La classifica di Forbes Entra un’indiana, escono le cinesi
Donne più potenti, il primato dell’economia
Marina Berlusconi tra le prime 100, più su di Michelle Obama
ROMA — Il cancelliere tedesco Angela Merkel guida per il quarto anno consecutivo la classifica Forbes delle cento donne più potenti del mondo. Il periodico statunitense riconosce alla Merkel di aver «tirato fuori» dai guai economici la Germania prima del previsto e si dice certo che a settembre vincerà il secondo mandato. Confermate al secondo e al terzo posto le americane Sheila Bair (presidente del Federal deposit insurance) e Indra Nooyi numero uno della PepsiCo. Marina Berlusconi, come nella passata classifica, è l’unica italiana cui Forbes riconosce potere nella scala internazionale dei valori e guadagna una posizione passando dal 34 al 33mo posto. L’altra italiana di «peso» Giuliana Benetton è uscita dalle top 100 nel 2008, così la figlia del capo del governo e presidente del gruppo Fininvest guida in solitario la «cordata» italiana sempre che non si voglia comprendere anche Sonia Gandhi, attuale presidente del partito nazionale indiano, che tra l’altro è salita dal 21 al 13mo gradino.
La lista, destinata a corroborare i magri notiziari di mezza estate, propone molte sorprese. Personaggi come Condoleezza Rice (7 nel 2008) e Laura Bush (44) vengono spietatamente messi da parte per ovvi motivi politici ma anche Christiane Amanpour, la potente numero uno dei corrispondenti esteri della Cnn, viene depennata. Fa il suo ingresso un po’ più in alto della precedente first lady, Michelle Obama con il numero 40. Nel presentare la loro fatica giornalistica, Mary Ellen Egan e Chana R. Schoenberger, notano che nel mondo il ruolo delle donne sta aumentando sensibilmente «mentre nelle strade di Teheran protestano contro la brutale repressione dei dissidenti e Aung San Suu Kyi rischia altri 18 mesi di carcere nel suo ruolo di leader dell’opposizione in Birmania». Ma il potere, quello almeno riconosciuto da Forbes , va in larga misura alle 27 donne al vertice di multinazionali. Solo dieci hanno un ruolo politico come primo ministro o in cariche istituzionali. Per quasi un terzo la lista si rinnova. I nuovi ingressi sono infatti 26, il più famoso dei quali è senza dubbio la moglie di Barack Obama. Seguita da Sonia Sotomayor, il nuovo presidente della Corte suprema di giustizia Usa, dalla indiana Chanda Kochhar, Ceo di Icici Bank, da Ann Veneman, direttore esecutivo dell’Unicef, dal primo ministro del Bangladesh Hasina Waje e dell’Islanda Johanna Sigurdardottir.
Quello che colpisce di più, nella versione 2009 della pregiata classifica, è l’avanzata delle donne statunitensi che — nonostante la crisi, o forse proprio per questo — passano dalle 55 presenze dell’anno scorso alle attuali 63. In compenso sono scomparse dalla tavola internazionale del potere femminile le due russe e le quattro cinesi che rompevano la monotona lista delle anglosassoni. Le donne «sole» non sono poche. La Germania ha la Merkel e basta, l’Italia Marina Berlusconi, la Spagna Ana Patricia Botin (presidente di Banesto), l’Argentina Cristina Fernandez, l’Australia Gail Kelly, numero uno di Westpac, la Svizzera Margaret Chan, direttore generale World Health organization. Gli Emirati Arabi Uniti che fanno il loro ingresso rappresentati dal ministro dell’economia Sheikha Lubna Al Qasimi.
Meglio per le francesi (tre in tutto guidate al Anne Lauvergeon, capo esecutivo di Areva, che guadagna la nona poltrona), per le indiane anche loro in tre e per le inglesi che raggiungono il numero di quattro capitanate da Cynthia Carroll, chief esecutive di Anglo American. Il metodo con cui Forbes redige la classifica è noto: non basta la popolarità o la celebrità, quello che conta è l’influenza in grado di esercitare. Per valutarla i tecnici Forbes misurano il fatturato nel caso di donne manager o il Pil nel caso delle politiche ai quali aggiungono le citazioni sui media, premi e riconoscimenti professionali vari.
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