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9 mag 2010

Vola il bike sharing: la bici condivisa piace agli italiani



La rivoluzione a due ruote ha contagiato 132 città del Paese
CARLO LAVALLE
TORINO
Negli ultimi due anni in Italia il bike sharing, o servizio di bicicletta condivisa, ha preso il volo. La rivoluzione a due ruote ha contagiato 132 città del Paese facendo aumentare in modo improvviso e inaspettato il numero di utenti. Nei centri urbani che utilizzano il sistema elettronico a tessera magnetica dal 2008 la clientela è cresciuta del 206,5%.

Secondo un'indagine di Euromobility i fruitori del bike sharing, in 13 comuni monitorati, sono passati in un anno dalle circa 9.000 unità iniziali alle quasi 29.000 del 2009. Un vero e proprio boom c'è stato a Milano che ha quadruplicato i suoi clienti raggiungendo quota 12.346. Al capoluogo lombardo spetta anche il record delle bici messe a disposizione : 1400, distribuite su 100 postazioni, contro le 230 di Brescia e le 150 di Roma.

La diffusione del bike sharing si è avuta soprattutto nell'area centro-settentrionale. Le regioni dove si è realizzato il maggiore sviluppo sono Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, cui spetta il primato. A Ravenna, peraltro, nel 2000 è entrato in funzione il primo sistema di bike sharing a chiave codificata, fornito dal circuito C'entro in bici, mentre la prima esperienza di installazione con prelievo elettronico è stata realizzata a Cuneo nel 2004. Da allora la soluzione a card elettronica, che permette la riconsegna in un qualsiasi altro posteggio ad elettroserratura diverso da quello di ritiro, si è andata sempre più affermando attraverso il successo ottenuto da Bicincittà. Questa piattaforma vanta ormai 44 comuni aderenti con 5.100 colonne installate e più di 35.000 utenti attivi.

Nel 2011 in base alle previsioni di Obis (Optimising Bike Sharing in European Cities) il bike sharing italiano continuerà ad espandersi coinvolgendo 195.000 persone che potranno avvalersi di un più consistente parco di biciclette. Torino, Mantova, Sondrio, Catania, Arezzo Savona, Treviso sono le prossime importanti piazze in procinto di attivare il loro servizio, stando alle informazioni rilasciate in anteprima dal Club delle città per il bike sharing. Totem, rastrelliere, cicloposteggi sono dunque termini destinati a diventare ancora più familiari nel vocabolario della mobilità sostenibile nostrana.

Gli italiani dimostrano di conoscere e apprezzare il bike sharing perché rappresenta una modalità di spostamento pulito e un'alternativa all'uso dell'auto privata, fonte di inquinamento e traffico insopportabili. La bicicletta appare un veicolo economico, di limitato ingombro, e valido da usare nei brevi tragitti, massimo un chilometro, che fa risparmiare tempo nel coprire la distanza ed evitare lo stress per trovare parcheggio.

In un'ottica di intermodalità, ossia di integrazione con altre tipologie di trasporto, può essere abbinata al mezzo pubblico, treno o autobus, consentendo alle amministrazioni di razionalizzare gli interventi per migliorare l'ambiente urbano. In questo senso, un esempio particolarmente avanzato è Parma che ha cercato di potenziare il suo schema di bike sharing, dotato di una centrale operativa di telecontrollo in funzione 24 ore su 24, inserendolo in un quadro di sviluppo delle infrastrutture di ciclabilità, di creazione di piattaforme intermodali nei parcheggi di scambio e di promozione ed incentivo all'uso della bicicletta, normale o a pedalata assistita.

Proprio la mancanza di una strategia integrativa programmata in alcune realtà, nonostante i buoni propositi iniziali, è stata causa di progressive difficoltà di funzionamento.

A Genova la carenza di percorsi protetti ha condizionato negativamente il servizio mentre a Roma la mancata implementazione delle stazioni e la loro quasi esclusiva dislocazione nelle zone centrali, per giunta senza logica di interscambio con fermate metro e bus, ha ostacolato il decollo del bike sharing che adesso versa in un stato di abbandono e di degrado. Anche a Bari sono emerse forti criticità nella gestione e nella stessa Milano, malgrado il piano di investimenti per il rafforzamento delle rete di piste ciclabili annunciato dal Comune, rimangono i problemi di accessibilità ciclabile con una circolazione urbana subordinata all'interesse prevalente degli automobilisti.

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