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24 mar 2010

Downsize: ecco il piano FIAT

Taglio di 5mila dipendenti e dei modelli. Il Lingotto: "Provocazioni da vigilia elettorale"

Fiat, sindacato in rivolta: "Piano inaccettabile"
e sulle indiscrezioni il titolo vola in Borsa


Fiat, sindacato in rivolta: "Piano inaccettabile" e sulle indiscrezioni il titolo vola in Borsa

Operai Fiat alla catena di montaggio

ROMA - Venti milioni di azioni passate di mano in poche ore e il titolo schizzato anche a +4% e fino a sfiorare quota 10 euro. La Borsa ha reagito così alle anticipazioni di Repubblica sul piano di Marchionne per il futuro della Fiat in Italia; un piano che prevede un taglio di quasi 5mila dipendenti, la riduzione dei modelli da 12 a otto e lo scorporo del settore auto dal resto delle attività di gruppo. La presentazione ufficiale del piano è attesa per il 21 aprile al Lingotto, giorno in cui è convocato l'Investors Day.

Sulle indiscrezioni di Repubblica, da Torino è arrivato solo un laconico "no comment". A metà mattina, Ernesto Auci, responsabile Fiat per le relazioni istituzionali, ai microfoni di Sky Tg24 ha parlato di "una provocazione politica a pochi giorni dalle elezioni", senza smentite nel merito di quanto anticipato dal giornale. Ben altre reazioni sono arrivate dal sindacato.

"Queste indiscrezioni sul piano Fiat sono preoccupanti e inaccettabili - dice Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom Cgil - . Si evidenzia anche in questo modo il fatto che il governo deve riconvocare le parti perchè si apra un vero negoziato sul piano industriale della Fiat che non può essere semplicemente annunciato il 21 aprile e comunicato ai sindacati saltando qualsiasi trattativa". Sulla stessa linea il segretario della Fismic, Roberto Di Maulo: "Se venissero confermate le indiscrezioni, la realtà sarebbe peggiore delle più tragiche aspettative. Sono mesi che la Fismic denuncia una situazione che porterà al sostanziale ridimensionamento di Mirafiori e a una drastica riduzione della presenza Fiat nel nostro paese, in particolare a Torino. Tutto questo è avvenuto con l'insipiente complicità di un governo nazionale che non ha mosso un dito per un progetto di politica industriale che costringesse Marchionne a rimanere in Italia, a differenza di tutti gli altri paesi del mondo".


"Non credo che Mirafiori possa essere ulteriormente ridimensionata visto che è già notevolmente dimagrita dal 2000 a oggi", ha detto invece il segretario generale della Fiom piemontese, Giorgio Airaudo: "Mi auguro che ci sia un piano - dice Airaudo - e che non sia quello di cui si parla oggi. Temo che sia solo la conferma di ciò che conosciamo e quindi di un ridimensionamento della Fiat in Italia nascosto da propositi di aumento dei volumi che solo il mercato potrà confermare. La crescita della produzione è affidata infatti a ipotesi di mercato di là da venire". Molto duro il commento di Giorgio Cremaschi, della segreteria nazionale Fiom Cgil: "Il piano Fiat è una vergogna che conferma le nostre peggiori e spesso inascoltate previsioni. La realtà è che la Fiat comincia a lasciare l'Italia con una valanga di licenziamenti".

Maurizio Peverati, segretario della Uilm Piemonte, è preoccupato per le riperussioni sul territorio: "Ormai i segnali sono inequivocabili: la Fiat di Torino rischia di diventare solo una bella boutique dell'auto. Magari un posto dove far passeggiare la famiglie guardando i tanti bei modelli prodotti. Però una boutique che non darà da lavorare e da vivere alla nostra gente". La Fiat, aggiunge Peverati, dovrà "fare i conti con un sindacato che non si arrende a questa interpretazione e a cui non bastano affatto le blande dichiarazioni in cui si dice che qui rimarrà la 'testa' dell'azienda".

L'Ugl metalmeccanici chiede infine al governo di promuovere un incontro tra le parti prima del 21 aprile, giorno di presentazione del piano industriale Fiat: "Se le anticipazioni relative al nuovo piano strategico corrispondessero a verità - dice il segretario generale Giovanni Centrella - , allora dubitiamo fortemente che il Gruppo abbia l'intenzione di salvaguardare realmente i livelli occupazionali in Italia. Il piano anticipato oggi prevede una serie di licenziamenti negli stabilimenti dove si fabbricano auto e mette in forte discussione quelli in cui vengono prodotti motori come l'Fma di Pratola Serra e la Powertrain di Termoli. Adesso non è più possibile attendere ancora: vogliamo capire quali siano realmente le intenzioni del gruppo".

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