Cicchitto: si era detto nessun voto prima della legge di stabilità. Franceschini: no, valeva solo per il governo
Il ministro Sandro Bondi durante il sopralluogo a Pompei dopo il crollo dell'Armeria dei Gladiatori (Ansa) |
IL PDL INSORGE - Dura la reazione del Pdl: «Lo consideriamo - ha denunciato il capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto al termine di oltre un'ora di riunione dei capigruppo con il presidente Gianfranco Fini- una grave lesione dell'accordo istituzionale che era stato raggiunto sulle mozioni riuguardanti la fiducia al governo a garanzia dell'approvazione senza traumi della legge di stabilità, anche in considerazione della delicata situazione economica internazionale». «La mozione di sfiducia al ministro Bondi - ribatte invece deciso il capogruppo Pd Dario Franceschini che ha chiesto e ottenuto il voto comunque sulla mozione di sfiducia individuale al ministro - non c'entra assolutamente nulla con l'intesa istituzionale raggiunta e che noi intendiamo rispettare».
LO SCENARIO - Il ragionamento del centrosinistra è che un conto è la sfiducia all'esecutivo, perché un voto ad esso sfavorevole ne comporterebbe la caduta con la conseguente apertura di una crisi che avrebbe ripercussioni sui mercati (di qui l'intesa sul voto rimandato a dopo l'approvazione della finanziaria); cosa ben diversa la sfiducia individuale, che toccherebbe il solo Bondi. Dal punto di vista politico, però, il voto su Bondi potrebbe dimostrare l'esistenza di una maggioranza variabile: molti esponenti finiani che a dicembre potrebbero convincersi a sostenere Berlusconi e la sua squadra potrebbero avere meno remore - come del resto annunciato nei giorni scorsi - ad esprimere un voto contrario sull'operato del ministro. Il quale, dal canto suo, aveva già ribadito in aula di non sentirsi responsabile per i fatti di Pompei. In caso contrario, aveva detto, «sarei statoio stesso a rassegnare le dimissioni».
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