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15 gen 2010

Il nobel per la pace ad Internet

OSPITE AL FESTIVAL DELLA SCIENZA DI ROMA

«Il Nobel per la pace lo merita Internet,
molto più che Barack Obama»

Nicholas Negroponte appoggia la candidatura della Rete per il premio 2010: «È un'arma di educazione, ma no a limiti sul web, puntare sull'istruzione»


Nicholas Negroponte con il pc per bambini
Nicholas Negroponte con il pc per bambini
ROMA
- Nel'95 scriveva «Essere digitali». Quindici anni dopo «quella rivoluzione tecnologica non c'è più», ma scriverebbe subito «Essere digitali 2», perché «ora la rivoluzione è culturale». Ed è per questo che Internet può aspirare al prossimo Premio Nobel per la Pace. E Nicholas Negroponte, guru della Rete delle reti, fondatore del MediaLab del Mit, diventa uno dei primi promotori della candidatura al prestigioso riconoscimento svedese lanciata dall'edizione italiana di Wired di cui il Premio Nobel Shirn per la Pace del 2003 Shirn Ebadi è prima firmataria. Proprio nei prossimi giorni, il direttore della rivista Riccardo Luna andrà ad Oslo per formalizzare la richiesta: i nomi da presentare sono quelli di Larry Roberts, Vint Cerf e Tim Berners Lee, considerati i padri di Internet.

«PIU' MERITATO DI OBAMA» - «Altroché Obama!», sorride il professore newyorchese arrivato a Roma per il Festival delle scienze. «È internet il vero promotore di pace, anzi, come dico da sempre è "un'arma di educazione alla pace", perché ha più voce in assoluto sulla pace lui che qualsiasi altro, tutti leggono internet!». Quindi, «merita il Nobel molto di più del presidente Usa, di cui resto un convinto sostenitore ma che di pacifico non ha fatto nulla, anzi, pensiamo alla contraddizione di aver inviato nuove truppe in Afghanistan: dovevano giudicare dopo la sua presidenza, non prima».

La copertina di «Wired Italia» che candida Internet al Nobel per la Pace 2010
La copertina di «Wired Italia» che candida Internet al Nobel per la Pace 2010
RIVOLUZIONE CULTURALE
- Ma l'educazione, tutta l'educazione dice Negroponte, «passa e passerà sempre più attraverso la rete». Ci crede il prof. E si stupisce del fatto che «in Italia così pochi navighino, solo metà della popolazione, perché?». Lui che invece dell'educazione tramite la nuove tecnologie ha fatto il suo credo e che tempo fa ha lanciato il progetto «One Laptop per Child», un pc per ogni bambino, e che oggi felice racconta: «Li abbiamo portati in 35 Paesi del mondo, tradotti in 19 lingue, lo hanno in mano un milione e mezzo di bambini nel mondo». Peru e Rwuanda sono gli ultimi Paesi raggiunti dal computerino portatile per bimbi: «È incredibile, vai nella capitale Lima e non ne trovi uno, ma se ti incammini nei villaggi riesci a vedere bambini con il pc in mano». Ecco la rivoluzione culturale. «In Africa non ci sono elettricità né linee telefoniche, ma il nostro pc non ne ha bisogno, ognuno contiene cento libri: sapete che significa distribuire 10mila libri ad un villaggio africano? Dare delle possibilità».

«NESSUN LIMITE» - Il resto lo fa poi la Rete. Limiti, leggi, regole? «Nessuna», dice Negroponte che quasi si scandalizza quando sente del presidente del Senato italiano che ha definito «Facebook peggio del terrorismo anni '70» invocando una legge per il web: «Una sciocchezza, sulla Rete non servono leggi o regole, quelle devono arrivare prima». Lo chiama «self control: una specie di accordo non scritto che gli utenti di Internet devono adottare per autoregolamentarsi», anche se «purtroppo, certo, la parte oscura del web esiste: è una cosa cui bisogna confrontarsi, che c'è e con cui è necessario convivere, come lo spam, ma è è necessario puntare sulla qualità della libertà, non sulla sua eliminazione». E nessuna legge risolverebbe il problema: «Inutile, sarebbe come dare la colpa del terrorismo ai telefoni cellulari, l'abuso si combatte con l'educazione, non con i divieti».

IL FUTURO- Ma internet è così onnipotente e cancellerà tutto il resto? Sì, secondo Nicholas Negroponte. «Non si cancella, si trasforma». Anche i giornali? «L'informazione non dipende dalla carta», dice. Anzi, «il giornalismo è una professione in crescita, i giornalisti sono dei blogger professionisti, il web dà maggiori possibilità per inchieste e commenti».
Ma sul dibattito «far pagare o no l'informazione sul web» non ha risposte: «Se fosse così facile pagare in Rete, pagherei per tutto, ma non è così, quindi bisogna trovare una soluzione». Però l'errore, aggiunge, «è cercare un unico modello, quando invece bisogna trovarne tanti e diversi, non esiste una sola risposta». Ma intanto lui la sua soluzione la mette in pratica tutti i giorni: «Sono anni che io non ho più carta nella mia vita: libri, giornali, lettere, bollette, sparita la carta dalla mia casa, e piano piano sparirà da tutte le case». Stesso destino dei libri, secondo il prof: «Fisicamente non ci saranno più sostituiti da quelli elettronici», che si chiamino Kindle o Skiff, poco importa, «però, attenzione, non sparisce la cultura, ha solo un altro mezzo di diffusione», rassicura.

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