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21 nov 2010

Casini apre a un governo d'armistizio

Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, oggi a Torino

Ieri Emma Marcegaglia aveva invitato l'Udc a riflettere se entrare nel governo. Meno di 24 ore dopo, il leader centrista Pier Ferdinando Casini raccoglie l'invito e torna ad aprire all'ingresso in un Berlusconi-bis per "un governo di armistizio". Ma i paletti che Casini mette per chiedere "un cambiamento vero perche' non ci piace la Lega e non ci fidiamo delle promesse di Berlusconi" provocano la reazione tiepida del Pdl. Ed il gelo della Lega: "Il governo di armistizio non so cosa sia, per me chi vince governa, chi perde sta all'opposizione", taglia corto Maroni.

 

 

L'ipotesi di un Berlusconi bis con l'ingresso dei centristi, sostenuta dal leader Fli Gianfranco Fini a Bastia Umbria, sembrava essere stata sepolta tra i veti leghisti ed il ritiro della delegazione dei finiani dal governo. Ma dopo aver per giorni insistito sulla necessita' di un governo di responsabilita' nazionale senza Berlusconi, Casini lancia oggi, chiudendo l'assemblea nazionale dell'Udc, segnali di disgelo con una proposta che il coordinatore di Fli Adolfo Urso giudica "seria". "Se vogliono cambiare, ci siederemo al tavolo ma ci aspettiamo fatti", e' l'invito del leader Udc al quale seguono subito le "condizioni": Berlusconi, spiega il presidente Udc Rocco Buttiglione, si dimetta e poi sia alla guida di un esecutivo bis dove cambi agenda e alleati.

 

 

"Si cambi davvero - avverte il leader Udc - non ci piace la Lega e non ci fidiamo delle promesse di Berlusconi". E mentre apre alla maggioranza, l'ex presidente della Camera si allontana dal Pd: "Non fa le scelte che deve fare, dovrebbe avere il coraggio di scindere, di rompere i rapporti con questa sinistra estrema". Il "pragmatismo" democristiano di Casini piace al vicepresidente Pdl Osvaldo Napoli che vede nella proposta "l'unica via per mettere carburante alla legislatura altrimenti destinata al naufragio causato da Fini". Il coordinatore Pdl Sandro Bondi mette a sua volta i paletti perche' l'incontro maggioranza-Udc si realizzi: Casini "si dimostri capace di formulare un giudizio piu' equilibrato e piu' adeguato sul governo Berlusconi" e allora "potrebbe forse profilarsi un ruolo di responsabilita' politica e istituzionale da parte dell'Udc".

 

 

E, traduce il portavoce Pdl Daniele Capezzone, riconoscere i meriti del governo significa "non chiedere le dimissioni del premier". Discorso gia' chiuso, invece, per il Carroccio, indicato da Casini come una delle spine del fianco dell'esecutivo. "Se la Lega e' indigesta, Casini non si segga al tavolo, resti in piedi con il cerino in mano", ironizza il senatore Pier Giorgio Stiffoni. Mentre non usa metafore il ministro Maroni: "Questo governo di armistizio non so cosa sia, stimo Casini ma resto favorevole ai sani principi della democrazia: chi vince governa, chi perde sta all'opposizione". Quindi ripete il refrain leghista: il 14 dicembre "senza una maggioranza ampia si deve andare a votare". Difficile capire se Casini oggi abbia mosso una pedina nel complesso scacchiere della crisi.

 

 

Il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo conferma che per ora non scende in politica, non vuole elezioni anticipate ma legge l'attuale situazione come "la fine di un ciclo". Non ha dubbi, invece, il segretario Pd Pier Luigi Bersani che insiste sulla necessita' di "una stagione nuova": "E' incredibile che la discussione politica - afferma il leader Pd senza citare Casini - giri intorno a piccole tattiche di sopravvivenza e non intorno alle sfide cruciali dell'Italia".

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