L'immigrato fermato era intercettato: «Allah mi perdoni ma non sono stato io». L'ipotesi della violenza
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BERGAMO - Un marocchino dietro le sbarre e due italiani misteriosi: sarebbero tre uomini i depositari del segreto di Yara Gambirasio, la ginnasta tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso da Brembate di Sopra. Ipotesi dell'accusa: il nordafricano avrebbe aiutato a sequestrare e far sparire la ragazza, violentata e uccisa dagli altri due.
Se la serata di sabato ha impresso la prima svolta all'inchiesta con l'avventurosa cattura dell ' extracomunitario mentre viaggiava in nave verso Tangeri, la domenica ha segnato un rincorrersi di voci, smentite e mezze conferme fino a delineare un quadro più chiaro in serata. Lo straniero, ora nel carcere bergamasco di via Gleno, è fermato con l'accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere; nessun cittadino italiano è a sua volta arrestato ma gli inquirenti ipotizzano che non sia l'unico responsabile della sorte di Yara: alcune frasi dell'immigrato, intercettato al telefono, lasciano intendere che lui sarebbe il complice di due italiani — sulla cui identità ci sarebbe già più di una ipotesi — che avevano prelevato a forza la ragazza per abusarne sessualmente. Solo successivamente la vittima sarebbe stata uccisa e il cadavere occultato chissà dove.
QUADRO TERRIBILE - È un quadro terribile che si regge però su poche parole frammentariee che non ha trovato rinforzo nell'interrogatorio affrontato ieri dall'indagato davanti al pm Letizia Ruggeri. «L'uomo ha fornito le sue giustificazioni», è l'unico commento rilasciato dalla titolare dell'inchiesta. Tradotto: non ha svelato che fine ha fatto Yara, non ha svelato chi sono i due italiani misteriosi, si è dichiarato estraneo a tutta la vicenda.
L'identità del fermato non è ancora trapelata: si sa solo che ha 23 anni e che dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso, nella zona di piazza IV Novembre, dove vivono numerosi immigrati. In Veneto, però, ci è sempre rimasto poco o nulla: l'immigrato gira l'Italia lavorando come muratore nei cantieri e in Lombardia ci era arrivato con una delle ditte che stanno costruendo il grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra i comuni di Brembate e Mapello. Proprio lì, nel punto in cui il segugio Joker della polizia di Lugano aveva indirizzato martedì le ricerche di Yara, è stato trovato il bandolo della matassa. Gli inquirenti si sono fidati della pista indicata dal cane e hanno messo sotto controllo i telefoni di tutti gli operai del cantiere. Il paziente lavoro di ascolto è stato premiato pochi giorni fa quando un marocchino ha pronunciato al cellulare alcune frasi da far gelare il sangue. Una su tutte: «Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io». Poi ce ne sono altre da cui traspare che la sorte della tredicenne scomparsa è tragicamente segnata ma che i responsabili sono due italiani, mai citati per nome e cognome.
LISTA DEI SOSPETTATI - Tanto basta per far finire lo straniero in cima alla lista dei sospetti;l'uomo si mette definitivamente nei guai assentandosi d'improvviso per alcuni giorni dal lavoro e acquistando in un'agenzia viaggi di Montebelluna un biglietto per il Marocco. Un chiaro tentativo di fuga, agli occhi del magistrato che a questo punto emette un provvedimento di fermo, poi eseguito in maniera rocambolesca: due giorni fa i carabinieri si sono precipitati a Genova e dopo aver controllato senza successo il traghetto Excellent, anch'esso pronto a fare rotta verso Tangeri, militari e capitaneria di porto si sono lanciati su una motovedetta all'inseguimento della motonave Berkane, già entrata in acque internazionali e convinta a fermare le macchine dopo una frenetica trattativa col comandante. «Il Berkane si trovava a venti miglia dalla costa tra Alassio e Ventimiglia — spiegano dalla capitaneria — e non eravamo legittimati a ordinare il rientro della nave. Ma il comandante ha capito le nostre necessità». A bordo di questo secondo traghetto i carabinieri hanno trovato il loro uomo. L'interrogatorio di ieri mattina a Bergamo però non si è tradotto nella «spallata» alla soluzione del caso. Non si trova il corpo di Yara, non si trovano i complici anche se la sensazione è che gli inquirenti abbiano sul loro conto idee più chiare di quanto lascino intendere.
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