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2 dic 2010

Porcellum e rimpasto Il premier ora tratta

Il Cavaliere offre ai finiani una modifica della legge elettorale


ROMA
Le voci di trattativa segreta fanno tale e tanto chiasso che il segreto, ormai, è solo quello di Pulcinella. Si racconta che Gianni Letta abbia finalmente ottenuto da Berlusconi un via libera ai colloqui coi «futuristi». Che il Cavaliere stia addivenendo a più miti consigli perché l'offensiva congiunta del Fli e dell'Udc lo pone con le spalle al muro, dunque avrebbe preso paura. Si aggiunge che nei panni alati di Ermes, il messaggero divino, starebbe facendo la spola Angelino Alfano, ministro Guardasigilli. Si specifica che compito dei negoziatori sarebbe quello di soppesare che cosa vuole e non vuole Fini in cambio di un'astensione tra 12 giorni, quando si voterà la fiducia al Senato e alla Camera la sfiducia. La coppia Alfano-Letta sarebbe specialmente incaricata di sondare il presidente della Camera su come mettere mano al «Porcellum» (che è la legge elettorale vigente), perché lì starebbe a quanto pare la chiave dell'enigma, ovvero la madre di tutte le questioni: tanto Fini quanto Casini vogliono togliere il «premio» che garantisce una maggioranza di deputati a chi prende anche solo, per dire, un 25 per cento dei voti.

Ma mentre Pierfurby col Cavaliere non tratta (almeno per ora), e addirittura brucia sul tempo Gianfranco annunciando una mozione centrista contro il governo, viceversa alcuni finiani sarebbero pronti ad accettare una soglia, uno sbarramento piazzato intorno al 45 per cento, in modo che Pdl e Lega da soli non ce la facciano a conquistare il premio, infischiandosene di tutti gli altri. Cos'altro trasmette il tam-tam di queste ore? Si dà per certo che Berlusconi vorrebbe una soglia più bassa, non del 45 ma del 40 per cento, anzi meglio ancora del 35, superata la quale scatterebbe il famoso premio. E vista in quest'ottica non sarebbe una trattativa così impossibile poiché sui numeri ci si intende, come sempre avviene nei suk o nel commercio dei cammelli; molto più difficile invece è accordarsi sulle poltrone, in quanto si dà per scontato che da cosa nascerebbe cosa, una volta gettate le basi di un nuovo patto per la legislatura a quel punto l'intero governo andrebbe ristrutturato, con Berlusconi inamovibile a Palazzo Chigi ma gran girandola di ministri i quali (quelli in carica) sono preoccupatissimi, già circolano foglietti con nuovi organigrammi tipo via questo e via quello, agli Esteri ci mettiamo Casini mentre Frattini lo spediamo al partito dove farebbe il coordinatore unico Pdl, Matteoli a casa e al suo posto un finiano...

Questo è quanto circola nel Palazzo. Resta da capire che cosa ci sia di autentico, di credibile. Fonti bene addentro la mettono giù così: non è tutta invenzione, ma nemmeno bisogna prendere le chiacchiere come oro colato. Parlare di trattativa con tutti i crismi sarebbe eccessivo; c'è «qualcuno che si vede in questi giorni con qualcun altro», e naturalmente «si scambiano delle idee sui potenziali scenari». Risultati concreti al momento non ve ne sono. Personaggi molto autorevoli dubitano che possano mai arrivare. Però Fini ha una sua convenienza, e Berlusconi pure. Il primo tiene buone le sue «colombe» (sono 4 o 5) mostrandosi laicamente aperto a eventuali sviluppi; il secondo, idem. Siamo insomma nel regno dei giochi tattici, e chissà quanti ne vedremo di qui al 14, giorno del giudizio.

Chi davvero si muove nella penombra, e non fa parlare di sé, sono i protagonisti del «calciomercato», il tira-e-molla per convincere un pugno di deputati incerti. Il Cavaliere resta convinto che, se riuscisse a ottenere la fiducia in entrambi i rami del Parlamento, anche per un voto soltanto, avrebbe il coltello dalla parte del manico. Casomai non dovesse farcela, la sua posizione (confida un gerarca) «si guasterebbe assai». Da tener d'occhio dunque la pattuglia di deputati liberal-democratici e autonomisti. E' su di loro che si stanno consumando i giochi. Quelli veri.

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