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7 dic 2010

WIKILEAKS, JULIAN ASSANGE SI CONSEGNA A LONDRA. L'ACCUSA: "NIENTE CONDOM"


Assange all'arrivo in tribunale (Guardian)

Julian Assange non ha voluto usare il preservativo, durante i rapporti sessuali consumati, nell'agosto scorso, con due ammiratrici svedesi. Questa l'accusa che ha portato capo di Wikileaks davanti al magistrato londinese Caroline Tubbs. Assange avrebbe avuto dei rapporti consensuali con due donne, che l'accusano di non aver voluto usare il preservativo e, in un caso, di averlo rotto "deliberatamente". Le due ammiratrici erano entrare in contatto con lui in occasione di un seminario su 'Guerra e ruolo dei media' organizzato a Stoccolma dal Brotherhood Movement, un controverso gruppo cristiano legato al partito socialdemocratico. Il Mail chiama le donne per convenzione 'Sarah' e 'Jessica': non sono i veri nomi, dal momento che il processo giudiziario è in corso. Sarah (il vero nome è Anna Ardin, come rivelano altre fonti), una bionda attraente sui trent'anni, è l'addetta stampa di Brotherhood Movement e ha viaggiato il mondo inseguendo una serie di cause alla moda. Sarah/Anna e Julian non si erano mai visti prima, ma lei lo aveva invitato a stare nel suo piccolo appartamento nel centro di Stoccolma. Assange era arrivato l'11 agosto e dopo cena i due erano finiti a letto. Nè lui nè lei contestano il fatto che durante il rapporto si era rotto il 'condom', un evento che in seguito Sarah/Anna, una femminista radicale, ha definito «deliberato» da parte di Julian. Lì per lì però non ci fu animosità tra la svedese e il 39enne hacker australiano, che ha un figlio di 20 anni da una relazione giovanile fallita. Al punto che la funzionaria di partito continuò a ospitare Assange, organizzando perfino una festa in suo onore. A questo punto spunta 'Jessica': ventenne di Enkoping, una cittadina a 60 chilometri da Stoccolma. Vede Assange in televisione, in lei scocca la scintilla e si fa assumere tra i volontari che lavorano al seminario. In quella occasione conosce anche Sarah. Avvicinato dalla ragazza, Assange non resiste e le fa la corte. Seguono vari incontri e un invito a vedersi a casa di lei. «Julian non aveva contanti, non voleva usare la carta di credito e 'Jessica' gli comprò il biglietto del treno», scrive il Mail. Assange e la ragazza vanno a letto e fanno sesso due volte. Lui usa il preservativo, ma non fa il bis in un altro rapporto l'indomani mattina. Anche in quel caso il commiato è amichevole, con la promessa di rivedersi. Jessica però si spaventa: confida a Sarah di aver avuto un rapporto non protetto. A questo punto scoppia il patatrac: le due donne, che non sapevano l'una dell'altra, decidono di coalizzarsi contro l'hacker davanti a un magistrato. Spiega Sarah/Anna: «Non c'entra affatto il Pentagono. Assange è di un uomo con un'opinione distorta delle donne e a cui non piace farsi dire di no».

L'articolo del Guardian

UN PROCESSO POLITICO Il processo a Julian Assange «è spinto da motivazioni politiche», e l'australiano è «innocente»: lo ha detto l'avvocato Mark Stephens, uno dei legali della difesa del fondatore di Wikileaks.

NIENTE CAUZIONE Julian Assange rimane in carcere, almeno fino al prossimo 14 dicembre. Il tribunale di Londra ha respinto la richiesta di concedere la libertà su cauzione al fondatore di Wikileaks. Il giudice, Caroline Tubbs, ha infatti fissato per il 14 dicembre l'udienza per discutere la richiesta di estradizione inoltrata dalla Svezia, dove Assange è accusato di stupro.

NON TORNO IN SVEZIA «Non acconsento a tornare in Svezia». Queste la parole di Julian Assange, capo di Wikileaks, al giudice Caroline Tubbs. Assange dovrebbe essere estradato nel suo paese natale, per rispondere delle accuse di molestia sessuale, denunciata dalla magistratura svedese.

LEGALE "PIRATA" Mark Stephens, l'avvocato britannico di Julian Assange, si è recato oggi in tribunale con una cravatta da 'piratà: era decorata con piccoli teschi e tibie. «Pirati di internet contro magistratuira svedese», ha commentato il cronista di Channel 4 fuori dall'aula della City of Westminster Court, dove Assange ha respinto la richiesta di estradizione in Svezia.

ARRESTATO Julian Assange è stato arrestato. Il fondatore del sito Wikileaks è stato preso dalla polizia britannica. Sulle sue tracce c'era sia l'interpol che dalla magistratura svedese. Assange è accusato di molestie sessuali, oltre che della diffusione di file e documenti segreti del governo degliStati Uniti d'America. Lo afferma il sito di Sky News, citando proprie fonti. Inoltre Scotland Yard ha reso noto, tramite gli agenti dell'Unità estradizioni, che l'arresto di Assange è stato efffettuato per conto delle autorità svedesi per le accusde di molestie e stupro, che sarebbero stati commessi tutti nell'agosto 2010. Assange è stato arrestato alle 9:30 «su appuntamento» in un commissariato di Londra, e dovrà comparire davanti al tribunale della città di Westminster, uno dei borghi di Londra, in giornata.

Julian Assange è arrivato in tribunale per comparire davanti al giudice sulla base del mandato di arresto europeo per due accuse di molestie sessuali e una di stupro. Il capo di Wikileaks è arrivato a bordo di un'auto dai vetri oscurati mentre Mark Stephens, il legale britannico che lo rappresenta è entrato in tribunale passando davanti alle decine di giornalisti assiepati all'ingresso. Assange si è consegnato stamattina a Scotland Yard. L'incontro con Scotland Yard è stato «cordiale», ha detto Stephens circondato dalle centinaia di giornalisti di tutto il mondo in attesa da ore sotto il palazzo di giustizia londinese. Assange è entrato in tribunale da una porta posteriore. Le strade attorno alla corte sono bloccate dala polizia.

RIVELAZIONI CONTINUERANNO Le rivelazioni del sito Wikileaks continueranno anche dopo l'arresto a Londra di Julian Assange. Lo si legge in un messaggio sull'account Wikileaks su Twitter, il sito di messaggini via Internet. «Le azioni contro il nostro direttore Julian Assange - è scritto - non avranno effetto sulle nostre operazione. Pubblicheremo altri cablogrammi stasera come previsto». In un altro messaggio su Twitter, Wikileaks chiede una protesta in concomitanza della comparizione di Assange di fronte al Tribunale di Westminster a Londra.

«VERITÀ VINCERÀ» «Nella gara tra segretezza e verità è inevitabile che vinca sempre la verita». In un editoriale sul giornale The Australian anticipato online nel giorno del suo arresto il fondatore di Wikileaks Julian Assange cita un giovane Rupert Murdoch. Assange, che è stato oggi arrestato dalla polizia britannica su mandato di estradizione della Svezia, ricorda che nel 1958, quando lui non era ancora nato, il suo connazionale, allora proprietario del giornale The News di Adelaide, aveva scritto «nella gara tra segretezza e verità è inevitabile che vinca sempre la verità. Il capo di Wikileaks parla di libertà di stampa nel'editoriale ricordando i »giorni bui« del governo del Queensland, lo stato australiano dove è cresciuto e evocando la sua adolescenza in una piccola città »dove la gente diceva quel che pensava senza peli sulla lingua«. Ora »i politici australiani «cantano un coro dimostrabilmente falso» all'unisono con il Dipartimento di Stato sulla linea del 'Rischi vite umane. Metti in pericolo le truppè diffondendo importanti informazioni, ma poi «dicono che non c'è nulla di importante nelle cose che Wikileaks rende pubbliche. Non possono esser vere entrambe le cose».

PORTAVOCE ASSANGE: «ARRESTO NON CI FERMA» Il portavoce di Wikileaks ha detto che l'arresto di Julian Assange è un attacco alla libertà dei media ma non fermerà il gruppo nella sua missione. «WikiLeaks è operativa. Continuiamo come prima sugli stessi binari. Ogni sviluppo SU Assange non cambia i piani per la pubblicazione dei documenti oggi e nei prossimi giorni, ha detto il portavoce Kristinn Hrafnsson precisando che le operazioni saranno coordinate da un gruppo di persone a Londra e in altre sedi.

MINACCE AL FIGLIO Jennifer Robinson, una dei legali britannici che difendono Julian Assange, ha detto alla radio australiana Abc che Daniel, il figlio di 20 anni del capo di Wikileaks, ha ricevuto minacce di morte. La Robinson ha chiesto alle autorità australiane di indagare su queste minacce. Daniel Assange aveva recentemente difeso il padre nel suo blog: «Rispetto il suo lavoro e non ho dubbi che le accuse nei suoi confronti sono false». Ieri di nuovo il giovane Assange aveva commentato il ruolo paterno: «Considerarlo uno ladro di notizie quando in realtà un giornalista non crea solo confusioni morali ma è periocoloso in generale per i giornalisti».

FRATTINI: «ERA ORA»
«Era ora. L'accerchiamento internazionale ha avuto per fortuna successo». Così il ministro degli Esteri Franco Frattini commenta la notizia dell'arresto del fondatore di Wikileaks Julian Assange, parlando a margine della presentazione al ministero degli Affari esteri della donazione della Biblioteca FMR alle ambasciate e agli istituti italiani di cultura nel mondo. «Assange -ha proseguito il ministro- ha fatto del male alle relazioni diplomatiche internazionali. Mi auguro che sia interrogato e processato come le leggi stabiliscono».

BONIVER: «DA CONDANNARE PER DIFFUSIONE DATI» «L'arresto di Julian Assange è certamente una notizia importante, anche se gli auguro possa difendersi da accuse così infamanti come quelle di molestie sessuali e stupro. Tutt'altra vicenda, invece, è la criminosa diffusione di materiale informativo classificato che palesemente infragilisce le difese contro il terrorismo internazionale. Per questa fattispecie di reato, spero in una severa condanna». Così Margherita Boniver, presidente del Comitato Shengen.

LA STORIA GIUDIZIARIA L'arresto 'consensualè di Julian Assange è arrivato al termine di settimane convulse durante le quali si è fatto sempre più stretto il cerchio intorno al fondatore di Wikileaks che fa ha messo in fibrillazione le cancellerie di mezzo mondo. Il 18 novembre la procura svedese ha riaperto a sorpresa un dossier contro l' australiano - accusato da due donne svedesi di stupro, molestie e coercizione - e il tribunale di Stoccolma, lo stesso giorno, ha emesso un mandato d'arresto internazionale (in contumacia) nei confronti del 39.enne 'hacker'. Le accuse erano state formulate alla fine di agosto, dopo la denuncia delle due presunte vittime. Il primo settembre la procura svedese ha deciso di procedere con le indagini, garantendo però ad Assange, il 19 settembre, la libertà di lasciare la Svezia, Paese scelto come base per la tutela di cui godono i giornalisti. Il 'padrè di Wikileaks ha sempre respinto le accuse, ritenendo di essere vittima di una campagna di discredito a causa della valanga di rivelazioni contenute nei 'cablè riservati trasmessi da oltre 260 ambasciate Usa al dipartimento di Stato. E il 3 novembre è passato al contrattacco, dicendosi pronto a intentare causa contro le autorità svedesi per il «danno di immagine» causato dall'inchiesta. Ma il primo dicembre l'Interpol ha emesso un 'red noticè, un mandato di cattura internazionale, definito «ridicolo» e «inusuale» dai legali di Assange, dietro il quale in molti hanno visto l'intervento incrociato di molti servizi di intelligence. E la vicenda ha assunto i contorni del giallo, con Assange introvabile ma 'segnalatò in Gran Bretagna dove, forse, è arrivato in ottobre: con Scotland Yard a conoscenza del suo nascondiglio, ma con l'agenzia anticrimine britannica Soca che non ha autorizzato l'arresto per un errore nella redazione del mandato d'arresto svedese dove mancavano alcuni dettagli. Il giorno dopo, l'Alta corte svedese ha respinto la richiesta d'appello presentata da Assange. È a questo punto, e in seguito alla 'correzionè del mandato d'arresto, che gli avvocati del fondatore di Wikileaks hanno iniziato le trattative con Scotland Yard per la resa che si sono concluse oggi, con l'arresto a Londra.

L'UOMO CHE FA TREMARE IL MONDO Fin dalla nascita, un alone di mistero circonda la figura di Julian Paul Assange, 39 anni - ma anche la data di nascita è incerta - l'australiano fondatore del sito di diffusione di documenti Wikileaks, arrestato oggi a Londra su mandato emesso in Svezia per reati sessuali. L'hacker-giornalista più famoso al mondo - anche se lui rifiuta come offensiva la definizione di 'giornalistà, criticando l'atteggiamento giudicato «complice» della stampa nelle guerre moderne - ritiene di essere vittima di persecuzione. Ritiene di essere oggetto di diffamazione per aver pestato troppi piedi, a partire da quelli del Pentagono, per aver pubblicato 400.000 documenti segreti, molti dei quali «scottanti», sulla guerra in Iraq e 77.000 su quella in Afghanistan. È capace di forzare i sistemi più protetti con l'unico scopo di vedere se c'è nascosto qualcosa di interessante da pubblicare. «Chiamatemi mendax (bugiardo). Ma nel senso oraziano di 'splendide mendax' (bugiardo per una giusta causa)». Secondo la leggenda, il primo nome di battaglia scelto in Australia dall'allora 16enne futuro fondatore di Wikileaks fu preso di peso dal poeta latino Orazio. Nato nel 1971 a Townsville, nel Queensland australiano, Assange dovrebbe il suo nome a Ah Sang («signor Sang» in cinese), un emigrato dalla Cina trasferitosi all'inizio dell'Ottocento in Australia. Il padre era titolare di una compagnia teatrale itinerante. La madre, invece, era figlia di emigranti irlandesi e scozzesi. Stando alla leggenda, il piccolo Assange nei primi suoi 20 anni di vita avrebbe cambiato casa ben 37 volte. Senza andare a scuola, ma studiando nelle biblioteche che di volta in volta trovava sul suo cammino. È stato lì che ha incontrato Orazio. Mentre è stato nel retrobottega di un negozio di elettrodomestici che ha incontrato il suo primo computer. Nel 1987, A 16 anni, era già in grado di scrivere programmi per il Commodore 64. E, con lo pseudonimo di Mendax, entrare dall'Australia nelle prime reti informatiche che cominciavano ad affacciarsi nel mondo. Da allora Assange ha cambiato nome migliaia di volte, ha imparato centinaia di programmi, e ha violato centinaia di sistemi. «In nome di ciò che ritengo sia di pubblico interesse - ha dichiarato in un'intervista al New Yorker - perchè credo nel giornalismo scientifico, e la rivelazione di documenti di intelligence è molto spesso un atto di coscienza nell'interesse della gente». Si definisce «editore» di Wikileaks, ma non direttore. Per lui possono lavorare centinaia di persone, ma la pianta organica fissa è di tre o quattro persone. È stato Wikileaks, a trovare e a pubblicare il video segreto ripreso nel 2007 da un elicottero Usa a Baghdad che documenta l'uccisione per errore di 18 persone, tra cui un fotografo della Reuters e il suo autista. I documenti sulla guerra irachena pubblicati il 22 ottobre scorso parlano di presunta complicità dell'esercito degli Stati Uniti in molti casi di tortura, per i quali non avrebbe «fatto nulla», svelano almeno 15.000 episodi non noti e formulano un conteggio finora sconosciuto di 109.000 morti fra il 2003 e il 2009, 66.000 dei quali vittime civili. Assange ha cercato, prima che esplodesse il suo caso giudiziario per reati sessuali, di costruirsi una base operativa in Svezia, paese che ha leggi molto stringenti a tutela dei giornalisti e della libertà di stampa. Il 4 novembre Assange aveva affermato di voler chiedere asilo politico alla Svizzera. Da allora era scomparso, anche se i suoi legali avevano recentemente dichiarato che si trovava in Gran Bretagna e che Scotland Yard era al corrente del suo nascondiglio.

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