Il personaggio Israeliano, 39 anni: «Li comprano anche gli arabi»
«Ho copiato Cruise»
Ofer Adler: le sue «faccine» su 300 milioni di mail al mese
TEL AVIV — Gli andò più o meno come a chi vince il Superenalotto: minimo investimento, il prezzo del biglietto di «Mission: Impossible», rendimento da centinaia di milioni l’anno. La differenza è che in quelle due ore di film, in quel cinema di Tel Aviv, in quella sera del 1996, il biglietto non bastava e, per aiutare la fortuna, il giovane broker Ofer Adler ci mise anche un’idea meravigliosa. Il colpo di scena: «C’è un momento in cui Tom Cruise manda una email. Sullo schermo, quando clicca, si vede il disegnino d’una busta che si chiude e vola via. 'Cool!', mi sono detto, che forza, chissà dove si trova quel programma. Il giorno dopo mi sono messo a cercarlo, ma non esisteva, era solo una fantasia degli sceneggiatori del film: nonostante tutte le innovazioni della computer grafica, il mondo delle email era lo stesso da anni. Allora avevo 26 anni, ero già stanco del mio impiego alla Borsa di Tel Aviv, quella vera dove ci si sgolava e si correva, non quella telematica di oggi. Pensai: perché non inventare qualcosa di divertente per chi manda messaggi? Mi misi a lavorarci con mio cugino Yaron, mago dei computer. E c’inventammo gli emoticons, poi le stelline, poi le musichette...».
Nelle stradine di Moshav intorno a Tel Aviv, dove abita, l’amministratore delegato d’IncrediMail gira in maglietta e sandali. A 39 anni, ha la zazzera nera degl’inizi e nemmeno il suo lattaio, quando passa in bicicletta, sa che quel tipo ha 110 dipendenti, sta quotato al Nasdaq e fa funzionare uno dei grandi successi d’imprenditoria web. Ogni mese, 300 milioni di mail e di sms navigano in tutto il mondo portandosi appresso le faccine, gli sfondi animati, gli effetti 3D inventati dalla società di Ofer. I programmi d’IncrediMail coi cuoricini e i pupazzetti vengono scaricati 80 milioni di volte in cento Paesi diversi. «Dopo Outlook Express, la nostra è diventata la più popolare delle applicazioni email: abbiamo dato alla gente quel che voleva».
Nella Silicon Valley israeliana — i compound in gara con americani, indiani e giapponesi nell’invenzione di biotecnologie, telecomunicazioni, armamenti e sistemi agricoli —, i pupazzetti d’IncrediMail li chiamano l’«incredibusiness»: appena sfiorati dalla crisi globale, zero debiti e utili alle stelle, hanno fronteggiato anche la piccola crisi delle email (scavalcate da Skype, Twitter...) con una messaggeria istantanea per i giovanissimi e un programma per foto digitali.
Un mercato per ragazzini? Tutt’altro: il 69 per cento degli utenti di Ofer spesso è fra i 40 e i 50 anni ed è disposto a spendere anche di più. «Quel che conta, è sfruttare la circolazione virale di questi prodotti. Il 90 per cento dei nostri utenti li vede in qualche messaggio e li scarica all’istante».
La società compie dieci anni ma Ofer e suo cugino Yaron, che fa il presidente, non preparano grandi celebrazioni. Meglio non apparire troppo e basta vedere il quartier generale della società, anonimo capannone a Ramat Ha’hayal: «Essere israeliani non ci ha mai creato problemi. Tanto ci conoscono poco anche qui: l’altro giorno giravo con la mia auto, un tizio ha visto lo sticker d’IncrediMail e mi ha detto che lo usa anche lui. Poi mi ha chiesto dove si trovassero, quegli adesivi. Gli ho detto: è la mia società, se passi da me te ne regalo un po’. Non ci credeva, sosteneva che è una compagnia californiana. Coi nostri clienti, del resto, noi parliamo solo via internet. Fossimo in un business dove devi chiamare al telefono, ci sarebbe qualche rischio, ma così... Molti che ci scaricano, chissà, sono di sicuro arabi integralisti. Ma che ne sanno? E poi, che cosa conta?».
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