Metti mi piace

8 nov 2010

Così nasce il Piano per la famiglia

La costruzione di una società family friendly passa per una svolta culturale che valorizzi la famiglia come soggetto sociale con diritti propri e porti le sue esigenze al centro della politica. Il passo successivo sarà ricercare percorsi virtuosi di protezione e promozione della famiglia quale capitale sociale su cui investire: all'appello lo stato ma anche le forze sociali, economiche e culturali del paese.

Questi i principi ispiratori del Piano nazionale sulla famiglia, la cui elaborazione segna un tappa importante con la Conferenza nazionale della famigliaorganizzata dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle Politiche familiari, Carlo Giovanardi, insieme all'Osservatorio nazionale sulla famiglia (a Milano da oggi a mercoledì: partecipano, tra gli altri, Roberto Formigoni, presidente Regione Lombardia; Guido Podestà, presidente Provincia di Milano; Letizia Moratti, sindaco di Milano. Segue la Relazione d'apertura a cui partecipano; Gianfranco Fini, presidente Camera dei Deputati; Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro; Giorgia Meloni, ministro della Gioventù; Gianfranco Rotondi, ministro per l'Attuazione del Programma di Governo).

Sul tavolo della tre giorni milanese il documento preparatorio al piano elaborato dal comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio che «indica l'indirizzo generale di una politica strategica», riferisce Pier Paolo Donati, docente di sociologia della famiglia presso l'Università di Bologna e presidente del comitato tecnico-scientifico dell'Osservatorio nazionale. «La vera novità – sottolinea il capo-dipartimento alle Politiche per la famiglia, Roberto Giovanni Marino – non va rintracciata in un singolo intervento ma nell'approccio: la volontà politica di un progetto organico per la famiglia colta nell'insieme delle sue relazioni sociali». Il documento consegnato oggi accoglierà le proposte portate domani in conferenza dai dieci gruppi di lavoro. Tanto per cominciare, la richiesta di un fisco finalmente equo. Su questo fronte si discuterà soprattutto di Fattore famiglia, lo strumento di deduzione proposto dal Forum delle associazioni familiari che ha raccolto molti consensi.

Più di dieci le richieste del Forum presieduto da Francesco Belletti: oltre alla riforma fiscale, iniziative diversificate di bilanciamento tra tempi di vita e di lavoro, ma anche servizi di cura e assistenza per bambini e anziani che lascino libertà di scelta. Sulla stessa linea la bozza del piano, che spinge su forme di assistenza domiciliari o condominiali per bambini e anziani. «Il primo passo dovrà essere la riforma fiscale nella dimensione familiare – conferma Donati –. Le altre due priorità riguardano la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro (part time, congedi, servizi di cura e assistenza, voucher) per consentire alle donne di partecipare al mondo del lavoro e favorire le coppie che vogliono mettere al mondo figli, e la sfida educativa per la quale proponiamo la rivalutazione dei consultori familiari».

«L'iter del piano non è semplice – avverte Marino –: le migliori proposte che arriveranno in conferenza saranno recepite in un documento sintetico, che sarà poi approvato dal sottosegretario Giovanardi, e dovrà subire verifiche e valutazioni economiche e presumibilmente passare al vaglio della conferenza unificata e ai pareri dei ministeri competenti prima di essere presentato al Consiglio dei ministri». La tempistica è di medio-lungo termine: almeno 10/12 mesi.

I costi non sono stati ancora stimati: vero scoglio la carenza di risorse. «Si partirà dalle misure che costano meno – suggerisce Donati – ma più importante degli investimenti pubblici sarà la mobilitazione della collettività attraverso una partnership tra stato, enti locali, imprese e soggetti della società civile sul modello delle alleanze locali per la famiglia».

Unicum in Italia di alleanze locali sono i Distretti famiglia realizzati nella Provincia autonoma di Trento da oltre un anno. «Ogni realtà locale si specializza su una best practice – spiega Luciano Malfer, dirigente provinciale per il Progetto speciale di coordinamento delle politiche familiari – ma tutta la provincia è un Distretto famiglia, ossia un territorio in grado di offrire servizi ad hoc, incentivi e interventi qualitativamente e quantitativamente rispondenti alle esigenze e alle aspettative delle famiglie, residenti e ospiti, e per questo attrattivo e generatore di sviluppo economico». Un modello già esportato attraverso convenzioni con le Province di Verona e Piacenza e con i Comuni di Parma, Fano e Lamezia Terme per lo scambio di best practice finalizzate a un "new family management".

Trento è all'avanguardia anche sulle politiche globali per la famiglia: in questi giorni il presidente della Provincia, Lorenzo Dellai, sta varando la Legge per la famiglia (con un finanziamento di cinque miliardi per il 2011), che tra l'altro istituisce un'agenzia per la famiglia con funzioni di authority provinciale.

Nessun commento: