«Togliere Silvio dal suo inno?
È un problema di metrica»
L'autore di "Meno male che Silvio c'è": il premier vuole sostituire il suo nome con «noi». Ci lavoro giorno e notte
MILANO - Il problema è tutto metrico. Perché bisogna trasformare la frase «presidente siamo con te/meno male che Silvio c'è» in «presidente siamo con te/meno male che noi ci siamo». La rima salta e allora modificare il ritornello, mantenendone intatta l'orecchiabilità, diventa un grattacapo. Lo sa bene Andrea Vantini. Lui è l'autore dell'inno azzurro dedicato a Silvio Berlusconi. E per fare cosa gradita al Cavaliere, da una decina di giorni a questa parte, lavora incessantemente a una nuova versione dell'inno.
LA BATTUTA - Tutto ha inizio da una battuta in pubblico del premier. È il 2o dicembre. Il Cavaliere si collega telefonicamente con piazza Brà a Verona dove è in corso una manifestazione del Pdl. L'aggressione in piazza Duomo è storia di una settimana prima e il presidente del Consiglio torna sulla questione. «Il clima d'odio influenza le menti labili», sostiene. In piazza Brà il termometro segna meno cinque gradi, ma il centrodestra veronese riscalda la piazza. Berlusconi conclude il suo intervento e resta collegato da Arcore. Da piazza Brà parte «Meno male che Silvio c'è» e lui si commuove. Poi la battuta. «Credo che dovremmo cambiarlo in "Menomale che tutti noi ci siamo" - dice al termine del brano - e ora dovremo essere ancor più determinati a lavorare con sempre maggiore passione e forza nell'interesse di tutti per il futuro dei nostri figli, andando avanti con entusiasmo».
REGALO AL PREMIER - Parole suonate come un monito per Vantini, che in piazza Brà c'era. Da quel giorno, nella sua casa a Pescantina, il 40enne menestrello del Cavaliere si dedica, anima e corpo, giorno e notte, alla nuova versione dell'inno azzurro. «Magari si tratta solo di una battuta in pubblico, ma se riuscirò a superare il problema metrico, invierò una copia del nuovo brano a Marinella, la segreteria del presidente del Consiglio». Gli sforzi di Vantini sono in realtà una sorta di regalo di Natale a Berlusconi. Nessuno, dal 20 dicembre ad oggi, lo ha mai contattato per invitarlo a rimetter mano al suo brano. E una telefonata diretta del presidente del Consiglio non è un'ipotesi remota. «Quando dovevamo mettere a punto l'inno, il presidente alzava il telefono e chiamava», racconta Vantini. Al momento però il telefono ancora tace. Il menestrello del Cavaliere non sembra preoccupato. Anzi, problemi di metrica a parte, è quasi inorgoglito. In fondo, «al popolo del Pdl l'inno piace così com'è».
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