La finale del campionato americano di football (quest'anno tra Indianapolis Colts e New Orleans Saints) resta il programma più visto negli Stati Uniti. La Cbs, che trasmetterà l'evento, è stata costretta ad abbassare il costo dei passaggi pubblicitari e molte aziende, dopo tanti anni di apparizioni, hanno deciso di passare la mano
Il Super Bowl al tempo della crisi. Il 7 febbraio andrà in scena la finale della Lega professionistica di Football americano. In campo, i Colts di Indianapolis e i Saints di New Orleans (con diretta per l'Italia sulla Rai e Sky, e differita su Dahlia Tv). Negli Usa, la Cbs trasmetterà tanta pubblicità in quello che resta il programma più visto d'America (nobilitato anche dal concerto degli Who nell'intervallo). Ma nelle scorse settimane il network televisivo è stato costretto a praticare sconti impensabili.
L'anno scorso, gli spot da 30 secondi venivano venduti per 3 milioni di dollari l'uno, intrattabili. Quest'anno le aziende li hanno comprati al prezzo scontatissimo di 2,7 milioni. E qualcuna - scrive il centro studi "Tns" - è riuscita a strappare lo stesso prezzo di tre anni fa: 2,5 milioni. Il ribasso non ha commosso la General Motors, che rinuncia a pubblicizzare le sue auto per il secondo anno consecutivo avendo ben altri pensieri per la testa. Ed anche la Pepsi, dopo 23 anni di apparizioni, dopo aver infilato nei suoi spot perfino un mito come Bob Dylan, ora passa la mano. Non farà pubblicità alle sue bevande in questa edizione del Super Bowl e proporrà solo qualche inserzione di una società satellite (la Frito Lay, che vende patatine). In venti anni di partite, la Pepsi è stata l'azienda che più ha investito nell'evento. Ha speso 254 milioni di dollari, seconda solo alla Anheuser-Busch (quella della birra Bud) che svetta con 311.
Sarà in onda invece lo spot anti-abortista di "Focus on the family", un gruppo cristiano tradizionalista. Mentre la Cbs ha rifiutato quello di un sito di appuntamento omosex. Negli ultimi venti anni, le dirette televisive del Super Bowl hanno ospitato la bellezza di 1.400 spot, che hanno descritto agli americani le doti prodigiose delle automobili, delle bevande, dei cellulari, perfino delle bare. Le aziende di mezzo mondo hanno staccato un assegno da 2,17 miliardi di dollari, in questi venti anni, pur di essere della festa. I re della pubblicità, d'altra parte, hanno sempre consigliato di infilare la pubblicità dentro il Super Bowl: "L'evento - spiega Mark Nesbitt del centro studi "Tns" - raggiunge fino a 98 milioni di consumatori statunitensi, in tutto il Paese e nello stesso momento. E' davvero il bello della diretta". Che poi diretta non è più, ormai. I network tv fanno di tutto per proteggere il Super Bowl e i suoi spot milionari dagli imprevisti. La colpa è di Justin Timberlake. Nel 2004, il cantante pensò bene di strappare il reggiseno a Janet Jackson, che interpretava con lui, dal vivo, il pezzo "Rock your body". Seguirono polemiche e cause legali. Ed ora il Super Bowl è trasmesso in differita, sia pure di una manciata di secondi, per tagliare scene impreviste o sgradite.
In Italia, l'evento andrà in onda sul canale Dahlia Sport alle ore 21:30 dell'8 febbraio (dunque in differita). Su Sky, l'evento è visibile in diretta nella notte dell'8 febbraio (sul canale Espn America, al numero 214). La Rai infine lo propone, anch'essa in diretta, su RaiDue dalla mezzanotte.
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