Metti mi piace
19 nov 2010
Nobel per la pace a Liu Mosca diserta il premio
Attivisti giapponesi manifestano per il dissidente Liu Xiaobo
Una festa senza festeggiato. Una premiazione senza conferimento del premio. Questo sarà, il 10 dicembre, la cerimonia del Nobel per la Pace, quest'anno attribuito al dissidente cinese Liu Xiaobo. Non può andare a ritirarlo a Oslo lui, da mesi in carcere dopo la condanna a undici anni per «sovversione dei poteri dello Stato» (aveva firmato «Carta 08», il documento che chiede democrazia in Cina). Non può andarci la moglie Liu Xia, messa agli arresti domiciliari subito dopo la notizia del premio. Non possono andarci i fratelli, né gli oppositori più in vista - ai domiciliari «preventivi» - né quelli ancora in libertà, che certo non avranno il visto. È la prima volta che succede nei 109 anni di storia del premio.
C'è una sola persona che si trova nelle condizioni di tempo e di luogo perfette: la scrittrice Dai Qing, sostenitrice del movimento degli Studenti per la Democrazia del 1989, in Canada per un giro di conferenza su invito dell'organizzazione ambientalista «Probe International». Ma l'8 novembre ha bruciato i tempi con una lettera aperta, in cui si offriva di andare a Oslo per conto di Liu. Per «dimostrare al mondo che non è vero che nessun cinese che si batte contro l'autoritarismo riuscirà a essere presente alla cerimonia».
La contromossa di Pechino è stata immediata, con decine di arresti, seguiti dalla richiesta ai governi di non mandare i loro rappresentanti alla cerimonia e da minacce esplicite: chi decidesse di «onorare» Liu Xiaobo «si assume la responsabilità delle conseguenze». Cinque Paesi, oltre alla Cina, hanno subito aderito al boicottaggio: Russia, Kazakistan, Cuba, Marocco e Iraq diserteranno la cerimonia, altri sedici Paesi - tra cui Pakistan, India e Indonesia - hanno chiesto ancora un po' di tempo per decidere. Trentasei invece hanno confermato la loro presenza, compreso il blocco compatto dei 27 Ue e gli Stati Uniti .
«Non ho mai visto una simile campagna di sabotaggio né pressioni così aperte per convincere le rappresentanze diplomatiche a disertare la cerimonia», ha detto Geir Lundestad, il segretario del Comitato per il Nobel. La festa, comunque, ci sarà, seppure privata della presentazione formale del vincitore e della consegna di medaglia, pergamena e assegno da un milione e mezzo di dollari. Il programma prevede il discorso di Jagland, la lettura di un messaggio di Liu fatta da Liv Ullmann e l'esibizione di un coro di voci bianche, unica richiesta di Liu.
Solo tre vincitori del Nobel per la pace non hanno potuto andare a ritirare il premio: il giornalista tedesco Carl von Ossietzky (1935), che con una inchiesta aveva denunciato il riarmo della Germania in violazione del Trattato di Versailles; lo scienziato russo Andrej Sacharov (1975); la politica birmana Aung San Suu Kyi, (1991). Tutti i tre, però, poterono delegare un familiare a ritirarlo per loro. Ma per Liu, se Dai Qing non riuscirà a volare in Norvegia, non ci sarà proprio nessuno.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento