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15 feb 2010
Huis Clos Sur le Net, l'esperimento
l lancio dell’esperimento dei cinque giornalisti di diverse radio francofone che hanno provato ad isolarsi dal mondo tenendosi informati e informand solo tramite Twitter e Facebook, ha ottenuto al principio una certa eco. Ma, adesso che Huis clos sur le Net si è concluso, molti pochi sono stati i siti interessati a conoscerne l’esito. Forse per una sorta di preconcetto che si è creato intorno a questa analisi un po’ insolita, vista come l’ennesimo tentativo dei media più autorevoli di discreditare l’informazione diffusa dai social network.
Oggi Lsdi, pubblica le testimonianze di quei cinque giorni alle prese con cinguettii e alert status, di Benjamin Muller (FranceInfo), Nour-Eddinne Zidane (FranceInter), Nicolas Willems (Rtbf) e Janic Tremblay (Radio Canada).
A dispetto delle difficoltà evidenziate lavorando unicamente con le reti sociali, le conclusioni non sono poi così scontate come si poteva prevedere.
In sintesi:
la verifica delle fonti diventa un’operazione complicata, per quantità e velocità del flusso di notizie;
la gerarchia dà ampio rilievo alle soft news e al gossip piuttosto che all’informazione internazionale o politica;
ci vuole un bel po’ di tempo per farsi una “buona rete” di contatti;
Ma in conclusione, social media e media tradizionali non risultano essere in opposizione, si tratta piuttosto di due reti complementari: una informa, l’ altra diffonde. I giornalisti sono tenuti a prendere in seria considerazione il fenomeno per evitare di farsi trovare impreparati, così come già è accaduto con i blog, all’inizio considerati ‘’niente di importante’’ e poi divenuti parte integrante dei grandi media.
E’ in agenda anche un altro esperimento, questa volta finalizzato a capire cosa accade quando ci si informa solo tramite i telegiornali. Mi sono fatta un’idea di quale sarebbe l’esito in Italia.
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