Metti mi piace

28 nov 2010

L'"amicizia speciale" Berlusconi-Putin il dossier che preoccupa Palazzo Chigi

WIKILEAKS

"In quei documenti ci sono nomi di politici corrotti e accuse imbarazzanti". Valutazioni sulla tenuta del governo Prodi o sul dopo Cavaliere sarebbero scomode. Ma il dipartimento di Stato è stupito del nervosismo di Roma


"Da Wikileaks usciranno accuse imbarazzanti sulla leadership russa", confida un alto esponente dell'amministrazione Obama che vuole mantenere l'anonimato.

"In quei documenti ci sono nomi e cognomi di politici corrotti", anticipa un'altra fonte dal Dipartimento di Stato. "Anche i segreti più piccoli potranno essere distruttivi", avverte uno degli ambasciatori Usa impegnati nell'operazione contenimento-danni. Per l'accento messo sul dossier Russia, di riflesso nelle rivelazioni sull'Italia sale al primo posto tra i sospetti il rapporto speciale tra il presidente del Consiglio e l'uomo forte di Mosca.

Berlusconi-Putin. I contenuti dei dispacci dall'ambasciata Usa a Mosca sono "così gravi che possono mettere a repentaglio la ratifica del nuovo trattato Start sulla riduzione delle armi nucleari". Le attese si concentrano su Vladimir Putin. E quindi sulle sue frequentazioni. L'ambasciata Usa in Italia non ha mai abbassato la guardia, nel sorvegliare l'amicizia ultradecennale tra Silvio Berlusconi e l'attuale premier (nonché ex presidente) della Russia. Diplomazia, business, frequentazioni personali: tutto rientra in uno dei dossier più voluminosi che interessano i rapporti Italia-Stati Uniti. Ogni gesto di apprezzamento, ogni visita privata in Sardegna o sul Mar Nero, ogni favore è stato registrato, di quella relazione che nelle parole dello stesso Berlusconi (27 aprile) è segnata da "rispetto, amicizia, affetto".

In politica estera, Washington ha registrato l'atteggiamento soft dell'Italia sui due conflitti "firmati" Putin: Cecenia e Georgia. In questi casi la preoccupazione risale all'amministrazione Bush, che ebbe una reazione molto dura sul conflitto georgiano, all'estremo opposto rispetto alla cautela di Roma. Ma lo stesso Barack Obama ha fatto una scelta di campo: il suo interlocutore è Dmitri Medvedev, non Putin. Lo scandalo delle dieci spie russe arrestate dall'Fbi a giugno, è stato letto come un colpo contro Putin e a favore di Medvedev.

Energia. Gli americani hanno spesso segnalato una "dipendenza pericolosa" dell'Italia da pochi fornitori esterni: Russia e Libia in testa. E' il dossier Eni-Gazprom il più importante, perché non coinvolge solo l'Italia. Il Dipartimento di Stato ricorda che il 15 maggio 2009, pochi giorni prima di un vertice tra Russia e Unione europea, l'Eni firmò l'accordo per il gasdotto South Stream che dal Caucaso attraverso il Mar Nero raggiungerà Serbia, Ungheria, Austria, Italia. Per benedire l'accordo Putin invitò Berlusconi nella località balneare di Sotchi sul Mar Nero. Il progetto strategico lega alla Russia i Balcani, e un pezzo di Europa centrale e mediterranea. E' un'arteria vitale che grazie all'Eni raddoppierà la sua capacità fino a 63 miliardi di metri cubi all'anno. 

Commentando l'accordo, Putin si felicitò delle sue "eccellenti relazioni personali con Berlusconi" e si augurò di "poter avere rapporti con il resto dell'Unione europea altrettanto buoni di quelli che intrattengo col mio ospite italiano". Da Washington le critiche alla "diplomazia del gas" italiana non sono nuove: è dai tempi di Enrico Mattei che le strategie dell'Eni sono state spesso una spina nel fianco degli interessi americani. Mai però nella storia del dopoguerra c'era stato un asse così stretto come quello Berlusconi-Putin, con una dimensione di familiarità personale, circondato dagli inevitabili interrogativi che gli americani si pongono sugli interessi d'affari che possono intercorrere tra i due leader. 

Finmeccanica. Non appena insediato alla Casa Bianca, Obama cancellò una commessa di elicotteri che avrebbero dovuto essere forniti dalla Finmeccanica. L'amministrazione Usa ha sempre cercato di "spoliticizzare" quel gesto, presentandolo come una scelta economica. E' stato il governo italiano negli ultimi giorni ad amalgamare la questione Finmeccanica con le attese dei dossier WikiLeaks. Berlusconi ha ricordato che Finmeccanica "ha firmato un contratto di un miliardo con la Russia". Un compito delle ambasciate è anche di indagare sulle aziende coinvolte in importanti commesse pubbliche negli Stati Uniti, dove la normativa sulla trasparenza degli appalti è una delle più rigorose del mondo.

Gheddafi, Noemi-gate e dintorni. L'ambasciatore Usa in Gran Bretagna, Louis Susman, indica la Libia tra i paesi che ricorrono nelle comunicazioni segrete che diffonderà WikiLeaks. Data la natura confidenziale dei dispacci dalle ambasciate, e quindi l'assenza di auto-censura, dalla sede di Via Veneto possono essere partite descrizioni dettagliate sui rapporti Berlusconi-Gheddafi, ivi comprese le scenografie sconcertanti delle visite di Gheddafi a Roma e l'accoglienza molto calorosa del premier italiano. "Anche i dettagli più banali, i segreti più insignificanti, possono essere distruttivi" quando sono in un rapporto confidenziale che finisce al Dipartimento di Stato, è l'avviso che gli americani hanno comunicato agli alleati. Di qui l'attesa inevitabile sulla versione che Via Veneto ha dato dei vari scandali "privati" nella vita del premier italiano.

Opposizione e "gole profonde". Anche qui è l'ambasciatore Susman a farci da guida. Susman è il più prodigo di informazioni sui contenuti dei dispacci segreti. Ha spiegato al premier inglese David Cameron che in quelle comunicazioni riservate ci sono giudizi su di lui, sulla sua coalizione, così come sul precedente governo guidato da Gordon Brown. Rivelazioni sulla strategia comune in Iraq e Afghanistan. Resoconti sui contatti fra l'ambasciata Usa e l'opposizione di Sua Maestà. Lo schema, confermano al Dipartimento di Stato, vale per tutti gli alleati.
Valutazioni sulla tenuta del governo Prodi, o sul dopo-Berlusconi, possono essere imbarazzanti. Ancora di più l'identificazione di "gole profonde" che dal governo passano notizie a Washington, per accreditarsi come futuri interlocutori. Ma i nervosismi italiani stupiscono il Dipartimento di Stato. "In altri casi siamo noi a dover temere le conseguenze, perché le nostre comunicazioni interne vengono diffuse e questo mette a repentaglio il rapporto con altri governi. Per l'Italia sembra vero il contrario, cioè che si senta in gioco la sua credibilità". 

Nessun commento: