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6 dic 2010

LA RICERCA DELLA 13ENNE SCOMPARSA A BREMBATE DI SOPRA «Yara è stata uccisa» Si cercano anche due italiani

L'immigrato fermato era intercettato: «Allah mi perdoni ma non sono stato io». L'ipotesi della violenza

BERGAMO - Un marocchino dietro le sbarre e due italiani misteriosi: sarebbero tre uomini i depositari del segreto di Yara Gambirasio, la ginnasta tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso da Brembate di Sopra. Ipotesi dell'accusa: il nordafricano avrebbe aiutato a sequestrare e far sparire la ragazza, violentata e uccisa dagli altri due.

Se la serata di sabato ha impresso la prima svolta all'inchiesta con l'avventurosa cattura dell ' extracomunitario mentre viaggiava in nave verso Tangeri, la domenica ha segnato un rincorrersi di voci, smentite e mezze conferme fino a delineare un quadro più chiaro in serata. Lo straniero, ora nel carcere bergamasco di via Gleno, è fermato con l'accusa di sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere; nessun cittadino italiano è a sua volta arrestato ma gli inquirenti ipotizzano che non sia l'unico responsabile della sorte di Yara: alcune frasi dell'immigrato, intercettato al telefono, lasciano intendere che lui sarebbe il complice di due italiani — sulla cui identità ci sarebbe già più di una ipotesi — che avevano prelevato a forza la ragazza per abusarne sessualmente. Solo successivamente la vittima sarebbe stata uccisa e il cadavere occultato chissà dove.

QUADRO TERRIBILE - È un quadro terribile che si regge però su poche parole frammentariee che non ha trovato rinforzo nell'interrogatorio affrontato ieri dall'indagato davanti al pm Letizia Ruggeri. «L'uomo ha fornito le sue giustificazioni», è l'unico commento rilasciato dalla titolare dell'inchiesta. Tradotto: non ha svelato che fine ha fatto Yara, non ha svelato chi sono i due italiani misteriosi, si è dichiarato estraneo a tutta la vicenda.

Yara, fermato un immigratoYara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato    Yara, fermato un immigrato

L'identità del fermato non è ancora trapelata: si sa solo che ha 23 anni e che dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso, nella zona di piazza IV Novembre, dove vivono numerosi immigrati. In Veneto, però, ci è sempre rimasto poco o nulla: l'immigrato gira l'Italia lavorando come muratore nei cantieri e in Lombardia ci era arrivato con una delle ditte che stanno costruendo il grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra i comuni di Brembate e Mapello. Proprio lì, nel punto in cui il segugio Joker della polizia di Lugano aveva indirizzato martedì le ricerche di Yara, è stato trovato il bandolo della matassa. Gli inquirenti si sono fidati della pista indicata dal cane e hanno messo sotto controllo i telefoni di tutti gli operai del cantiere. Il paziente lavoro di ascolto è stato premiato pochi giorni fa quando un marocchino ha pronunciato al cellulare alcune frasi da far gelare il sangue. Una su tutte: «Allah mi perdoni, ma non l'ho uccisa io». Poi ce ne sono altre da cui traspare che la sorte della tredicenne scomparsa è tragicamente segnata ma che i responsabili sono due italiani, mai citati per nome e cognome.

Le ricerche di YaraLe ricerche di Yara    Le ricerche di Yara    Le ricerche di Yara    Le ricerche di Yara    Le ricerche di Yara    Le ricerche di Yara    Le ricerche di Yara

LISTA DEI SOSPETTATI - Tanto basta per far finire lo straniero in cima alla lista dei sospetti;l'uomo si mette definitivamente nei guai assentandosi d'improvviso per alcuni giorni dal lavoro e acquistando in un'agenzia viaggi di Montebelluna un biglietto per il Marocco. Un chiaro tentativo di fuga, agli occhi del magistrato che a questo punto emette un provvedimento di fermo, poi eseguito in maniera rocambolesca: due giorni fa i carabinieri si sono precipitati a Genova e dopo aver controllato senza successo il traghetto Excellent, anch'esso pronto a fare rotta verso Tangeri, militari e capitaneria di porto si sono lanciati su una motovedetta all'inseguimento della motonave Berkane, già entrata in acque internazionali e convinta a fermare le macchine dopo una frenetica trattativa col comandante. «Il Berkane si trovava a venti miglia dalla costa tra Alassio e Ventimiglia — spiegano dalla capitaneria — e non eravamo legittimati a ordinare il rientro della nave. Ma il comandante ha capito le nostre necessità». A bordo di questo secondo traghetto i carabinieri hanno trovato il loro uomo. L'interrogatorio di ieri mattina a Bergamo però non si è tradotto nella «spallata» alla soluzione del caso. Non si trova il corpo di Yara, non si trovano i complici anche se la sensazione è che gli inquirenti abbiano sul loro conto idee più chiare di quanto lascino intendere.

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