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1 lug 2010

Riforma di Wall Street, Obama incassa il primo via libera

La Camera approva la legge, che passa ora al Senato. Il presidente Usa: «Vittoria per chi ha perso soldi e lavoro»

Barack Obama (Ap)
Barack Obama (Ap)
MILANO
 - «Una vittoria per ogni americano rimasto vittima dell'avventatezza e dell'irresponsabilità che hanno provocato la perdita di milioni di posti di lavoro e di migliaia di miliardi di ricchezza». Barack Obama incassa il via libera della Camera dei Rappresentanti americana alla riforma della finanza. La legge, fortemente voluta dal presidente Usa, ha ottenuto 237 voti favorevoli e 192 contrari. Il provvedimento, che passa adesso all'esame del Senato, prevede nuovi strumenti di difesa dagli investimenti a rischio che hanno condotto alla grave crisi finanziaria del 2007-2009 e rappresenta un successo politico per la Casa Bianca. «Il voto per la riforma di Wall Street ci mette nella posizione di offrire maggiore protezione ai consumatori e alla nostra economia, contro future crisi finanziarie - assicura Obama. - È stata una battaglia lunga quella contro chi difendeva lo status quo di Wall Street, ma il voto di oggi è una vittoria per ogni americano che è stato colpito dall'irresponsabilità che ha portato alla perdita di milioni di posti di lavoro e di migliaia di miliardi di ricchezza».

LE TRATTATIVE - Il Senato americano non voterà fin dopo la pausa per il giorno dell'Indipendenza (il che significa non prima del 12 luglio), ma la riforma della finanza è più vicina alla storica approvazione. Alla Camera non c'erano problemi di numeri (i democratici hanno ottenuto 14 voti in più rispetto a dicembre, quando il testo passò con 223 sì e 202 no), ma lo stesso non si può dire per il Senato dove la scomparsa del democratico Robert Byrd e i ripensamenti dei repubblicani che avevano votato con la maggioranza a maggio hanno rimesso in discussione un successo che era ormai dato per scontato. Così Obama, a un passo dalla seconda grande vittoria in pochi mesi dopo il passaggio della legge sulla sanità, ha dovuto rinunciare a ratificare la legge prima del 4 luglio, mentre i democratici si sono rimessi al lavoro per far quadrare i conti: i repubblicani Susan Collins, Olympia Snowe e Scott Brown avevano votato con la maggioranza a maggio, ma non hanno gradito la nuova tassa da 17,9 miliardi di dollari a carico dei grandi istituti finanziari per coprire i costi della riforma. La prospettiva che i colleghi potessero voltare loro le spalle ha convinto i democratici a fare sparire la tassa dalla legge con un negoziato lampo dell'ultimo minuto. Risultato: Collins è apparsa «incline a votare per la legge», Snowe ha detto che il suo sì era «possibile», Brown si è riservato di rivedere il monumentale testo durante il ponte del 4 luglio. 

LE MISURE - Ma cosa prevede la riforma della finanza? Il testo limita la possibilità delle banche di scommettere su attività rischiose con i propri fondi e di effettuare trading sui derivati, rivede il mercato del credito e delle carte di credito, istituisce una nuova agenzia per la tutela dei consumatori in seno alla Federal Reserve, dà al Governo nuovi poteri per ridimensionare o chiudere società a rischio di fallimento, dà a un comitato apposito il compito di monitorare i problemi del sistema finanziario e fissa nuove regole per le grandi banche, limitando il rischio e incrementando i costi.

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