Le firme del Sole 24 Ore hanno discusso per scegliere la persona dell'anno 2009 nell'economia italiana. Tanti nomi vagliati, tutti autorevoli e sostenuti da eccellenti ragioni. L'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne che ha rilanciato il marchio, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, prima donna nel ruolo giusto durante la crisi, il governatore di Bankitalia Mario Draghi e altri. Alla fine la scelta - per i motivi che leggete in questa pagina - è caduta sul ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Accanto ai leader del 2009 e ai loro piani per il 2010, abbiamo selezionato le imprese italiane, note e start up, che hanno brillato. Il professor Marco Fortis ha spiegato sul Sole perché le nostre aziende sanno battersi con successo nel mondo e il guru del Financial Times Martin Wolf ha scritto ieri che Usa e Regno Unito ci invidiano questo network produttivo. Grazie a queste personalità, e a questi brand, l'Italia può guardare con fiducia al 2010.
1) L'uomo dell'anno è Giulio Tremonti
Il ministro dell'Economia ha tenuto fermo il timone italiano nella tempesta della crisi
È Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, l'uomo dell'anno economico italiano 2009, secondo il panel del Sole 24 Ore. Nato a Sondrio nel 1947, professore all'università di Pavia, autore di best seller critici sulla globalizzazione e il "mercatismo", capace di passare le notti sui saggi della New York Review of Books, discutere a brutto muso alla Bocconi con gli economisti Monti e Tabellini, amato, rispettato, criticato, temuto ma alla fine eletto al quinto posto dei ministri economici europei dal Financial Times. Nella crisi più grave dal '29 Tremonti ha accentrato nelle sue mani il timone economico, spesso scontrandosi con i colleghi di governo. Recuperando circa 95 miliardi di euro con lo scudo fiscale (coadiuvato dall'inesauribile direttore delle entrate Attilio Befera), misura lodata da Le Monde, blindando la Finanziaria, non cedendo sulle richieste di spesa, Tremonti ha dato, nel caos politico, almeno un punto di riferimento chiaro. Il suo stile alla Mourinho può non piacere, troppo solitario, la competenza screziata dal narcisismo, qualche litigio superfluo: ma amici e nemici sanno sempre qual è la direzione e, in un'Italia che non sta guadagnando punti nel mondo, Tremonti è rispettato dai colleghi europei e americani. Aver fatto doppiare il capo più insidioso della crisi mondiale al nostro paese gli merita la nostra scelta di uomo del 2009. Nel 2010 lo attendono nuove sfide, politiche e personali. Contribuire in prima persona al clima di dialogo che inneschi le cruciali riforme economiche. Passare dal rigore ferreo del 2009 a una linea di sviluppo, sostegno, innovazione e investimenti per le aziende che, concordata in una pax bancaria e istituzionale vera, possa avviare per l'Italia l'uscita dalla crisi sì, ma anche dal formidabile ristagno del passato. Un Tremonti maturato al ruolo di statista, capace di ascoltare le critiche non come polemica sterile ma come dibattito intellettuale, il Tremonti che sa presiedere, per esempio, con eccellenza l'Istituto Aspen, senza più attriti, può ridare fiducia ai marchi, velocizzare le start up, creare con le istituzioni, le banche, i laboratori, le imprese e le università un network italiano che recuperi il passo perduto nella crisi e confermi il nostro paese leader nel XXI secolo. È questo il nostro augurio 2010, complimentandoci intanto con Giulio Tremonti
2) Sergio Marchionne
57 anni
Amministratore delegato Fiat
Ha rilanciato la Fiat dandole concrete possibilità di giocare un ruolo da protagonista nel mercato dell'auto. Il colpo da maestro è lo sbarco negli Stati Uniti
Una Ferrari l'ha sfasciata in autostrada, ma la Fiat l'ha riportata negli Stati Uniti, meritandosi l'elogio di Obama e facendo della sfortunata Chrysler una caravella per far sbarcare ancora Torino a Detroit. L'uomo del pullover, un italiano della diaspora con il papà carabiniere, un leader che ha messo ordine nel caos della grande industria ma senza faide e personalismi, coordinandosi con i leader storici come Gianluigi Gabetti e l'erede di Gianni Agnelli, John Elkann. Il 2010 si attende da Marchionne risanamento in Italia (senza inciampare su Termini) e una Fiat multinazionale e «verde» che ripeta le glorie degli anni del boom economico.
Una Ferrari l'ha sfasciata in autostrada, ma la Fiat l'ha riportata negli Stati Uniti, meritandosi l'elogio di Obama e facendo della sfortunata Chrysler una caravella per far sbarcare ancora Torino a Detroit. L'uomo del pullover, un italiano della diaspora con il papà carabiniere, un leader che ha messo ordine nel caos della grande industria ma senza faide e personalismi, coordinandosi con i leader storici come Gianluigi Gabetti e l'erede di Gianni Agnelli, John Elkann. Il 2010 si attende da Marchionne risanamento in Italia (senza inciampare su Termini) e una Fiat multinazionale e «verde» che ripeta le glorie degli anni del boom economico.
3) Emma Marcegaglia
44 anni
Presidente Confindustria
Per aver risposto all'impegno di guidare Confindustria durante la crisi con disciplina e innovazione e aver chiesto con determinazione impegni «veri» al governo
Gli industriali italiani hanno assegnato la responsabilità di presidente di Confindustria a una donna, Emma Marcegaglia, all'alba della crisi più feroce dal '29. E Marcegaglia ha reagito all'impegno con disciplina e innovazione, alla testa di un'associazione che raccoglie ora i giganti dell'energia e delle aziende ex pubbliche accanto al sistema nervoso di 5 milioni di piccole imprese. Severa nel richiedere al governo impegni «veri» quando ci si limitava a parlare, nel dibattere con le banche per evitare il credit crunch, elogiata dalla stampa anglosassone, Marcegaglia è attesa ora dal 2010 centenario di Confindustria per confermare l'associazione come fulcro dell'innovazione italiana.
4) Mario Draghi
62 anni
Governatore Banca d'Italia
Per essere esempio di serietà nel paese e simbolo di credibilità all'estero. Senza cedere mai al populismo anti-bancario o ai corteggiamenti della politica
Accelerando a fine 2009 nella corsa alla presidenza Bce, Mario Draghi ha rafforzato la sua immagine internazionale di leader del Financial Stability Board. Il suo recente tour europeo ha presentato un manifesto completo ed equilibrato. Una sobria strigliata ai banchieri della City ha innovato la lettura della crisi e dei suoi sbocchi. E ha fatto capire ai mercati che Draghi non scherza affatto. Senza entrare nelle camarille politiche né cedere al populismo «antibanca», Draghi ha però parlato con rigore di regole e innovazione, come un «Napolitano dell'economia». Esempio di serietà in un paese confuso, capace di critiche allo status quo e di proporre progetti innovativi.
5) La banca italiana
Per aver creato una rete di sostegno che ha permesso di superare la crisi e per aver capito che una pax bancaria con il ministro Tremonti è necessaria per la ripresa
Non sono state stagioni facili per i banchieri, ovunque nel mondo. Ma mentre nomi gloriosi della finanza crollavano come castelli di carte, le «banche italiane» che qui riconosciamo globalmente come leader del 2009 hanno tenuto. Passera, Profumo, Geronzi, Nagel, Pagliaro e tanti altri - storie, curriculum e visioni diverse - hanno creato una rete di sostegno carente in altre realtà. Pur tra errori e deviazioni, reggendo a una campagna populista «dalli alle banche», ritessendo una pax bancaria con Tremonti, i «banchieri italiani», forti del risparmio nazionale, possono impegnarsi ora nella ripresa 2010.
6) Roberto Saviano
30 anni
Scrittore, autore di «Gomorra»
Per aver lodato l'impegno del mondo dell'industria nella lotta alla criminalità organizzata, rinforzando l'idea di un meridione del futuro libero dalle mafie
In una recente intervista a Panorama lo scrittore Roberto Saviano ha lodato l'impegno di Confindustria contro la criminalità organizzata al Sud: lo segnaliamo dunque tra gli uomini dell'economia 2009 come simbolo di un Mezzogiorno che sa che, senza legalità, non ci sarà ripresa. Leader come Ivan Lo Bello, Antonello Montante, Cristiana Coppola lavorano per un'industria che porti al Sud benessere e circolo virtuoso di lavoro e professioni, togliendo consenso sociale a mafie e camorre. Primo critico della mafia globalizzata, Saviano è per tanti giovani la prova che il Meridione del futuro s'è liberato da Cosa Nostra. E nel mondo «il caso Saviano» prova che questo futuro è già il presente.
7) Astorre Terruzzi
Presidente Terruzzi Fercalx
Per essere modello vincente di azienda di medie dimensioni che osa una grande operazione finanziaria all'estero e cerca di conquistarne il mercato dall'interno
Piccoli, lungimiranti e vincenti sullo scenario mondiale. La Terruzzi Fercalx di Spirano, 60 dipendenti e 25 milioni di fatturato, ha lanciato un'Opa sulla Vulcan Engineers (impiantistica industriale), società indiana quotata al Bombay Stock Exchange di Mumbai. È la prima Opa italiana in India. L'azienda bergamasca, guidata da Astorre Terruzzi, progetta e realizza impianti industriali ed esporta l'80% dell'attività: l'operazione, che sarà chiusa l'11 gennaio 2010, è impegnativa ma dimostra grande lungimiranza. L'economia indiana sta crescendo a ritmi vertiginosi e ha sete d'impianti e infrastrutture: con l'Opa Terruzzi Fercalx conquista una posizione di primo piano anche per partecipare ai bandi di gara per le infrastrutture pubbliche.
8) Paolo Scaroni
63 anni
Amministratore delegato Eni
Per aver saputo guidare durante un anno difficile per tutta l'industria petrolifera mondiale un'azienda che si conferma macchina da profitti
«Posso tranquillizzare gli investitori: la solidità finanziaria dell'Eni ce l'ho bene in testa e viene prima di qualsiasi cosa». Così Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, ha risposto alle critiche del fondo americano Knight Vinke sulla strategia del gruppo e sulle ultime acquisizioni in Uganda. Scaroni ha dalla sua le cifre. In un anno complesso per l'industria petrolifera mondiale, l'Eni ha rassicurato gli investitori sul dividendo, e ha approvato un rendiconto al 30 settembre che la conferma come una macchina da profitti. I dati in euro dei nove mesi – favoriti da un deprezzamento della divisa europea su quella Usa – evidenziano ricavi per 61,15 miliardi, un utile operativo di 9,6 miliardi e un flusso di cassa di poco inferiore a 9,7 miliardi.
9) Marina Berlusconi
43 anni
Presidente di Fininvest
Per essere veicolo e immagine della industriale di successo all'estero, acclamata mese dopo mese da tutte le più prestigiose testate straniere
L'ultima grande testata internazionale a inserire Marina Berlusconi nell'enclave dei protagonisti del 2009 e tra le donne più potenti del mondo è stato il quotidiano francese Le Figaro, che l'ha definita «una zarina». «Tale padre, tale figlia – ha scritto il quotidiano –. Marina è il ritratto di Silvio Berlusconi. Stessa iperattività, stessa cultura del merito. Un temperamento istintivo e determinato». A 43 anni, Marina Berlusconi è classificata come la donna più potente d'Italia dalla rivista americana Forbes e al 33° posto nel palmares mondiale del potere femminile davanti a protagoniste della politica e dell'economia come Nancy Pelosi, Hillary Clinton e Michelle Obama. Tutto meritato.
10) Carlo De Benedetti
75 anni
Presidente Gruppo L'Espresso
Per l'impegno con cui sta difendendo il valore economico dell'informazione, diventando il «Murdoch italiano» che studia nuove strade per il futuro dei media
Mentre i giornali languono nel mondo i suoi tengono. Sarà per l'antiberlusconismo militante che ha il suo mercato, sarà per la cura ferrea della signora Mondardini, ma tengono. Il Sole 24 Ore riconosce però in Carlo De Benedetti un leader 2009 per l'impegno con cui sta difendendo il valore economico del contenuto dell'informazione, saccheggiato da troppi siti su internet. Un rischio non solo per gli editori e i giornalisti, ma soprattutto per la democrazia, che non può vivere senza informazione di qualità. Come Murdoch nel mondo anglosassone, De Benedetti sta studiando nuove strade contro i «barbari» del tutto gratis, per valorizzare internet senza uccidere la stampa.
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