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11 dic 2010

Vaticano nel ciclone WikiLeaks. La Santa Sede: molto grave la pubblicazione dei file

La risposta del Vaticano: molto grave la pubblicazione dei file.

È un quadro del Vaticano a tinte forti quello che emerge dai cablo che l'ambasciata usa presso la Santa Sede ha inviato a Washington, emersi dai file di Wikileaks. Giudizi sul segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, critiche alla politica di comunicazione (si parla del Vaticano come una «No spin City»), oltre che osservazioni pesanti su pedofilia e perdono dei lefebriani e politica verso gli anglicani. Anche se una lettura che si spinge indietro nel tempo fa emergere un netto cambio di atteggiamento con Benedetto XVI.


L'ambasciata Usa presso la Santa Sede è guidata dall'estate 2009 da Miguel Diaz, teologo e sostenitore della campagna elettorale di Barack Obama, mentre la sua vice, Violeta Noyes Valls, è un diplomatico di carriera a Roma da alcuni anni: entrambi cattolici di origine cubana. I cablo dell'ambasciata osservano anzitutto che gli statunitensi e gli anglofoni in generale contano poco in curia. Di più. Bertone – secondo i cablo anticipati dal sito di El Pais – viene descritto come privo di esperienza diplomatica e «non sono poche le voci che vorrebbero la sua destituzione dal suo attuale incarico». Valls osserva che «ha un suo stile personale e pastorale, è spesso fuori Roma per affrontare problemi spirituali piuttosto che la politica estera e di gestione». Ma, si precisa, il Papa ne ha rafforzato la posizione riconfermandolo dopo il 75esimo compleanno, «ribadendo la stima verso il cardinale piemontese».
Poi la comunicazione: «La maggior parte dei vertici del Vaticano, tutti uomini in genere sulla settantina, non capisce i moderni media e la Santa Sede soffre di una muddled messaging (confusione nella comunicazione) per la tecnofobia dei cardinali e l'ignoranza sulle comunicazioni del XXI secolo. Solo il portavoce Federico Lombardi ha un blackberry e pochi una email», scrive il numero due dell'ambasciata Usa in Vaticano nel gennaio 2009.


Proprio durante l'escalation del caso della pedofilia. Il Vaticano – afferma un cablo riportato dal Guardian – non ha permesso a suoi rappresentanti di testimoniare nell'ambito dell'inchiesta della commissione irlandese sullo scandalo degli abusi sessuali mostrandosi così poco collaborativo con il governo irlandese sulla questione. È stato reso noto anche un aspetto riguardante l'azione a favore dell'accoglimento degli anglicani in uscita verso la Chiesa cattolica, al cui scopo un anno fa fu varato uno specifico percorso giuridico: «L'ambasciatore britannico presso la Santa Sede ha messo in guardia che l'apertura di Benedetto XVI agli oppositori Anglicani sul sacerdozio femminile di convertirsi al Cattolicesimo è così inflammatory (provocatoria) che potrebbe portare a discriminazioni e anche la violenza contro i cattolici in Gb».

Le accuse Usa ad Assange
Intanto il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs ha detto ieri che la politica estera americana «non è indebolita da una persona con un laptop». Laptop che la persona in questione, Julian Assange, in cella di isolamento a Londra accusato di aver stuprato due donne in Svezia, riavrà. Ora però il fondatore di WikiLeaks, sito che ha sottratto e diffuso documenti riservati sulla guerra in Iraq e Afghanistan e sui resoconti dei diplomatici Usa con l'aiuto di Bradley Manning, analista militare in carcere da maggio, rischia di essere accusato di spionaggio dagli Stati Uniti.

L'incriminazione di Assange sarebbe «imminente» sulla base dell'Espionage Act, legge federale del 1917 (nata durante la prima guerra mondiale per proibire interferenze con le operazioni militari americane, aiuti ai nemici del paese o azioni che causano insubordinazione). Per l'avvocato Jennifer Robinson, che difende Assange, una simile accusa violerebbe il primo emendamento della Costituzione americana. Ma nel 1919 (causa Schenck contro Stati Uniti) la Corte Suprema stabilì il contrario: l'Espionage Act non viola la libertà di espressione di chi viene accusato. Questa legge fu così usata anche nel 1971 per incriminare i due reporter del New York Times che pubblicarono i Pentagon Papers, rapporti segreti sul coinvolgimento di quattro governi Usa in Vietnam.

Intanto continua la mobilitazione degli hacker pro Assange. Mentre il sedicenne arrestato ieri in Olanda perché sospettato di aver partecipato all'Operazione Payback contro i siti di Mastercard, Visa, PayPal che hanno bloccato le donazioni a WikiLeaks, ammette responsabilità ("vendicato" subito da cyberattacchi alla procura olandese), i sostenitori sul web iniziano a parlare di un movimento "politico" «che va oltre Assange».


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