IL COMMENTO DEL PREMIER ALLA DECISIONE DELLA CONSULTA SULLO «SCUDO»
Il presidente del Consiglio a Mattino Cinque: «La Corte non ha demolito l'impianto della legge»
Silvio Berlusconi (Ansa) |
Maria Antonietta Calabrò
«PROCESSI GROTTESCHI» - In collegamento con Mattino Cinque e parlando dei procedimenti a suo carico, Berlusconi è tornato a ribadire che si tratta «processi assolutamente inventati, ridicoli, grotteschi. Intanto io ho assicurato davanti a tutti che questi fatti non esistono. Non ci sono fatti che possono rendere possibili una condanna». Il Cavaliere si è mostrato ottimista. «Ma - ha avvertito, ospite della rubrica di Maurizio Blepietro - se nei collegi giudicanti ci saranno giudici di sinistra andrò in tv e spiegherò di cosa si tratta. Secondo il premier «non si possono trovare giudici che oseranno dare una condanna su fatti che non esistono». La previsione di Berlusconi è chiara: anche dopo la sentenza della Consulta sul legittimo impedimento, «non sarà così facile per i difensori dei miei processi - ha detto - ottenere un atteggiamento benevolo da parte dei magistrati». «Sanno tutti che c'è persecuzione politica da parte dei magistrati della sinistra da quando sono sceso in campo» ha aggiunto il Cavaliere, ricordando anche i «tantissimi processi» in cui i suoi difensori «sono stati impegnati» e in cui il capo del governo è «stato assolto».
FIAT - Dal premier anche un accenno alla Fiat al referendum di Mirafiori. Il sì all'accordo avrà «percentuali elevate» secondo il presidente del Consiglio e «a vincere sarà il buonsenso». Berlusconi ha ribadito che il governo sta dalla parte dell'ad del Lingotto Sergio Marchionne e dei sindacati con «forte senso di responsabilità nazionale», ovvero Cisl e Uil e gli altri firmatari dell'accordo di Mirafiori. «L'accordo è emblematico di ciò che serve per tenere aperte le fabbriche, cosa che non accadrebbe con le rivendicazioni ideologiche della Fiom, della Cgil e della sinistra di Bersani - è l'affondo del presidente del Consiglio - . Purtroppo hanno perso un'altra occasione di diventare socialdemocratici, di capire che le aziende devono essere organizzate sulle esigenze del mercato non sulle ideologie già condannate dalla storia. Invece di insultare, Bersani dovrebbe farsi spiegare da Fassino e dal sindaco di Torino, suoi compagni di partito, che con l'accordo si possono conservare posti di lavoro e aumentare anche le retribuzioni».
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