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12 ott 2007

Le esattitudini

Quello che vi illustro oggi, partendo da un articolo del corriere sono le Esattitudini.
E' immediato capire dalle immagini di cosa si tratta, tante persone di ogni razza o cultura sono accomunate e fotografate per come sono: simili a gruppi.
La prima volta che feci un'osservazione simile mi trovavo fuori un pub, osservavo entrare uomini e donne, ragazzi e ragazze e cominciavo a pensare che ...siamo globalizzati anche nel vestiario.
I ragazzi sono vestiti nello stesso modo, si comportano anche in egual maniera e per le ragazze non cambia molto.

Stiamo perdendo l'identità individuale a scapito delle diversità, che vengono sempre più emarginate?
Il diverso è male?
Ovviamente no, in un mondo sempre più incasinato sono sole le individualità a tirarci fuori dal grigio colore di questa epoca.




«Esattitudini», i cloni diversi della società
Dalle olandesi in bikini alle «Allah’s girls», esperimento di 2 artisti che raggruppano foto di passanti nel mondo

PARIGI – Così diversi eppure così uguali. Cloni nella diversità. È quanto emerge dal progetto «Esattitudini», un esperimento artistico dai risvolti antropologici. Autori, due olandesi, Ari Versluis e Ellie Uyttenbroek che da 13 anni fotografano passanti di tutto il mondo per poi raggrupparli secondo codici di stile o abbigliamento.


CODICE - Il progetto è cominciato nel 1994 a Rotterdam, città multiculturale e di residenza dei due artisti. Dal 1998, si è esteso al resto del pianeta. Con «Esattitudini», i passanti sono ripresi secondo pose e inquadrature comuni e catalogati in base alle caratteristiche di ognuno.

UNIFORME - Caratteristiche che se osservate singolarmente stabiliscono l’individualità, la differenza dall’altro, ma che se vengono affiancate in gruppi da 12 persone, non fanno che esaltare l’appartenenza a categorie trasversali della società odierna. Ne risulta un censimento antropologico visivo, una fotografia globale dell'uomo contemporaneo, uniforme nella diversità.





CLASSI - «Esattitudini» - neologismo che mischia l'«esattezza» della posa e l'«attitudine» di ciascuno -, non crea distinzione di classe o nazionalità, ma sottoinsiemi di «cloni» per stile e abbigliamento: dai «ragazzi tatuati con canotta» a Rotterdam, a quelli «cravatta e jeans» di Milano. Dalle olandesi in costume a due pezzi, agli anziani con cappello e cravatta. Dagli adolescenti di Bordeaux con giubbetto in pelle, a quelli semplicemente rasati. Dalle «Allah’s girls» con velo islamico, ai tipici ultrà con il bomber. Passando per i vagabondi e le signore impellicciate. Ognuno diverso nel dettaglio, ma simile nell’adesione allo stile del gruppo. Tutti originali, ma tipici. Ovunque.

di Alessandro Grandesso dal corriere

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