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11 dic 2010

C'era una volta la Confindustria

C'era una volta la Confindustria. Quella di Agnelli e Pirelli, quella dello scontro di classe nel lungo interminabile "autunno caldo italiano". Era la Confindustria potere forte per eccellenza. Quasi un'Istituzione. Ora la Confindustria è "un dettaglio", per volontà di Sergio Marchionne, manager italo-canadese che ha scelto la via americana anche per le relazioni industriali. La Confindustria è un fastidio o un orpello che imbriglia la libertà d'azione delle multinazionali. La linea della Confindustria era la linea dei grandi. Era la linea della Fiat. E i piccoli rumoreggiavano, si lamentavano. Qualche volta si ribellavano. Però dicevano quello che dice ora Marchionne: il contratto nazionale è troppo rigido, troppo costoso. Servono regole "tailor made". Ciascuno per sé. Difficile pensare - ora - che se il contratto nazionale non va più bene alla grande Fiat possa andare bene ai piccoli della Brianza e del Nord-est. Resteranno in silenzio - ma solo per un po' - gli altri grandi gruppi, privati nella gestione ma pubblici nella governance: Eni, Enel, Finmeccanica. Una Confindustria "parastatale". D'altra parte - come sostiene il sociologo Aldo Bonomi - Emma Marcegaglia "non parla più di interessi, ma solo di politica".


E c'erano una volta anche i "sindacati maggiormente rappresentativi", concetto chiave nel novecentesco Statuto dei lavoratori. Così i contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil si applicavano a tutti i lavoratori. Non si misurava la rappresentatività della Triplice ma nemmeno la si metteva in discussione. Ora ci sono i "sindacati complici", come efficacemente li chiama il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi. Sono - più o meno - i sindacati che firmano i contratti che piacciono alle aziende. Infine c'era una volta la classe operaia. Ora non c'è più, l'ha garantito Marchionne. Ma ci sono gli operai che un tempo facevano anche cadere i governi. Ora possono partecipare ai referendum per votare sì alle proposte delle aziende. Referendum a senso unico. Agli operai è stata tolta anche la tuta blu. Ora, infatti, è di tutti i colori. Blu è rimasto solo il maglione di Marchionne che - c'è da esserne certi - sa già come fronteggiare le orde di clienti che piomberanno negli autosaloni per comprare i nuovi modelli della Fiat Globale. O no?

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