UN CENTRO DA 160 POSTI LETTO. SORGERÀ IN VIA CALVINO, ZONA MAC MAHON
Più di 50mila nuovi poveri: padri separati
Il Comune: a Milano è emergenza. Nasce la prima «Casa per il papà» in difficoltà
La «Casa dei papà», dedicata ai padri separati in difficoltà economiche inaugurata a Roma in dicembre dall'assessore alle Politiche sociali, Sveva Belviso (foto Proto) |
L’associazione matrimonialisti italiani ha calcolato che a Milano, tra città e provincia, di uomini che vivono questo tipo di difficoltà ce ne sarebbero, appunto, quasi cinquantamila. Con un mutuo da coprire (quello della vecchia casa), un assegno da versare, un affitto da pagare (per la nuova abitazione). «Il calcolo si fa presto», dice Domenico Fumagalli, responsabile lombardo dell’associazione dei papà separati: «Servono almeno millecinquecento-milleseicento euro». Uno stipendio, in pratica. A volte non basta nemmeno quello. La seconda segnalazione arriva dal tribunale. «Negli ultimi mesi c’è stato un boom di cause per rivedere gli assegni di mantenimento», dice Cesare Rimini, avvocato matrimonialista. In pratica, quello che qualche anno fa un (ex) marito poteva garantire alla ( ex) consorte, ora non è più in grado di garantirlo. E poi c’è la crisi. Fumagalli dice che circola anche una specie di legge di Murphy sul tema: «Ti licenziano? E allora è molto facile che ti separerai». Le ragioni sono sociali, psicologiche, familiari. «Sta di fatto che la nostra associazione — terza spia che s’accende — ha registrato un boom di adesioni proprio dalle zone più colpite dai licenziamenti. L’area di AgrateVimercate, per esempio, dove hanno chiuso diverse aziende».
«Il grande problema rimane la casa», dice Rimini: «È già difficile mantenerne una, immaginarsi due». Una casa pubblica per i papà separati, allora. Il Comune qualcosa ha già provato a fare. Tra gli appartamenti appena requisiti in città alla mafia, un paio di monolocali andranno proprio alle associazioni che tutelano i papà separati. In via Calvino, ma anche in cascina. Una, almeno una, tra le tante abbandonate che si vorrebbero recuperare ( anche) in vista di Expo 2015. «Avevamo chiesto qualche anno fa la cascina San Bernardo, a due passi da Chiaravalle», racconta padre Clemente. C’era anche lo sponsor, per finanziare il restauro. Non se ne fece nulla. «Ci riproveremo».
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