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19 nov 2007

Giovanni Consorte


Come non citare un altro importante elemento dell' epopea dei furbetti del quaritierino?
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Giovanni Consorte (Chieti, 16 aprile 1948) è un dirigente d'azienda italiano laureato in Ingegneria chimica all'Università di Bologna nel 1972
Dal novembre 1973 all'aprile 1975 è al Gruppo Montedison (analisi e budget degli investimenti). Dal 1976 al 1978 è alla Lega delle Cooperative, nel ruolo di responsabile di un piano per la ristrutturazione e gestione dei processi di cambiamento di grandi cooperative.

Dal 1979 viene assunto come Dirigente in Unipol Assicurazioni S.p.A., ricoprendo vari incarichi manageriali (Direttore Programmazione, Organizzazione, Controllo, Partecipazioni, Amministrazione, Finanza, Immobiliare), e nel luglio 1996 diventa Presidente e Amministratore Delegato.

Dal novembre 1991 al giugno 1996 cura la ristrutturazione prima finanziaria e poi societaria della "finanziaria di controllo" del Gruppo Unipol denominata Unipol Finanziaria (oggi Finsoe).

Dal '96 al '99 ha curato il lancio e la gestione di Unisalute S.p.A. (Compagnia di Assistenza Sanitaria Integrativa specializzata nel managed care).

A partire dal dicembre '98 ha curato la ristrutturazione di Banec e successivamente il lancio di Unipol Banca, contribuendo alla elaborazione delle strategie di sviluppo ed occupandosi delle politiche gestionali della Banca.

Dal 1997 ha curato quale Presidente e A.D. di Finec (oggi Unipol Merchant Banca per le Imprese) la ristrutturazione di numerose cooperative e medie imprese operanti nel settore industriale e delle costruzioni, trasformandola nel 2003 in una Merchant di mercato e poi in una Banca di medio termine.

Si è dimesso dalle cariche di vertice in Unipol il 9 gennaio 2006.

L'intera vicenda si innesta in quella più ampia e con numerosi intrecci e connivenze economiche e politiche, vicenda che tenne a lungo tempo le prime pagine dei giornali. Riguarda la scalata alla Banca Antonventeta da parte della banca Popolare di Lodi (allora Presieduta da Gianpiero Fiorani), sostenuto dall'allora Governatore della Banca d'Italia, alcuni immobiliaristi (Ricucci,Coppola) ed il finanziere bresciano Emilio Gnutti (già alleato di Consorte nella vicenda Telecom). L'insieme dei personaggi è stato consegnato alle cronache con la definizione emblematica dei furbetti del quartierino.

Le sue dimissioni sono state causate dalle accuse di aggiotaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita a lui rivolte in occasione dello scandalo finanziario relativo alla scalata della Banca popolare di Lodi, oggi Banca Popolare Italiana, alla Banca Antonveneta. L'aggiotaggio si concentra su 50 milioni di Euro ricevuti (insieme al proprio vice Ivano Sacchetti) dal finanziere bresciano Gnutti. Per «consulenze» in proprio fatte a favore della Hopa di Gnutti. «Consulenze», però, pagate non con fatture ma dietro lo schermo di plusvalenze artificialmente create con operazioni borsistiche «blindate». Questa è la versione che Consorte ha offerto agli inquirenti per giustificare questa consistente somma. Flussi creati con un particolare meccanismo, secondo quanto già rilevato dalle indagini e spiegato da Gnutti: Consorte e Sacchetti, attraverso intermediari spesso del gruppo del banchiere Gianpiero Fiorani, investivano su titoli o prodotti derivati ritenuti «promettenti» dal punto di vista del margine di incremento prevedibile, e subito li rivendevano a Gnutti a prezzi sensibilmente più alti, ricavandone quindi immediate plusvalenze a colpo sicuro, di dimensione pari all'apparente generosità di Gnutti.

Al suo posto è stato nominato il Presidente della bolognese Coop Adriatica, Pier Luigi Stefanini.

Ancora in corso gli accertamenti della magistratura, ma intanto il procuratore capo di Perugia Nicola Miriano e i Pm Alessandro Cannevale e Sergio Sottani hanno chiesto l'archiviazione per Consorte, il giudice milanese Francesco Castellano e il procuratore aggiunto di Roma Achille Toro: la motivazione consiste nella "insussistenza di elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio". L'indagine aveva ipotizzato che i due magistrati fossero stati "arruolati" da Consorte per conoscere indiscrezioni e segreti delle indagini su Bnl, Antonveneta e Rcs: dopo un anno d'indagini, a chiudere l'inchiesta ha provveduto in data 2 ottobre 2006 la stessa procura.

In data 25 ottobre 2006, invece, Consorte, Ivano Sacchetti (ex presidente Unipol Banca e vicepresidente di Unipol) e il finanziere Emilio Gnutti sono stati condannati a 6 mesi di reclusione dal giudice di Milano Elisabetta Meyer con l'accusa di insider trading su titoli Unipol, stabilendo in 92.500 euro i danni patrimoniali e non patrimoniali che andranno risarciti dai tre condannati, in solido tra loro, alla Consob, parte civile nel processo. "Amareggiati e increduli" per l'esito della sentenza del Tribunale di Milano, Consorte e Sacchetti hanno sottolineato il fatto che si tratta comunque "solo del primo grado di giudizio".

Nel luglio 2007 la vicenda torna all'onore delle cronache perché una richiesta del Gip di Milano Clementina Forleo chiede al Parlamento di acquisire come prove il testo delle telefonate intercorse tra il Consorte e D'Alema e Fassino. L'ipotesi è di una guida "anche" politica alla scalata di BNL della quale Consorte sarebbe stato l'esecutore ottemperando alle volontà politiche dei suoi referenti.

Nel novembre 2007, Consorte viene condannato in appello, con sentenza che conferma la pena di 6 mesi ottenuta in primo grado. Consorte ha dichiarato: «Sono condannato per aver agito nell'interesse di Unipol. È una sentenza che non capisco: faremo ricorso in Cassazione

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