Il segretario: "I prossimi mesi decideranno per i prossimi anni e sono alla ricerca del massimo di unità visto il passaggio delicato. Ma serve anche chiarezza". "Dobbiamo metterci alla guida della
riscossa italiana o il Paese si disgrega". "Primarie? Da riformare"
ROMA - Pier Luigi Bersani chiede la conta. E alla direzione del Pd che lo ascolta chiede di votare sulla sua relazione. "I prossimi mesi decideranno per i prossimi anni - sottolinea il segretario nazionale - sono alla ricerca del massimo di unità visto il passaggio delicato". Ma, aggiunge, "serve anche chiarezza e chiederò che la direzione si assuma le sue responsabilità attraverso un voto". Poi un nuovo appello all'unità del partito: "Sento la necessità di fare un forte richiamo a uno stile di discussione composto e solidale. Non possiamo accettare che una deriva di stile di questo genere ci indebolisca in un anno di combattimento". Parole che non convincono l'area veltroniana: "Movimento democratico, voterà contro la relazione di Bersani" annuncia Paolo Gentiloni.Secondo Bersani, che cita Aldo Moro e la sua strategia "della terza fase" per uscire dall'emergenza, il Pd deve mettersi "alla guida della riscossa italiana o il Paese si disgrega". Perché quello attuale, continua Bersani, non è un passaggio "ordinario": "La situazione è molto seria per certi versi pericolosa. C'è una perdita di orizzonte".
Il segretario vede un bivio davanti a Berlusconi. Da una parte "navigare a vista con limiti e condizionamenti", dall'altra "tentare lo strappo forzando la mano, magari affidando il compito alla Lega". "Si tratta di un percorso rischioso -prosegue Bersani - per lui, perchè sarà la consumazione del suo ultimo inganno, visto che andare alle elezioni sarebbe una sua sconfitta. E' ovvio che la Lega non farà la testa d'ariete senza che Arcore non faccia un cenno".
Dunque, insiste l'ex ministro del governo Prodi "se vogliamo rimontare un decennio berlusconiano dobbiamo lavorare immaginando un'agenda riformista per i prossimi dieci anni. Il Paese ha forze ed energie per reagire. Il problema è però che non è sufficiente liberare queste energie. Questa è una concezione pre crisi".
Un'agenda che comprende anche una riforma della legge elettorale che preveda il doppio turno con quota proporzionale. Oggi, continua Bersani "è necessario che la politica indichi una nuova strada a queste risorse e queste energie. Il Pd deve mettersi alla testa della riscossa del Paese altrimenti si rischia che l'Italia si disgreghi. La capacità di riforme può venire solo da noi, la destra non è stata capace di fare le riforme".
Primarie. "Nessuno le vuole abolire ma per salvarle bisogna riformarle. Serve una riflessione su come funzionano". Bersani entra così nelle polemiche sulla consultazione popolare per la scelta dei candidati. Rilanciando la neccessità di nuove regole.
Federalismo. "Noi abbiamo la nostra proposta sul federalismo. Abbiamo le nostre discriminanti e non accetteremo un federalismo sgangherato e delle nebbie" dice Bersani spiegando anche che "non ci impressionano i giochi tattici come quelli della Lega".
Conferenza nazionale. Sarà un appuntamento che si dovrà tenere entro la fine di quest'anno. L'obiettivo è "una discussione che parta dalla testa. Bisogna cioè parlare della democrazia che abbiamo in mente e dell'evoluzione democratica in Italia". Bersani, poi, torna ad attaccare il populismo del Pdl: "Potevamo anche chiamarci Popolo democratico, ma abbiamo scelto Partito democratico e siamo gli unici ad averlo fatto. Questo avrà qualche legame con il fatto che vogliamo lottare con il populismo? Avrà qualche legame con il fatto che Berlusconi vuole chiamare Italia il suo partito? In attesa che Berlusconi lo chiami 'mamma'...". (AGI)
Fiat. Bersani, inoltre, conferma che il Pd rispetterà l'esito del referendum su Mirafiori, ma è anche tornato a criticare il governo che ha lasciato soli i lavoratori. Perplesso il sindaco di Torino Piero Chiamparino: "Mi aspettavo parole più nette e certe a sostegno del sì. Devo andare via, ma mi sarei astenuto".
Franceschini e le alleanze. La scelta del Pd di cercare un dialogo con Fini e Casini "è stata giusta, è servita ad indebolire Berlusconi e bisogna continuare senza farsi condizionare dalle interviste" dice Dario Franceschini a nome di Areadem.
Veltroniani contro. Gentiloni critica l'impostazione della relazione di Bersani, a partire dalla questione Fiat: "Dobbiamo stare dalla parte di Marchionne? Non è questo il punto. Ma il Pd dovrebbe essere a sostegno del 'si' all'accordo di Mirafiori in maniera esplicita". Per quanto riguarda poi il tema delle alleanze, i Modem pensano che "sia sbagliato continuare a inseguire il miraggio di un cartello elettorale che va da Vendola a Di Pietro fino al terzo polo". Per questo Gentiloni invita il partito ad "evitare di rinchiudersi all'angolo". "E' giusto guardare avanti però dobbiamo farlo sapendo che l'accordo con il terzo polo non c'è e in ogni caso non ci garantisce sulla possibilità di iscrivere in questa ricerca dell'accordo la limpida forza riformista che noi rappresentiamo". Infine Gentiloni affronta il tema del voto finale: "Io avrei esclusa l'esigenza di un voto finale Bersani tuttavia lo chiede e noi anticipiamo a questo punto la nostra decisione di votare contro".
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