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23 set 2007

Società liberale e capitalismo


Prendo spunto da un articolo del corriere della sera, che riporta un discorso di Marchionne al convegno della rivista "L'industria".
vale la pena leggere qualche brano:
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Alcuni economisti sono convinti che il sistema europeo — per migliorare produttività, efficienza e profitti — debba convergere verso il modello americano. Non credo che questo tipo di convergenza sia possibile nel medio termine, ma non credo neppure sia auspicabile. Le organizzazioni europee sono nate e cresciute in un terreno culturale fertilizzato da due condizioni storiche: una tradizione di apertura al mercato relativamente recente e un forte senso di responsabilità sociale. Non esiste un unico modello di capitalismo. Stati Uniti, Asia, Europa sono tutti in competizione fra loro ma nessuno converge verso nessun altro. L'unico denominatore comune è il mercato. Queste organizzazioni danno il meglio di sé quando sono messe a bagno nella concorrenza aperta e globale.
È il concetto di responsabilità sociale che differenzia l'Europa dagli Stati Uniti. Secondo un'analisi dell'Ocse, la spesa pubblica sociale è circa il 27% del Pil in Francia, Germania e Italia — in Svezia addirittura il 38% — mentre si aggira intorno al 16% negli Usa. La differenza tra i livelli di spesa pubblica — europeo e americano — si manifesta in modo evidente a partire dal 1975.
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Lo sviluppo di un'impresa non è solo una questione di tecnologia o di risorse finanziarie. È prima di tutto una questione di cultura. Le nostre imprese hanno bisogno di abbracciare la sfida del nuovo e pensare al futuro come a una grande opportunità. Hanno bisogno di un contesto trasparente e altamente competitivo. Hanno bisogno di vivere la cultura del cambiamento come una necessità. Di misurarsi ogni giorno sul merito, di fondare le proprie radici sui valori della concorrenza e del mercato. Quello che ogni Paese può fare è garantire che questa partita si giochi alla pari, che le opportunità siano le stesse offerte ad altre imprese in altri Paesi. In Italia non sempre queste condizioni sono così facili da trovare.
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Sono due i passaggi che vorrei ancora sottolineare per poter comprendere appieno:
1. La diversità del modello americano da quello europeo, con ovvie ripercussioni sulla necessità di diversificare l'approccio al mercato per tener conto di questo,
2. La chiave di lettura dell'oggi per impostare un rilancio dell'economia italiana.

Teniamo conto di quello che il CEO di Fiat ha fatto in questi ultimi anni: riportare la realtà economica della casa automobilistica di Torino, ai livelli di compertitività e redditività eccellenti.
Inoltre per me è indispensabile che si cominci a pensare all'italia e la UE come un essere che deve trovare la sua strada, in termini di decisioni e modelli decisionali, che non ricalchino quello fatto dall'USA ma partano e si alimentino dalle radici culturali che sono a noi più congeniali.
Ossia creiamo i nostri modelli e non copiamo da chi non può essere preso come esempio in tutto!

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