afferma Fausto Bertinotti, in un'intervista al Mattino, nella quale definisce l'accordo Fiat come "la cancellazione intera di più di un secolo di conquiste di civiltà del lavoro". Se vincessero i sì al referendum su Mirafioni, secondo Bertinotti, la Fiom non dovrebbe firmare l'accordo e restare fuori dall'azienda, perché "lo statuto Cgil impedisce - dice - di firmare accordi che violino i diritti di libertà dei lavoratori. E poi perché un conto è la condizione del lavoratore che, sottoposto al ricatto può decidere e lo rispetto molto di piegare la schiena, altro è il sindacato". Per l'ex presidente della Camera, "la resistenza della Fiom costituisce, per queste nuove generazioni, la possibilità di non immaginarsi senza padri". E Bersani, secondo Bertinotti, sul caso Fiat "sbaglia". "Il Pd interviene sempre in maniera politicistica - aggiunge -. Si domanda solo se una posizione può essere apprezzata o meno dal terzo polo, un atteggiamento tattico che guarda solo al consenso".
Consumatori: "Premier inaccettabile, pronti a boicottare produzioni". ''Troviamo le dichiarazioni del
presidente del Consiglio sulla questione Fiat del tutto inaccettabili. Non solo perché, per quanto riguarda gli aspetti contrattuali in discussione, ha deciso di sposare interamente una sola parte in causa, come al solito, quella più potente, ma anche perché, così facendo, avalla l'ipotesi di espatrio di una produzione così importante per il nostro Paese. Qualora si dovessero protrarre gravi iniziative di lesione di diritti costituzionalmente garantiti, Adusbef e Federconsumatori sono pronte a mettere in campo strumenti non solo di denuncia, ma anche vere e proprie iniziative di boicottaggio di quelle produzioni'', è quanto si legge in un comunicato congiunto delle associazione di consumatori. ''Piuttosto che uscirsene con ''sparate'' degne di chi nutre disprezzo verso il nostro Paese, sarebbe stato decisamente più produttivo ed appropriato che il capo del governo avesse agevolato, come suo compito, un confronto serio e sereno sul piano industriale, promuovendo gli investimenti necessari allo sviluppo della produzione".
Bersani: "Rispettiamo il referendum, ma il Governo è inerte". "Seguiamo con rispetto questa consultazione che ha esiti anche drammatici. Noi teniamo molto agli investimenti, i lavoratori stanno mettendo in gioco parte delle loro condizioni in nome di quegli investimenti e quindi del loro futuro", ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, nella sua relazione alla Direzione Nazionale del partito, sottolineando che il governo ha lasciato soli i lavoratori e i sindacati.
A Mirafiori le tute blu di Pomigliano. "Siamo partiti stamattina presto da Pomigliano per portare ai colleghi di Torino più che la nostra solidarietà la nostra condivisione. Vogliamo condividere la battaglia di Mirafiori". Così, davanti ai cancelli di Mirafiori, ha parlato uno degli operai dello stabilimento di Pomigliano d'Arco appena giunti davanti alla porta 2 dello stabilimento, a poche ore dall'inizio del referendum. Uno di loro aggiunge: "Sappiamo bene qual è la difficoltà nello scegliere perché ci siamo già passati". E davanti ai cancelli attendono i colleghi di Mirafiori che all'una e mezza usciranno dalla fabbrica per distribuire un volantino della Fiom-Cgil di Napoli dal titolo "Pomigliano-Mirafiori: no agli accordi della vergogna".
L'a.d agli operai: "Abbiate fiducia". Marchionne da parte sua ancora ieri sera da Detroit ha ribadito "ai lavoratori di Mirafiori dico di avere fiducia nel futuro e in loro stessi. Niente altro".
LO SPECIALE SUL REFERENDUM A MIRAFIORI 3
Il 'no' della Fiom. La Fiom Cgil, unico fra i sindacati, non ha firmato contestando le norme sui permessi malattia e l'abolizione delle pause nel testo firmato da Fim, Uilm, Fismic, Ugl e Fiat.
Vendola: "Governo sceso in campo invece di fare da arbitro". La vigilia del voto a Torino è stata carica di eventi fra i dibattiti organizzati dai sindacati per il sì e le iniziative del no. Ieri la fiaccolata organizzata dal sindacato è culminata in piazza Castello con migliaia di partecipanti. In mattinata ai cancelli di Mirafiori era arrivato anche Nichi Vendola 4, leader di Sel, apertamente dalla parte della Fiom a differenza dei leader del Partito democratico. Per il governatore della Puglia che poi ha tenuto una conferenza stampa assieme a Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom, "bisognerebbe denunciare Silvio Berlusconi per alto tradimento" perché "il governo dovrebbe essere arbitro nel gioco degli interessi sociali contrapposti e invece "è sceso in campo senza indossare l'abito dell'arbitro".
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