ATTACCO AI GIUDICI: «MAGISTRATURA EVERSIVA. SE BOCCIANO IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO, PARLERÒ IO»
Berlusconi: ora sarà più semplice mettere mano alla Giustizia. «Nel 2013 potrei non essere candidato premier»
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Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa di fine anno (Ansa) |
L'AFFONDO SU FINI - Il leader del Pdl ha fatto il punto sulla situazione politica nel centrodestra: ha assicurato che il governo sarà in grado di andare avanti, ha annunciato un sicuro allargamento della maggioranza e ha ribadito che ogni avvicinamento all'esecutivo da parte di parlamentari eletti in altri gruppi non è stato e non sarà frutto di «calciomercato», bensì solo di libero convincimento dei singoli. Non è mancato un affondo su Gianfranco Fini e il gruppo di Futuro e Libertà: «Senza di loro sarà più facile portare a termine la riforma della giustizia» ha detto, chiamando in causa senza citarla esplicitamente anche Giulia Bongiorno, presidente della commissione Giustizia di Montecitorio, oltre che avvocato del presidente della Camera. Il Cavaliere ha giudicato quello di Fini un ruolo non super partes e ha spiegato che dal suo punto di vista «è impossibile un riavvicinamento», così come avvenne dopo la rottura con Bossi nel 1994.
LA VERIFICA POLITICA - Berlusconi ha poi ricondotto a se stesso la decisione di una verifica politica della maggioranza a gennaio, di cui mercoledì sera aveva parlato proprio Umberto Bossi: «Ho posto io alla Lega il termine di gennaio per una decisione definitiva. Penso che avremo una maggioranza per portare al Parlamento le riforme necessarie e allora avremo anche il dovere di continuare, con grande piacere, con questa legislatura». E ancora: «Se, contro le previsioni, non dovessimo avere una maggioranza sufficiente, non per galleggiare ma per fare riforme, allora si può ritenere migliore una nuova possibilità di maggioranza nei due rami del Parlamento».
IL NUOVO NOME DEL PARTITO - E quanto al futuro del partito, Berlusconi ha spiegato che non ci sarà un ritorno a Forza Italia, anche se il nome verrà certamente cambiato sia per evitare ritorsioni da parte degli esponenti di Futuro e Libertà (il Pdl nacque anche con il contributo di An, i cui ex esponenti potrebbero ora accampare diritti su nome e logo), sia perché «al nostro popolo non piace» perché il suo acronimo «non commuove e non produce emozioni».
«PRESTIGIACOMO? CASO CHIUSO» - Il presidente del Consiglio ha poi minimizzato il caso dell'annunciata fuoriuscita dal Pdl del ministro Stefania Prestigiacomo. «Il caso è chiuso» ha detto. E sulle motivazioni che hanno portato al braccio di ferro, il premier ha ricondotto il tutto «alla maggiore passione che ci mettono le donne» che a volte «prevale sul mestiere del politico».
«MAGISTRATURA EVERSIVA» - Il capo del governo è intervenuto anche sulle vicende giudiziarie che lo riguardano, sottolineando che «dentro di me non sono mai stato preoccupato per i miei processi» e che «tutte le leggi ad personam non le ho mai proposte io, ma sono state proposte dalla preoccupazione dei miei avvocati». e ha detto di essere pronto, in caso la Consulta dovesse decidere di togliere lo scudo del legittimo impedimento, ad affrontare pubblicamente i suoi accusatori e le «invenzioni» di alcuni pubblici ministeri. Per il premier chi si occupa del governo del paese non può essere limitato nel difendersi da accuse «portate avanti da una magistratura politicizzata». Di più: «Non si può negare che ci sia una volontà e un'associazione, all'interno della magistratura, tesa all'eversione».
IL «COMPLOTTO» SUI RIFIUTI - Berlusconi ha poi evocato una sorta di complotto dietro all'emergenza rifiuti in Campania: «Sono arrivato a ritenere e sono personalmente convinto che ci sia una volontà precisa per dimostrare urbi et orbi che l'intervento del governo non è stato risolutivo». «Ho il fondato timore - ha aggiunto - che ci sia una manovra politica dietro questo fatto e cioè che faccia comodo a qualcuno far credere che l'intervento del governo non sia stato definitivo».
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