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18 nov 2010

Iovine, una latitanza dorata : Viaggi, casinò e feste in discoteca

Viaggi, casinò e feste in discoteca

Anni da grande boss. Così ha vissuto Antonio Iovine prima di essere arrestato a Casal di Principe. Viaggi a Parigi, in Costa Azzurra, vacanze sulla neve d'inverno, feste e qualche puntata al Casinò di Montecarlo per il brivido del gioco. Così i ben informati descrivono le abitudini del boss dei Casalesi. Una vita di eccessi, soffiate e fughe rocambolesche, con una rete di complicità locale molto forte, ma anche di frequentazioni altolocate.

 Antonio Iovine

L'intera storia della latitanza di Iovine è costellata di episodi strani, di catture sfiorate per un soffio e di trasferimenti all'estero per gestire il business dei Casalesi e per concedersi qualche "sfizio". Viaggi, gioco d'azzardo e feste in discoteca. Di stretti covi sotterranei, per ora, non ci sono tracce. Il boss era protetto da una rete molto fitta, che gli ha consentito di continuare a dirigere gli affari in grande stile.

A renderlo celebre al grande pubblico è stato il libro "Gomorra" di Roberto Saviano, ma a Casal di Principe Antonio Iovine era il "boss-manager". Dopo il "capostipite" Antonio Bardellino, affermatosi fin dagli anni Settanta nel settore del cemento e ucciso in Brasile, e Francesco Schiavone, detto "Sandokan", è riuscito a estendere il controllo del cartello camorristico in diverse regioni italiane e anche all'estero con all'attivo un fatturato di decine di omicidi e di miliardi.

Durante la latitanza, il suo nome è spuntato in diverse inchieste, ma nessuno era mai riuscito a capire dove si rifugiasse. Qualche volta gli inquirenti sono andati vicini alla sua cattura, ma il boss era sempre riuscito a fuggire in tempo. Una volta, dopo l'irruzione in un covo, gli agenti trovarono il suo letto ancora caldo, ma non riuscirono a prenderlo.

Eppure 'O Ninno non si nascondeva con ossessione. Diversi anni fa, telefonò addirittura al cronista giudiziario di un quotidiano della provincia di Caserta. Accanto a sè aveva il "collega" camorrista e fuggisco Michele Zagaria. All'inizio il reporter non diede credito alla chiamata e pensò subito a uno scherzo, ma poi dovete ricredersi. 

"Noi non stiamo scherzando, ci siamo stufati di tutte queste cretinate - disse Iovine -. Un giornale serio secondo me deve scrivere cose serie. Avete capito il messaggio qual è?". Il cronista smise di ridere e in molti capirono la filosofia di Iovine. "Voi fate il vostro mestiere e noi vi rispettiamo per quello che fate - disse al telefono -., Purtroppo noi facciamo il nostro mestiere e ce lo siamo scelti noi".

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