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23 gen 2009

Obama e la Casa Bianca low-tech


Software vecchi, e-mail a singhiozzo.
La nuova amministrazione alle prese con numerosi intoppi tecnologici dopo l'insediamento



NEW YORK – I geni della comunicazione web che hanno gestito la campagna elettorale più high-tech della storia sono in crisi. Nonostante due mesi di preparativi per la transizione, lo staff di Barack Obama è rimasto di stucco di fronte agli intoppi burocratici, tecnologici e di sicurezza all’interno di una Casa Bianca non certo al passo con l’era di Youtube e Facebook.

«Burocrazia paralizzante, linee telefoniche scollegate, software obsoleti, caselle di posta elettronica inesistenti ed email private proibite», denuncia il Washington Post secondo cui «se la campagna di Obama incarnava il futuro dell’Iphone», i primi giorni dell'amministrazione Obama «assomigliano ad un ritorno al telefono rotativo».

Dopo un debutto super-sprint, perfino il sito ufficiale della Casa Bianca www.whitehouse.gov si è inceppato. Da martedì a giovedì è rimasto praticamente bloccato, non riuscendo a trasmettere agli americani affamati di notizie fresche il frenetico ritmo delle prime iniziative presidenziali. «Il Presidente non ha ancora emesso alcun ordine esecutivo», continuava a recitare il sito, molte ore dopo che Obama aveva già emesso storici provvedimenti su Guantanamo, i salari degli impiegati alla Casa Bianca e il Freedom of Information Act.

Alcuni giovani staffer obambiani, avvezzi a lavorare col Mac, si sono ritrovati davanti computer con programmi Windows in versioni vecchie di sei anni. I portatili, insufficienti, sono stati assegnati soltanto a un pungo di impiegati nella West Wing. E poiché ogni attività della Casa Bianca dev’essere documentata per gli Archivi Nazionali, nessuno ha potuto usare gli indirizzi di posta elettronica personali. «È stato un vero blackout», si lamenta un’impiegata.

Non è la prima volta che l’arretratezza tecnologica della Casa Bianca mette in difficoltà una nuova amministrazione. «Quando arrivai, nel 2005, fui costretto ad attendere una settimana prima di avere un computer e un Blackberry», ricorda David Almacy, direttore del web di George W. Bush. «Perlomeno non mancavano le lettere dalla tastiera dei computer - ironizza il Post, - Come capitò ai funzionari di Bush nel 2001». Più tardi si scoprì che erano state rubate dai funzionari dell'uscente Bill Clinton, per puro dispetto.

corriere

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