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10 dic 2010

Il boom dell'ex cubista: «Sono solo una segretaria, non una showgirl» Giulia Pellegrino

Il deputato Sammarco (Pdl): non siamo fidanzati

La ex cubista Giulia Pellegrino a una festa con il deputato Pdl Gianni Sammarco
La ex cubista Giulia Pellegrino a una festa con il deputato Pdl Gianni Sammarco
ROMA - La ragazza copertina dello scandalo non ha mai ricevuto così tante chiamate: discoteche, agenti, fotografi, organizzatori di serate, giornalisti, televisioni, chissà chi altro. Prima, quando lavorava in discoteca «come hostess e non come cubista», quando le sue foto non erano sui giornali, non andava così. Il mondo, di colpo, sembra essersi accorto di lei? Ride, un poco lusingata. Mercoledì mattina, giorno di festa, risponde al telefono e con la sua voce da bambina subito minimizza: «Se mi dedicassi a fare la show girl in effetti in questo periodo... Ma io non mi dedico, quindi...».

La venticinquenne Giulia Pellegrino, spiega lei stessa, adesso è «solo» la segretaria del direttore industriale, «una delle tante lì in Atac». Tecnicamente sì, è così. Ma lei ormai è diventata la ragazza immagine dello scandalo delle assunzioni chieste dai politici nella «Parentopoli» dei trasporti romani. E oggi basta parlare con qualche organizzatore di eventi per capire che, adesso, «avere Giulia l'ex cubista? Magari...». Ma di tanto clamore ne avrebbe fatto volentieri a meno, spiega senza più sorridere: «Non fa piacere essere sbattuta sui giornali in questo modo. L'attenzione va bene, ma non per queste cose». Lei, fin dai primi giorni, proprio non capisce dove sia lo scandalo, soprattutto nella porzione di clamore che la riguarda: «Ma che ci vuole una laurea per fare la segretaria?». Solo che in questa città, da due settimane a questa parte, si parla molto di quelli che hanno trovato lavoro nei trasporti e dei loro sponsor politici. E lei, in tutto questo chiacchiericcio, non passa inosservata: mora, alta, magra, lineamenti armoniosi. Fuori dagli uffici Atac di via Prenestina, gli operai la descrivono con poche parole: «Quando finisce il turno e se ne va, anche se esce tra altre cento persone, la riconosci...». E in fondo, tra una sigaretta e l'altra, tutti sono lì a porgere non risposte ma una sola domanda: «Ma sai chi l'ha fatta entrà?». La risposta di lei è: «Nessuno, ho fatto una selezione». Ma si sa come sono le voci, in questa città: non basta una risposta per zittirle. Anche perché, in verità, non ricorda dettagli che certo avrebbero aiutato, in questi giorni: dice di aver fatto una selezione, sì, ma non ricorda dove. «Ma perché ho serie difficoltà a ricordare nomi e luoghi». Caratteristica che non deve aiutarla molto, nel suo lavoro di segretaria.

«Ma io rispondo alle email e al telefono, il mio lavoro cosa credete che sia? E neanche voglio fare l'assistente del direttore o avere altri incarichi che mi facciano rimanere in ufficio fino a tardi. Perché io dopo il lavoro ho altre settecentocinquantamila cose da fa'». Giorni fa ha detto alle sue colleghe di non rispondere a quelli che la cercano, di non passarle nessuno. Al direttore industriale, quando è deflagrato lo scandalo, ha detto di essere «molto sconvolta». E anche su Facebook ha modificato le impostazioni: prima il contenuto era visibile a tutti, aperto, aveva centinaia di foto. Adesso, dopo lo scandalo, tutto è cambiato: il profilo diventa privato, le foto rimangono diciassette, chi non è tra gli amici non può vederle. Tempo fa aveva scritto una frase, lì sopra, chissà perché: «La dea dell'amore è diventata una comune mortale». Al telefono, in ogni caso, non sembra così scossa: «Comunque non posso parlare con la stampa, le nuove disposizioni ai dipendenti dell'Atac sono chiare». Contengono una sola parola: silenzio.

E però accade che alle voci si aggiunga, giorni fa, una foto (quella pubblicata in pagina): in un locale romano, a brindare con Giulia Pellegrino c'è Gianni Sammarco, deputato pdl, coordinatore romano, un legame con Cesare Previti dovuto (anche) alla parentela tra le mogli. Lei guarda dritta in macchina, sorride. Lui guarda lei. «Ma non è la mia fidanzata. Non è niente. Si tratta di una delle tante persone che conosco», minimizza in un'intervista di pochi giorni fa. E però vede, Sammarco, in questa città si dice che sia lei il legame politico tra una ragazza che lavorava in discoteca e l'Atac: «Stupidaggini, non me ne curo». Serve a poco spiegargli che molti, a Roma, lo raccontano come un amante dei locali notturni: e che secondo i soliti maligni, proprio in una discoteca l'avrebbe incontrata per la prima volta. «Ripeto: quella ragazza non è mai stata la mia fidanzata. Ho seguito la vicenda solo sui giornali e tutto mi sembra regolare. Io sono separato, sono un single, e dopo il lavoro, rispettando la legge, posso fare ciò che voglio. Dove l'ho conosciuta? Non lo so, non mi ricordo». Ma dopo che è deflagrato lo scandalo vi siete parlati? L'ha chiamata al telefono? «Adesso basta però, quello che ho detto può bastare, no?».

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