Metti mi piace

9 nov 2010

Lady Gaga, macchina da guerra

La popstar Usa stasera al PalaIsozaki con il suo rutilante "Monster Ball Show" dopo il trionfo degli Mtv Awards Una diva che non usa mezzi termini


Diciamolo subito. La signorina Stefani Joanne Angelina Germanotta, meglio nota come Lady Gaga, è un caso. La donna giusta al momento giusto per portare all'estremo il lato più eccessivo e materialistico della cultura pop e scatenare odio e amore, ben divisi con egual veemenza e altrettanto forti motivazioni. Ha appena 24 anni, ed è palesemente una macchina da guerra, non a caso paragonata spesso a Madonna, di cui eredita una certa aura, soprattutto per la feroce determinazione di cui ha dato prova.

Del resto come Madonna non è particolarmente bella, ma ha dimostrato di saper governare con un certo acume il linguaggio mediatico. Insomma è davvero oltre, non risparmia colpi di scena, si traveste e si spoglia, anzi sarebbe meglio dire si compone e scompone come una perfetta bambola futuribile, un giocattolo a disposizione dei teenager, un'icona prepotente e spavalda. Anche il vero nome, quello d'arte è un evidente tributo ai Queen, suscita paragoni illustri. Quel cognome italiano, derivato dal padre palermitano, la iscrive di diritto nella lunga, anzi lunghissima lista di italoamericani che hanno contributo in modo rilevante allo sviluppo della musica americana. Di nuovo Madonna, ovviamente, ma prima di lei ci sono stati Sinatra, Dean Martin, Tony Bennett, e andando ancora più indietro si può addirittura risalire a quel Nick La Rocca che incise nel 1917 il primissimo disco jazz. Insomma gli italiani lo fanno bene, spesso meglio, soprattutto se italiani lo sono d'origine e in America crescono.

La Germanotta ha sicuramente un pregio, piaccia o meno, un merito che anche i più sprezzanti critici devono necessariamente riconoscere: non usa mezzi termini. Ha capito il fascino dell'arroganza, in questi tempi bui e privi di energia creativa, ha capito che il mondo giovanile ora vuole, anzi esige, figure femminili forti, audaci, spericolate e sboccate, e questo ha deciso il suo successo, oltre ovviamente al fatto che i suoi pezzi sono "armi di persuasione di massa", centrati, implacabili, autentici "earworm", tarli dell'orecchio, come gli anglosassoni chiamano i nostri "tormentoni". Piaccia o meno, al momento Lady Gaga sembra avere qualche passetto in più rispetto alle sue prossime rivali, e valgano come esempio gli appena conclusi Ema, i premi europei di Mtv, dove la Germanotta, con ben tre premi principali, ha letteralmente sbriciolato l'altra candidata, plurinominata, Katy Perry, che si è dovuta accontentare di un solo premio, quello per il miglior video. Praticamente un contentino. In collegamento da Budapest, dov'era in concerto, è riuscita a sfondare il video più dei suoi colleghi presenti in sala, con la sua sola presenza, con occhiali, parrucche e vestiti stratosferici, solo dicendo grazie per i riconoscimenti acquisiti.

Dunque tutto fa pensare che la materia pop di cui è fatta Lady Gaga sia quella vincente. Il disco d'esordio, The fame, fu già un successo, ribadito e allargato col secondo, The fame monster, che ha letteralmente sbancato, tra vendite e premi, con videoclip aggressivi e ultralavorati, all'incrocio perfetto tra moda, tecnologia e ritmi dance.

Certo, la musica è un'altra cosa, potremmo dire che quasi non è affar suo. Ma è poi una questione musicale? La partita che sta giocando Lady Gaga si gioca altrove, sul campo del potere persuasivo dei nuovi media, di cui la musica è umile di questi tempi particolarmente sottomessa ancella. E su quel campo di gioco lei è la numero uno, piaccia o meno.

Nessun commento: