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11 apr 2010

Ostensione della Sindone: code di fedeli


Il sudario appariva troppo grigio, nel pomeriggio i tecnici hanno corretto l'illuminazione

Dal primo giorno la Solenne Ostensione della Sindone 2010 ha catalizzato l’attenzione di tutti, personalità e gente comune. Un po’ prima delle 9 il presidente di Fiat Group Luca Montezemolo era con la famiglia al varco di accesso al percorso dei pellegrini, poco dopo sono entrati l’amministratore delegato di Fiat Sergio Marchionne, il sindaco Chiamparino, il neopresidente della Regione Cota. Ma dietro il cancello già in quel momento aspettava una famigliola di Atlanta, Georgia, costretta a partire in anticipo sui programmi, che l’organizzazione aveva autorizzato ad entrare con i giornalisti per non mancare l’appuntamento con la Sindone: tre adulti e un ragazzino, i primi di quei due milioni che da ieri hanno incominciato ad invadere Torino per ammirare il misterioso Lenzuolo.

«Immagine silenziosa ma fortemente eloquente», l’ha definita il cardinale Poletto nell’omelia della messa celebrata nel pomeriggio davanti alla Sindone con i vescovi del Piemonte. Poi: «La Chiesa non ha competenza specifica nel pronunciarsi sull’autenticità. Questo compete agli scienziati. Certamente la Sindone non è un manufatto, per cui permangono fondate, con alto grado di probabilità, le ragioni in favore della sua autenticità». Infine, l’invito a metter in relazione i segni della Passione di Cristo con le croci che in ogni tempo hanno segnato e segnano l’umanità: povertà, schiavitù, mancanza di lavoro, malattie. Forse è proprio questa vicinanza a coinvolgere, a spingere la gente verso il pellegrinaggio...

E l’emozione, a caldo, si percepisce negli sguardi dei primi pellegrini che escono dal Duomo, subito dopo aver sostato davanti alla Sindone. Luciano Saglietta Verri, 64 anni, alla prima visita personale al Telo, fatica a trovare le parole: «Un’emozione indescrivibile. Davanti a quell’immagine mi sono venuti pensieri e interrogativi: sul dolore, sulla sofferenza, sul significato del sacrificio di Gesù». E Dora Sampartagui, boliviana, arrivata a Torino da Barcellona, dove vive da anni: «Sono rimasta molto impressionata: ho sentito dentro un’emozione impossibile da spiegare. Per questo, credo, la visita alla Sindone va vissuta, perché il racconto di altri non riesce a renderne l’intensità». Tra i primi pellegrini anche la mamma e il fratello di Francesco Alighieri, uno dei due poliziotti morti un anno e mezzo fa nel casertano, in un incidente stradale, mentre inseguivano un’auto sospetta.
Ma c’è anche - e certo non mancheranno - chi si è prenotato per pura curiosità. Come Rosamaria Rinaldi, a Torino per qualche giorno di vacanza, che però si è lasciata coinvolgere dall’atmosfera: «In mezzo a tanti fedeli anche per chi non crede, come me, l’interesse e il fascino della Sindone sono innegabili». Parole che sembrano corrispondere a quelle con cui il cardinale Poletto al mattino si era rivolto ai politici e ai manager durante l’inaugurazione: «I frutti che auspico da questa ostensione sono la conversione del cuore e l’aiuto concreto offerto agli altri». Ancora: «Se essa farà migliorare la vita sociale e civile della città, ecco che avremo ricevuto la grazia più grande che potevamo attenderci».

Nel primo giorno di ostensione è accaduto anche un fatto curioso: la Sindone è stata oggetto di una «correzione». L’illuminazione, tecnologicamente d’avanguardia non era stata tarata dopo lo spegnimento di alcune lampade. Così, in mattinata il Sacro Lino è apparso assai più «grigio» di quanto poi non sia risultato nel pomeriggio. Nella «giusta luce», dalle 18,30, lo hanno visto oltre 12 mila persone, 480 delle quali provenienti dall’estero. Oggi le visite previste oltre 50 mila. Dall’Italia è giunto il 93% delle prenotazioni ormai prossime al milione e mezzo (i due milioni sono previsti con gli accessi dal portone centrale). Per quanto riguarda l’estero, quasi 60 mila sono le prenotazioni arrivate dai paesi dell’Europa occidentale, 30 mila dall’Europa orientale (10 mila dalla Polonia, 7 mila dalla Russia), 13 mila dal continente americano.

Intanto, incominciano ad affacciarsi ipotesi su possibili, nuove indagini. «Capire come si è formata la Sindone rimane una sfida», ha detto Bruno Barberis, direttore del Centro internazionale di Sindonologia di Torino. «L’analisi sulla datazione effettuata nel 1988 col metodo radio-carbone - ha osservato - ha rilevato una data compresa tra il 1260 e il 1390. Ma ha avuto dei limiti. Non tiene conto del fatto che negli anni potrebbe essersi depositato ulteriore carbonio sul Telo, che poteva essere inquinato da tracce di cotone e materiali vari. Questo ci permette di dire che serve una mappatura nuova. Prima di fare nuove analisi occorre capire quale punto prelevare e come soprattutto pulire il campione».

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