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12 dic 2010

Milano ricorda la strage di piazza Fontana. Giovani contestano il sindaco Moratti

Forti contestazioni al sindaco di Milano, Letizia Moratti e al presidente della Provincia, Guido Podestà, durante la cerimonia di commemorazione del 41esimo anniversario della strage di piazza Fontana. Un gruppo – non molto numeroso - di giovani per lo più legati ai centri sociali, ha urlato slogan all'indirizzo delle personalità sul palco prima, durante e dopo la cerimonia che si è svolta questo pomeriggio a Milano. La partecipazione della cittadini, complice forse il freddo pungente, è apparsa scarsa.


Fischi e urla sono proseguiti anche mentre veniva suonato il "Silenzio" in onore dei caduti e mentre Moratti e Podestà deponevano corone davanti alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, dove il 12 dicembre del 1969 avvenne la strage che causò la morte di 17 persone e il ferimento di altre 88. Al termine della cerimonia, appena conclusa la proiezione di un documentario sulla strage, la Moratti ha lasciato piazza Fontana in tutta fretta scortata dalle forze dell'ordine, senza rilasciare commenti. «Purtroppo un gruppo di ragazzini ha deciso di contestare come al solito la manifestazione – ha commentato Podestà -. Vedo che sono molto giovani, dovrebbero imparare dalla compostezza degli adulti». Podestà non si è però scomposto e ha presenziato a tutte le fasi e a chi gli chiedeva se volesse lasciare la piazza ha risposto: «Io rappresento tutti i cittadini della provincia di Milano, è ovvio che rimango».

Il silenzio in piazza Fontana è tornato durante la cerimonia di commemorazione quando ha preso la parole il presidente dell'Associazione familiari vittime di piazza Fontana, Carlo Arnoldi: è stato chiesto un minuto di silenzio per commemorare i nomi delle vittime che è stato rispettato da tutti. E nell'elenco dei nomi delle persone uccise dalla bomba, letto in pubblico, è stato inserito anche il nome di Giuseppe Pinelli, l'anarchico morto in questura il 15 dicembre, dopo una caduta dal quarto piano in seguito a due giorni di detenzione perchè erroneamente ritenuto coinvolto nell'attentato.

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