Tornano in alto mare le nomine per l'Authority dell'energia. Con una mossa che in verità meditava da qualche giorno, il presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, designato per la presidenza dell'Autorità per l'energia, ha deciso di fare un passo indietro e restare nel suo ruolo fino alla scadenza del mandato. «Ho scritto al presidente del consiglio per comunicargli la mia decisione di rimanere all'Antitrust - ha reso noto ieri -. Sono un uomo delle istituzioni e non voglio consentire che l'Autorità che presiedo e l'Autorità dell'energia siano paralizzate da veti incrociati che pur non riguardano la mia persona». I veti sono quelli Pd, di Fli, dell'Italia dei valori e in parte dell'Udc. Si tratta dei parlamentari delle commissioni attività produttive della Camera e del Senato riconducibili all'opposizione, sia di centrodestra che di sinistra, che nei giorni scorsi avevano minacciato di far mancare il numero legale al momento del voto, a maggioranza dei due terzi, sul parere obbligatorio per le nomine. I parlamentari chiedevano, infatti, che prima del voto fosse designato il successore di Catricalà al vertice Antitrust. Finiani e Pd puntavano l'indice contro il rischio di una reggenza a tempo indeterminato del consigliere anziano, Antonio Pilati, dal momento che Gianfranco Fini e Renato Schifani, presidenti delle due camere, difficilmente in questa fase politica possono trovare un'intesa sul candidato da designare assieme. Pilati viene additato come un uomo del premier Silvio Berlusconi e considerato il ghost writer della legge Gasparri sull'emittenza tv. Ma la sensazione è che lo "spauracchio" di Pilati sia in realtà servito a dissimulare altri dissidi. Anche perchè, secondo alcuni, ammesso che Pilati sia un berlusconiano doc, resta il fatto che sia già consigliere di un'autorità che non ha poteri in materia di tv. Lo scenario che emerge dietro le quinte è un forte conflitto scoppiato all'interno del Pd, che ha salutato con favore il pacchetto nomine per l'energia, salvo poi rimangiarselo qualche giorno dopo. Questo conflitto si è ben presto saldato con la strategia degli esponenti di Fli. Nei giorni scorsi Fini avrebbe tentato di ribadire il gradimento un candidato per l'Antitrust, avanzando il nome di Giampiero Massolo, segretario generale degli Affari esteri, anche se sul tavolo c'erano anche altri nomi. Il Pdl, però, avrebbe risposto picche puntando su Giovanni Castellaneta, presidente di Sace. «L'incapacità della maggioranza di nominare il successore di Catricalà ha provocato l'impasse di queste ore», dice Enrico Letta, vicesegretario Pd: «L'opposizione, esplicitando che il voto favorevole sull'Energia ci sarebbe dopo l'indicazione del successore di Catricalà, ha esercitato una prerogativa nell'interesse generale».
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