Mancano poco più di due settimane alla verifica parlamentare e in questa estenuante lunga volata, tra tatticismi, attacchi e frecciate, prosegue lo scontro a distanza tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini. In una sorta di prova generale in vista delle eventuali e probabili elezioni di primavera, il premier e il presidente della Camera fanno "campagna elettorale" per il voto di fiducia al governo del 14 dicembre. Senza lesinare sulle munizioni.
Ieri, in una giornata scandita dalla parola "tradimento", di cui i co-fondatori del Pdl si sono reciprocamente accusati, il Cavaliere ha inviato in mattinata un messaggio ai Promotori della libertà e, nel pomeriggio, ha telefonato all'assemblea dell'Alleanza di centro di Francesco Pionati, a cui ha garantito l'apparentamento in caso di elezioni. In entrambi i casi, la sostanza delle sue esternazioni è stata praticamente la stessa.
A partire dalla difesa del lavoro del governo «del fare», di cui non manca mai di illustrare i risultati e le prossime iniziative. Il premier giudica «assurda» l'attuale situazione. «Oggi di tutto l'Italia ha bisogno meno che di "paralisi e instabilità" altrimenti si rischia la fine di Grecia e Irlanda». In ogni caso, ribadisce, a questo governo non c'è alternativa.
Di conseguenza, qualora l'esecutivo non dovesse ottenere la fiducia, non ci sarebbe spazio per «pasticci da prima Repubblica», ma solo per un ritorno alle urne. Dove, Berlusconi si mostra sicuro, «noi li sbaraglieremmo tutti». D'altra parte, il premier sembra altrettanto ottimista sull'esito del doppio voto di fiducia del 14 dicembre, convinto che diversi finiani non se la sentono, appunto, di tradire. «Anche perché molti pensavano di essere saliti su un treno che portava alla formazione della terza gamba del centro-destra e si sono ritrovati su un treno guidato da Bocchino e diretto a sinistra». O «a 200 km all'ora contro un muro», come ha detto Pionati durante la telefonata con il Cavaliere, che ne ha approfittato per lanciare un'altra frecciata a finiani, dicendosi dubbioso sulla possibilità che il loro treno possa raggiungere tali velocità: «Beh, 200 all'ora... Non sopravvalutarli».
Come si è arrivati a questa situazione «assurda», per Berlusconi, è chiaro. Dopo avere potuto «maramaldeggiare» di fronte ai partner europei grazie a una maggioranza parlamentare senza pari, «inopinatamente questa estate si è prodotta questa spaccatura nella maggioranza basata su motivi personali e non politici o valoriali». E così adesso «siamo in questa situazione e il 14 dicembre andremo a chiedere la fiducia e chi non intende rispettare il voto e macchiarsi di qualcosa tra il tradimento e la slealtà dovrà spiegare le ragioni vere agli elettori oppure, e lo spero, dovrà prevalere il buonsenso e l'amore verso il paese».
Il premier ribadisce di contare su «una buona fiducia anche non risicatissima» che «ci consentirà di andare avanti a governare» e potremo «presentare l'Italia come un paese stabile e metterla al riparo dalla speculazione». Il suo impegno, assicura, «è fare in modo che il governo continui a lavorare con senso di responsabilità e concretezza fino al termine della legislatura, senza farsi condizionare da polemiche incomprensibili alla gente, né dai personalismi o dagli esibizionismi spinti fino al punto di rinnegare il patto sottoscritto con gli elettori».
Dopo la fiducia, le prossime tappe saranno «la riforma costituzionale della giustizia e quella per un fisco a passo con i tempi, più equo e più attento alle famiglie con i figli a carico», ha annunciato, mostrando attenzione alla richiesta dell'Udc di una riforma del fisco che tuteli maggiormente le famiglie. E ha sottolineato l'importanza della riforma dell'università, che avanza «nonostante le proteste di piazza organizzate dalla sinistra e la difesa dei baroni fatta da chi è salito sui tetti, un gran bello spettacolo».
Nonostante i toni non esattamente concilianti, Berlusconi ha comunque rinnovato la sua offerta di un patto di legislatura con chi ci sta. «Questo vuol dire - spiega - che siamo aperti a ragionare con tutti senza pregiudizio se non con l'impegno della coerenza del rispetto al nostro programma e l'impegno della lealtà nei confronti nei nostri elettori».
Il premier ribadisce di contare su «una buona fiducia anche non risicatissima» che «ci consentirà di andare avanti a governare» e potremo «presentare l'Italia come un paese stabile e metterla al riparo dalla speculazione». Il suo impegno, assicura, «è fare in modo che il governo continui a lavorare con senso di responsabilità e concretezza fino al termine della legislatura, senza farsi condizionare da polemiche incomprensibili alla gente, né dai personalismi o dagli esibizionismi spinti fino al punto di rinnegare il patto sottoscritto con gli elettori».
Dopo la fiducia, le prossime tappe saranno «la riforma costituzionale della giustizia e quella per un fisco a passo con i tempi, più equo e più attento alle famiglie con i figli a carico», ha annunciato, mostrando attenzione alla richiesta dell'Udc di una riforma del fisco che tuteli maggiormente le famiglie. E ha sottolineato l'importanza della riforma dell'università, che avanza «nonostante le proteste di piazza organizzate dalla sinistra e la difesa dei baroni fatta da chi è salito sui tetti, un gran bello spettacolo».
Nonostante i toni non esattamente concilianti, Berlusconi ha comunque rinnovato la sua offerta di un patto di legislatura con chi ci sta. «Questo vuol dire - spiega - che siamo aperti a ragionare con tutti senza pregiudizio se non con l'impegno della coerenza del rispetto al nostro programma e l'impegno della lealtà nei confronti nei nostri elettori».
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