Ecco un interessante articolo, che ci ricorda due cose:
1. dietro il leader c'è sempre un lavoro di squadra,
2. non possiamo fare tutto da soli
3. far crescere il team, conviene a tutti!
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Manager, ecco i numeri due che mandano avanti le imprese
Nei vertici internazionali sono gli "sherpa". Quei bravissimi professionisti e tecnici sopraffini che non hanno visibilità verso l'esterno, ma risultano le persone con la classica «vita da mediano» che però «mandano avanti la macchina» dietro le quinte, con il ruolo chiave di regista, senza avere le luci della ribalta. Alcuni li chiamano anche "uomini ombra", mutuando la tecnica manageriale dello "shadowing" che, in gergo, significa accompagnamento del leader potenziale da parte di un senior manager.
Ogni azienda ha regole proprie. C'è chi, come Alessandro Profumo all'Unicredit, ha formalmente tre "vice amministratori delegati" e chi invece, come Umberto Quadrino in Edison, divide il potere con una squadra di 23 top manager. Tra questi due estremi si trovano soluzioni variegate. Le più curiose sono quelle chiamate, in termini di cultura d'impresa, "organizzazioni informali". Cominciamo da queste ultime.
Mauro Moretti, amministratore delegato delle Fs, ingegnere, per dieci anni sindacalista Cgil, ha un carattere ruvido. I collaboratori lo chiamano «il Lupo». Alle ferrovie, dove lavora da 30 anni, si fida di poca gente. Gli intimi sono tre: Michele Mario Elia, suo successore alla guida di Rfi; Nicola Mandarino, direttore centrale strategie delle Fs e presidente sia di Rfi sia di Grandi Stazioni; Francesco Rossi, a.d. di Ferservizi.
In Finmeccanica il presidente e amministratore delegato, Pier Francesco Guarguaglini, non si separa da Lorenzo Borgogni, direttore centrale Relazioni esterne. È l'uomo dei contatti più riservati a tutto campo. Entrambi toscani, Guarguaglini di Donoratico (Livorno), Borgogni di Siena. Il sodalizio risale ai tempi in cui Guarguaglini era dirigente Efim, alla Galileo di Firenze e all'Oto Melara di La Spezia. Dopo alcuni anni in Finmeccanica alla testa di Alenia Difesa, Guarguaglini nel 1999 è andato a Trieste per risanare la Fincantieri, portando con sé Borgogni alle relazioni esterne. Nell'aprile 2002 il ritorno a Roma, al vertice di Finmeccanica. Borgogni è inoltre presidente della controllata Aeronavali Venezia e consigliere della municipalizzata Iride.
Tandem affiatato tra l'amministratore delegato Fincantieri Giuseppe Bono e Giancarlo Battista. Si sono conosciuti in Finmeccanica, dove Bono arrivò nel 1993 dall'Efim e Battista era già direttore delle Relazioni esterne con Fabiano Fabiani. Battista ha cominciato alla Rai (personale), poi all'Iri (relazioni esterne).
Dopo l'avvicendamento nel 2002 nel gruppo aerospaziale tra Guarguaglini e Bono, che era amministratore delegato e fu dirottato alla Fincantieri, anche Battista è uscito. Per alcuni mesi è stato direttore generale dell'Accademia di Santa Cecilia, chiamato da Luciano Berio. Nel 2004 Bono ha voluto di nuovo come collaboratore Battista, il quale tra l'altro è presidente di Fincantieri Holding Bv, dove continua a curare i rapporti internazionali nella difesa. Tra i collaboratori di Bono spicca Emilio Palma, direttore generale per la finanza, nominato nel maggio 2005, dopo essere stato per 25 anni partner della PriceWaterhouse.
Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, a parte i tre direttori generali della struttura (Stefano Cao, Domenico Dispenza, Angelo Caridi), ha due strettissimi collaboratori, Marco Alverà e Raffaella Leone. Di famiglia veneziana, ma nato a New York nel 1975, dopo esperienze alla Goldman Sachs Alverà è stato assunto da Scaroni già nel mandato all'Enel, nel 2002, come responsabile strategie. Nel 2004 direttore finanziario di Wind, Alverà ha seguito, con Scaroni e Fulvio Conti, le trattative per la vendita dell'azienda telefonica a Naguib Sawiris. Poco dopo l'approdo all'Eni, Scaroni nel 2006 ha chiamato con sé Alverà, il quale ora è a.d. di Promgas, joint venture con Gazprom. Alverà è tra l'altro socio della «Servizi 18 Srl» di Cortina d'Ampezzo, immobiliare proprietaria di Malga Lareto, affittata allo «Sci club 18»: tra i 213 soci Paolo Scaroni.
Assistente esecutivo di Scaroni è Raffaella Leone, nata nel 1962 a La Spezia, già sua assistente in Enel e Pilkington. Leone è inoltre presidente della Servizi Aerei.
Inseparabili l'amministratore delegato di Aeroporti di Roma Maurizio Basile e il direttore centrale strategie e sviluppo business, Emanuele Ludovisi. Si sono conosciuti nel 1974 alla Fincantieri, nella stanza accanto a Francesco Mengozzi, poi diventato a.d. Alitalia. Di nuovo insieme, all'Alitalia, negli anni di Giovanni Bisignani, Basile e Ludovisi sono un "ticket" da quando il primo è diventato commissario e presidente dell'Eti, l'ente tabacchi privatizzato a fine 2003. Ludovisi era responsabile pianificazione. Ludovisi ha quindi accompagnato Basile, come direttore strategie, nel breve passaggio ai vertici dell'Anas e poi alle Fs.
I "tre moschettieri" di Unicredit che sono i "deputy Ceo" di Profumo si chiamano: Roberto Nicastro (42 anni), Sergio Ermotti (47 anni) e Paolo Fiorentino che dice: «Sono il più anziano del gruppo, con 51 anni. E anche il decano: ho cominciato a fare il cassiere al Credito italiano di Torre del Greco nel 1981. Poi sono stato tre anni in Polonia, con un preavviso di 12 ore...». Racconta Ermotti, che ha una lunga esperienza internazionale (Corner bank, Citibank e Merrill Lynch):«Il nostro compito è quello di alleggerire un po' il Ceo in modo che Profumo possa dedicarsi alle strategia. Ci riuniamo due volte la settimana, spesso all'estero, ma ci sentiamo per telefono quando serve». Aggiunge Nicastro: «Dobbiamo correre molto. La nostra è la terza rete bancaria più estesa in assoluto: siamo presenti in 23 Paesi. Apriremo altri mille sportelli all'Est in un paio d'anni».
Lavoro di squadra alle Poste guidate da Massimo Sarmi con una ventina di "primi livelli" e riunioni molto vivaci. In un gruppo così complesso e presente in business diversissimi prevale una grande capacità di integrazione tra culture diverse, con top manager provenienti da varie aziende. Molte figure chiave del gruppo dirigente che abbiamo intervistato vantano lunghe esperienze («la nostra età anagrafica – hanno confessato in parecchi – comincia per 6»), ma non mancano i giovani. «Sono arrivato nella squadra di Sarmi – racconta Carlo Enrico, milanese bocconiano di 35 anni – dopo aver lavorato in grandi istituti di credito a Londra e in Sicilia. Nessuno mi ha fatto pesare il gap generazionale. Anzi. Quando ci sono state scelte, innovative e delicate, da fare i miei sponsor principali sono stati proprio i "gray hair" che mi hanno sostenuto a spada tratta».
Un caso contrario in Edison. Qui c'è da segnalare l'«attiva presenza» nel top management di Pietro Cavanna, 67 anni, responsabile degli asset idrocarburi: lo chiamano il «Mago di Kashagan» in quanto è stato lui a vincere la partita per il giacimento di Kashagan ai tempi dell'Eni. Per il resto la squadra dell'amministratore delegato, Umberto Quadrino (61 anni), si compone di 23 manager, di cui sei funzioni di staff. Le figure chiave sono il chief Operating officer, Michel Cremieux (57 anni) e il chief Financial officer, Marco Andreasi (47), nominato da pochi giorni e proveniente dalla Techint. A sua volta, Cremieux è a capo di tutta la macchina operativa.
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sole24ore
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