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14 dic 2007

Federico Calzolari e Google


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Al primo posto, Federico Calzolari, al secondo posto “Natale”. E chi diavolo è Federico Calzolari? La domanda è rimasta strozzata nella gola di un conferenziere che ieri si trovava ad arringare il suo pubblico a Torino: dovendo rispondere su due piedi, ha detto: “E’ uno dei ragazzi di Maria De Filippi”. Falso ovviamente. Federico Calzolari è un fisico di 33 anni, che lavora come “ricercatore precario” presso la Scuola Normale di Pisa. Un esperto di “Grid Computing”, progetto e pratica mondiale di “calcolo distribuito” (qui la spiegazione di Wikipedia). Federico Calzolari non ha fregato Babbo Natale: ha, per una volta sola, anzi per un mese intero ingannato Google. Sbagliato: non l’ha ingannato, ne ha dimostrato la fallibilità, usando Google per ciò che Google fa: le ricerche.

Ciò che il menzognero conferenziere di Torino e il suo pubblico avevano davanti erano le classifiche mensili di Google Zeitgeist, che ogni mese danno la graduatoria delle parole più cercate sul motore in una certa lingua. Ecco a novembre 2007, in italiano, Calzolari batte Babbo Natale, solo secondo al traguardo.

In pratica mentre milioni di italiani hanno digitato la parola “Natale” su Google, dovrebbero essercene altrettanti milioni, e una persona almeno in più, che ha cercato le parole “Federico Calzolari”. Ma è mai possibile?

Ma No, Babbo Natale ha vinto. Ma Calzolari non ha imbrogliato, il trentatreenne fisico di Pisa (questo il suo sito con tanto di musica della Pantera Rosa) non ha taroccato niente. Ha solo partecipato a una sfida che un po’ in molte parti del mondo va avanti: quella di portare allo scoperto, di comprendere gli algoritmi che regolano il “page ranking”, le classifica di popolarità di Google.

Ora, se c’è una cosa per cui Google è grande, è che ti fa trovare le notizie. Così andando sul sito di Calzolari si viene in possesso anche del suo numero di telefono. E al telefono, il modesto fisico, che è anche il responsabile di Pisa del nodo di ricerca sul Grid Computing, e che si presenta come “un ricercatore precario” (allusione signorile allo stipendio che lo stato gli passa per essere un asso del suo campo) spiega così: ”Non è un esperimento, è un gioco, che nasce da tre tesi di dottorato in corso qui a Pisa e che non sono state ancora completate”. Calzolari non dice, al momento, se pubblicherà o meno il suo lavoro e quello degli studenti che segue, anzi lascia intendere di no.

La ragione potrebbe essere che il test non è replicabile: il linguaggio che Google applica alle sue ricerche cambia in continuazione, giorno dopo giorno, di momento in momento, soprattutto a seguito del gioco ”a guardia e ladri” che i matematici e i fisici di tutto il mondo conducono per amor di scienza. E il risultato, qualsiasi cosa si voglia dire, questo mese è raggiunto.

Calzolari spiega, in realtà descrive in modo allusivo, così: “Abbiamo fatto in modo che il motore venisse interrogato con queste parole che erano il mio nome”. Già, ma la “macchina” che faceva la ricerca ricorsiva non ha chiesto cento o dieci milioni di volte, “Federico Calzolari”. Lo ha fatto per poche migliaia di volte, anzi per 1 minuto al giorno, per i 30 giorni di Novembre: e con quella mezz’ora Google è rimasto ingannato - e qui c’è probabilmente il nocciolo della faccenda e la scoperta di Calzolari.

Calzolari non la mette così: “Nessun inganno, nessuna pirateria. Un gioco (matematico Ndr) per scoprire algoritmi che restano coperti dal segreto con giusta ragione, altrimenti verrebbe meno un elemento di verità, tutti potrebbero manipolarli, mentre Google è una cosa seria”. Ma se la ride, come tutti quelli che hanno altri assi nella manica ed altre sorprese in serbo.

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Repubblica

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