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11 dic 2010

Teste smentisce i cani: «Ho visto Yara uscire dalla porta principale»

Un'istruttrice della palestra. Risentito il vicino

Yara Gambirasio
Yara Gambirasio
BERGAMO - Davanti a telecamere e testate provenienti da tutta Italia, i vertici della magistratura e delle forze dell'ordine di Bergamo dichiarano che, a due settimane dalla scomparsa di Yara Gambirasio, non c'è un indizio, una traccia, un sussurro che aiuti a chiarire che fine ha fatto la ginnasta tredicenne. L'unico dettaglio nuovo arriva dalla testimonianza di un'istruttrice della palestra (confortata anche da altri frequentatori), che ha visto Yara uscire dalla porta principale, smentendo così il superfiuto dei cani che invece avevano indicato la porta secondaria.

Le indagini in ogni caso sembrano in un momento di stalloassoluto. A certificarlo ci sono il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni (già protagonista di inchieste su piazza Fontana e sul crimine organizzato), il questore Enzo Ricciardi (che in carriera ha assestato duri colpi a Brigate Rosse e anonima sequestri) e il colonnello dei carabinieri Roberto Tortorella (reduce da una missione in Afghanistan). Insomma, tre professionisti con un curriculum di tutto rispetto, costretti ad ammettere che dopo 15 giorni di lavoro non s'è cavato un ragno dal buco. «Non sono stati acquisiti seri indizi che ragionevolmente ci dicano cosa è accaduto», esordisce il procuratore Meroni. Che aggiunge: «Non c'è alcun elemento concreto e significativo che porti in un senso piuttosto che nell'altro: lavoriamo per riportare Yara viva a casa». Meroni specifica che nessun indizio, «anche il più stravagante», viene trascurato. E il furgone bianco sospetto? «Segnalazione inconsistente».

Le denunce per molestie ai danni di bambine? «Non ce ne sono pervenute». «Niente di anomalo», ammette ancora il procuratore. Parole tanto nette quanto sconfortanti, che per tutto l'arco della giornata vengono interpretate come una tattica. Ma le uniche attività investigative sembrano smentire i dietrologi: è stato interrogato (per la quarta volta) il testimone Enrico Tironi - che non è denunciato per procurato allarme, ma al contrario è il perno dell'indagine -, sono stati perlustrati il campo di mais di via Tresolzio già controllato ieri e altri casolari, vengono riascoltati i frequentatori della palestra da cui Yara è sparita. In serata anche la segnalazione di una radioamatrice che racconta di aver ascoltato, la sera della scomparsa, un uomo dire: «L'ho presa, la sto portando lì». Nulla di più. Insomma, tutto come se l'orologio fosse ritornato al 26 novembre scorso. Nel pomeriggio, poi, da Roma arriva Emilia Shalek, sensitiva polacca: sostiene che Yara si trova a Sotto il Monte perché ha avvertito un forte profumo di rose salire dalla cartina geografica proprio in corrispondenza del paese di Papa Giovanni XXIII. Emilia si reca a Sotto il Monte, accompagnata degli uomini del Corpo Forestale dello Stato. Inutile specificare come è andata a finire.

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