Da idolo delle folle a problema: attaccato anche dai suoi tifosi, il capitano diventa il parafulmine della squadra

Il capitano giallorosso (Bartoletti)
ROMA - «Totti non è mai stato, non è e non dovrà mai essere un problema per la Roma». Così scriveva il capitano giallorosso, sul suo sito internet, il 26 settembre, un giorno prima del suo trentaquattresimo compleanno e un giorno dopo l'uscita polemica dal campo, dopo la sostituzione decisa da Ranieri in Roma-Inter. Non è passato molto tempo, ma la situazione tra Totti e la Roma attuale è passata da incomprensibile a grottesca.

È nei fatti che la squadra sta andando malissimo (penultimo posto in classifica, peggior difesa della serie A, cinque sconfitte su nove partite ufficiali della stagione) e che Francesco Totti sta vivendo — gravi infortuni a parte — il momento più difficile e più triste della sua infinita storia giallorossa. Difficile perché non riesce a giocare come sa, smarrito tra un cambio di ruolo personale e tra un cambio di modulo ogni partita per la Roma. Triste perché non sono bastate 447 presenze in serie A, 192 gol e una fedeltà totale ai suoi colori per risparmiargli le coltellate nella schiena di qualche pseudo-tifoso e, forse, anche di qualcuno di cui si fidava. Totti è finito. Totti è un peso per la squadra. Totti è invidioso di Borriello. Totti è un egoista. Questo si sente dire e, questa sì che è una notizia, non lo dice solo Paolo Di Canio.

Borriello e Totti (Mancini)
Totti non ha segnato neppure un gol nelle prime otto garestagionali (Supercoppa italiana, campionato e Champions League; ha saltato completamente solo la trasferta di Brescia, è stato sostituito dopo 23' a Cagliari). Come scrive il sito internet LaRoma24.it qualcosa di simile era successo nella stagione 1995-1996, allenatore Mazzone: Francesco Totti si sbloccò solamente alla nona presenza, precisamente a metà ottobre, nell'incontro valido per l'andata dei sedicesimi di finale di Coppa Uefa, contro i belgi dell'Aalst. Totti segnò in quell'occasione il suo primo gol europeo. In quell'annata giocò 36 incontri, segnando appena 4 reti. Altro inizio difficile nella stagione 2008-2009. Dopo l'infortunio al ginocchio destro il 19 aprile 2008, nella partita all'Olimpico contro il Livorno, il capitano giallorosso accelerò il rientro, tornando a giocare negli ultimi minuti della finale di Supercoppa italiana, a San Siro, contro l'Inter, il 24 agosto. Un azzardo. Totti non trovò poi la giusta forma e, dovendo saltare molte partite, riuscì a sbloccarsi solo ad Udine, su rigore, alla sua quinta presenza stagionale (26 ottobre 2009). Erano situazioni, però, molto diverse da quella attuale. Nel primo caso si trattava di un ragazzo di 20 anni, dotatissimo ma pur sempre un ragazzo. Nel secondo caso c'era un problema fisico.

Ranieri e Totti alla fine della partita persa contro il Napoli (Italyphoto)
Ora, invece, il caso-Totti ha offuscato gli altri problemi della squadra. Totti è diventato un parafulmine. Prima erano gli antiromanisti a criticarlo, ora sono anche alcuni romanisti. E le parole scelte da Ranieri alla vigilia di Napoli-Roma («Se ha una corsia preferenziale? Sì, prima viene Totti e poi tutto il resto») si sono prestate a molti fraintendimenti. Tutto quello che ha avuto, Totti se lo è guadagnato sul campo. Senza raccomandazioni. E ama a tal punto la Roma da essere pronto ad autosostituirsi, quando si rende conto di giocare male, come stava succedendo a Napoli. Se dovrà andare in panchina alla ripresa del campionato, contro il Genoa, lo farà senza lamentarsi. Se gli faranno capire di essere diventato un peso, a fine stagione potrebbe anche pensare l'impensabile. Oggi la squadra, nazionali esclusi, si ritrova a Trigoria. Ci sarà un confronto tra Ranieri e Totti? Sarà presente Rosella Sensi? Alla Roma sono più le domande delle risposte.