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Executive senza freni, in 10 minuti lo stipendio di un anno
In meno di dieci minuti più dei guadagni di un intero anno di lavoro. Merito di un'insperata vincita al Superlotto? No, semplicemente il risultato strabiliante ottenuto da abili manager dei due settori più remunerativi della galassia finanziaria, i fondi hedge e private equity.I 20 guru della speculazione e degli investimenti meglio pagati del mondo hanno messo insieme, nel 2006, uno "stipendio" da vertigine: in media 657,5 milioni di dollari, ben 22 mila 255 volte la paga annuale media del lavoratore dipendente americano, che ammontava a soli 29.500 dollari. Ma anche 61 volte la busta paga media dei top executive a stelle e strisce compresi nella classifica di Fortune, che in media di milioni di dollari in un anno ne incassano quasi undici; e 18 volte i sontuosi income dei primi venti (si vedano le tabelle allegate). A loro volta, infine, i 20 più pagati chief executive della Corporate America fanno mangiare la polvere ai primi 20 colleghi europei: una media di 36,4 milioni all'anno contro 12,4 milioni. Come dire, c'è sempre chi sta un po' meglio degli altri.«Ceo contro lavoratori dipendenti», chiosa la ricerca condotta dall'Institute for Policy Studies di Washington (di ispirazione liberal) e da United for a Fair Economy, che torna a sollevare la spinosa questione del baratro ormai esistente tra i diversi status. «Il boom del private equity - ha commentato Sarah Anderson, direttore del programma sull'economia globale all'Ips e co-autrice dello studio - ha spinto i compensi dei manager dei fondi ben oltre la stratosfera».Sussiste, chiaramente, la minaccia che la corsa all'oro - inarrestabile, all'apparenza, benché gli hedge non abbiano giocato un ruolo secondario nella genesi della bolla subprime, i mutui Usa ad alto rischio - spinga ancora più in alto anche la paga di chi guida le più importanti società dell'industria o dei servizi. C'è già, ha osservato ancora Anderson, qualche mister scontento con lo yacht da 70 anziché 130 metri che, dal ponte di comando di grandi gruppi quotati, «protesta perché si ritiene sottopagato» rispetto a gente come James Simons di Renaissance o Steven Cohen di Sac Capital. Questi ultimi, beati loro, hanno raddoppiato i guadagni negli ultimi due anni (Cohen è passato dal quarto al secondo posto, Simons era già primo), andamento peraltro replicato dalla media dei primi venti fund manager. John G. Gaine, presidente dell'Associazione dei gestori di fondi, il gruppo di pressione degli hedge con base a Washington, ha subito precisato che i super-stipendi «sono basati sulle commissioni e direttamente attribuibili agli asset in gestione e alle performance». Tradotto, chi è più bravo più guadagna, di cosa ci si dovrebbe stupire? Eppure, secondo United for a Fair Economy, think tank con base a Boston, una ricchezza così elevata e concentrata potrebbe minare l'economia e dovrebbe, magari, sollevare il problema di una possibile «corruzione della democrazia».
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dal Ilsole24ore
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