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1 nov 2010

Perseo scova l'evasore con tre click. Come funziona il software anti sommerso della Finanza

Prove tecniche di redditometro. La Guardia di finanza affina l'efficacia e l'interazione tra le banche dati dell'anagrafe tributarie e tutte quelle sparse sul territorio. E, contemporaneamente, lancia l'«operazione Perseo», prima fase del piano nazionale destinato a scovare quei cittadini che pur avendo dichiarato redditi irrisori o, peggio, pari a zero, mostrano un tenore di vita e capacità di spesa incompatibili con la propria posizione fiscale. 

Un'operazione che, grazie all'analisi e all'incrocio dei dati, consente alla Gdf di effettuare verifiche a colpo sicuro. Praticamente tutti i contribuenti selezionati nella fase sperimentale sono risultati "positivi" al controllo. Nel 20% dei casi, si trattava di soggetti completamente sconosciuti al fisco. 

Ma non solo. Il 40% dei contribuenti sottoposti a verifica è stato segnalato all'autorità giudiziaria, o perché evasore totale o perché era stato superato il limite di reddito nascosto che fa scattare i rilievi di tipo penale (74mila euro). In media, ogni verifica ha fatto emergere 200mila euro di redditi non dichiarati al fisco (77,5 milioni di euro complessivi) cui si vanno ad aggiungere 11,3 milioni di euro di maggiore Iva contestata e altri 27 milioni di maggiore imponibile Irap emerso.

Le verifiche portate a termine dalla Gdf con la prima parte dell'operazione Perseo, si riferiscono a professionisti e imprenditori, per i quali sono emerse significative anomalie tra quanto dichiarato e le proprie manifestazioni di spesa. Sulla base di questa attività di intelligence, è stato poi attivato il controllo "sul campo". In genere, per le altre persone fisiche (a esempio, i dipendenti) la procedura prevede la segnalazione alle Entrate. 
Ma qual è la carta vincente dell'operazione Perseo? In effetti, è un "finanziere virtuale", con tanto di paletta rossa, a segnalare al collega in carne e ossa, seduto davanti al monitor del computer, i "finti poveri" in odore di evasione fiscale. Il nome in codice delle fiamme gialle virtuali è «Cete», vale a dire l'applicativo realizzato dai reparti speciali della Gdf per dare la caccia ai finti poveri. 

L'applicativo – realizzato dalla Gdf all'indomani della prima manovra estiva del 2008 (Dl n. 112), con cui il governo decise di rilanciare in grande stile il redditometro e gli accertamenti sintetici contro l'evasione – consente di "centrifugare" milioni di dati. Dati prelevati da altri archivi che ora possono dialogare tra loro con «Cete». Ma anche dati rilevati direttamente sul territorio dai reparti operativi delle Fiamme Gialle. 


«Cete» non è altro che l'acronimo di «Controllo economico del territorio», e come spiega il comandante dei reparti speciali tutela entrate, Flavio Aniello, può già considerarsi un fiore all'occhiello della lotta all'evasione. Un software in continuo aggiornamento, grazie anche all'inserimento di dati e informazioni per tutte le nuove manifestazioni di spesa riscontrate sul campo. 

«Dinamico a tal punto – sottolinea Aniello – che la Gdf è pronta a implementare le voci di spesa in linea con il potenziamento degli accertamenti sintetici previsto dalla manovra della scorsa estate e che presto si concretizzerà con l'arrivo del nuovo "spesometro"». Dentro Cete finiranno milioni di altri dati: dalle iscrizioni a scuole private, circoli sportivi e golf club fino – ed è una novità – agli abbonamenti vip per i campionati delle squadre di calcio.
Al finanziere virtuale spetta il compito di incrociare milioni di dati, far viaggiare informazioni dall'anagrafe tributaria e da una banca dati all'altra, per elaborare liste di potenziali evasori fiscali, da utilizzare poi per i controlli veri e propri. Dopo pochi click come si vede dalla prima schermata di «Cete» riprodotta a fianco, il sistema informatico restituisce la lista dettagliata dei soggetti incongrui e con un alto "alert" di rischio. 

Attento com'è, «Cete» individua poi anche i soggetti che meritano la "paletta verde", ma che sono da tenere sotto controllo perché vicini alla soglia di incongruità. La paletta rossa allo stato attuale scatta invece quando vengono violati i vecchi parametri del redditometro, ovvero quando il confronto tra i redditi dichiarati le capacità economico-finanziarie registrate presentano uno scarto del 25% per due annualità.
I dati che «Cete» fornisce, inoltre, riguardano l'intera famiglia fiscale del contribuente sottoposto a controllo. Così, può verificarsi che nello stesso nucleo familiare un contribuente sia palesemente incongruo per oltre 40mila euro e il suo familiare, al contrario, sia perfettamente in linea con i valori richiesti dal fisco. Il che dimostra, sottolinea Aniello, che l'applicativo pur procedendo con elaborazioni "massive" consente di selezionare al massimo tra i contribuenti e «focalizzare l'attenzione solo sui soggetti maggiormente e realmente a rischio».

Ma l'attività del finanziere virtuale non finisce qui. Il sistema è, infatti, in grado di fornire il dettaglio degli scostamenti registrati. Per ogni contribuente incongruo viene ricostruita l'intera posizione patrimoniale, con l'elenco aggiornato, in tempo reale, dei beni mobili, delle residenze e d'ora in poi, novità degli ultimi giorni, anche dei movimenti di capitali. Tutte informazioni destinate ai verificatori dell'amministrazione finanziaria (sia della Gdf sia dell'agenzia delle entrate), che completeranno il controllo sul territorio.

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