Se dal punto di vista umanitario (vedi riforma sanitaria), Obama ha fatto benissimo da quando è stato eletto presidente degli Stati Uniti, dal punto di vista ambientale è uncompleto disastro. Prima il flop del vertice di Copenaghen, dove ha preso impegni talmente scarsi da farlo risultare il peggiore al mondo, poi la riapertura di vecchie centrali nucleari sul proprio territorio, ed ora addirittura compie una mossa che nemmeno due seguaci del petrolio come Bush padre e Bush figlio sono riusciti ad attuare: trivellare le coste americane in cerca di petrolio.
Secondo il presidente americano, le motivazioni per cui compie questa azioni sono più d’una, ed hanno carattere economico, strategico e politico, ma intanto questa mattina gli ambientalisti si sono alzati talmente sbigottiti che probabilmente pensavano che stessero ancora sognando. Una scelta del genere, di punto in bianco, non se l’aspettava nessuno, ma significa che a breve lungo le coste americane, persino quelle in “pericolo” come quelle dell’Alaska, compariranno le trivellatrici brutte esteticamente e terribili dal punto di vista ecologico.
Le motivazioni, come dicevamo, sono tante. Prima di tutto una questione economica. Gli States hanno bisogno di fare cassa, e le licenze per le trivellazioni fruttano tantissimi soldi. Inoltre, come ha spiegato lo stesso Obama, in questo modo si farà girare l’economia, creando nuovi posti di lavoro, ed in questo momento è proprio quello che ci vuole per uscire dalla crisi. E poi c’è la motivazione politica. Come già fatto per la riforma sanitaria, anche sul cosiddetto “pacchetto clima” i voti favorevoli sono molto incerti, e quindi per cercare di guadagnare quanti più voti possibili dai senatori di entrambi gli schieramenti, Obama ha scelto di accontentare i difensori delle lobby petrolifere, in modo da ottenere il voto favorevole al momento della votazione sulla nuova legge.
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