OSPITE AL FESTIVAL DELLA SCIENZA DI ROMA
«Il Nobel per la pace lo merita Internet,
molto più che Barack Obama»
Nicholas Negroponte appoggia la candidatura della Rete per il premio 2010: «È un'arma di educazione, ma no a limiti sul web, puntare sull'istruzione»
Nicholas Negroponte con il pc per bambini |
«PIU' MERITATO DI OBAMA» - «Altroché Obama!», sorride il professore newyorchese arrivato a Roma per il Festival delle scienze. «È internet il vero promotore di pace, anzi, come dico da sempre è "un'arma di educazione alla pace", perché ha più voce in assoluto sulla pace lui che qualsiasi altro, tutti leggono internet!». Quindi, «merita il Nobel molto di più del presidente Usa, di cui resto un convinto sostenitore ma che di pacifico non ha fatto nulla, anzi, pensiamo alla contraddizione di aver inviato nuove truppe in Afghanistan: dovevano giudicare dopo la sua presidenza, non prima».
La copertina di «Wired Italia» che candida Internet al Nobel per la Pace 2010 |
«NESSUN LIMITE» - Il resto lo fa poi la Rete. Limiti, leggi, regole? «Nessuna», dice Negroponte che quasi si scandalizza quando sente del presidente del Senato italiano che ha definito «Facebook peggio del terrorismo anni '70» invocando una legge per il web: «Una sciocchezza, sulla Rete non servono leggi o regole, quelle devono arrivare prima». Lo chiama «self control: una specie di accordo non scritto che gli utenti di Internet devono adottare per autoregolamentarsi», anche se «purtroppo, certo, la parte oscura del web esiste: è una cosa cui bisogna confrontarsi, che c'è e con cui è necessario convivere, come lo spam, ma è è necessario puntare sulla qualità della libertà, non sulla sua eliminazione». E nessuna legge risolverebbe il problema: «Inutile, sarebbe come dare la colpa del terrorismo ai telefoni cellulari, l'abuso si combatte con l'educazione, non con i divieti».
IL FUTURO- Ma internet è così onnipotente e cancellerà tutto il resto? Sì, secondo Nicholas Negroponte. «Non si cancella, si trasforma». Anche i giornali? «L'informazione non dipende dalla carta», dice. Anzi, «il giornalismo è una professione in crescita, i giornalisti sono dei blogger professionisti, il web dà maggiori possibilità per inchieste e commenti».
Ma sul dibattito «far pagare o no l'informazione sul web» non ha risposte: «Se fosse così facile pagare in Rete, pagherei per tutto, ma non è così, quindi bisogna trovare una soluzione». Però l'errore, aggiunge, «è cercare un unico modello, quando invece bisogna trovarne tanti e diversi, non esiste una sola risposta». Ma intanto lui la sua soluzione la mette in pratica tutti i giorni: «Sono anni che io non ho più carta nella mia vita: libri, giornali, lettere, bollette, sparita la carta dalla mia casa, e piano piano sparirà da tutte le case». Stesso destino dei libri, secondo il prof: «Fisicamente non ci saranno più sostituiti da quelli elettronici», che si chiamino Kindle o Skiff, poco importa, «però, attenzione, non sparisce la cultura, ha solo un altro mezzo di diffusione», rassicura.
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