Ecco un'interessente articolo che da voce ad una discussione che ho avuto proprio ieri e che presto riassumerò in un post:
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Editoriali/2007/08_Agosto/07/Lo_Stato_predatore.shtml
"...Non è un fenomeno inedito. Nella storia umana gli Stati predatori sono sempre risultati molto più numerosi degli Stati favorevoli allo sviluppo. Solo in particolari condizioni si affermano meccanismi inibitori che tengono a bada gli istinti predatori dello Stato e lo costringono a virtuose politiche di sviluppo. In Italia, dopo la tumultuosa crescita del dopoguerra, si affermarono, a partire dagli anni Settanta, potenti coalizioni ridistributive a scapito di quelle produttive. Alla fine, la Repubblica, schiacciata sotto un immenso debito, «portò i libri in tribunale » all'inizio degli anni Novanta. Seguì un breve periodo di comportamenti relativamente virtuosi. Finita l'emergenza, le coalizioni ridistributive hanno ripreso forza. Anche quelle forme di «cooptazione collusiva», che sono la regola in Italia, e di cui ha parlato Alessandro Profumo nella intervista al Corriere del 4 agosto, sono una faccia dello Stato predatore, un effetto della sua esistenza. Gli italiani si scandalizzano per i privilegi dei politici e lo sperpero di denaro pubblico, ossia per le manifestazioni più visibili dell'azione dello Stato predatore, ma molti di loro sono colpevoli e complici.Colpevoli, soprattutto, di avere accettato idee sbagliate la cui diffusione rende più facile la vita dello Stato predatore. La principale fra queste idee sbagliate è che possano esistere «pasti gratis», ossia che si possa consumare oggi una risorsa (per esempio, continuare amantenere in perdita l'Alitalia) senza sottrarla a qualcun altro e senza compromettere la possibilità di generare altre risorse domani. Non è una idea di sinistra o di destra, è solo una idea sbagliata che legittima le spese improduttive e blocca lo sviluppo.Nonè imputabile solo a certi settori sindacali o alla sinistra estrema. E’ presente in larghi strati della società. Ha probabilmente concorso alla sua diffusione una certa cultura cattolica. La Chiesa viene oggi accusata di tante colpe che, secondo me, non ha. Ma di una cosa, forse, è colpevole: di non avere mai promosso un’opera pedagogica di contrasto all’ideologia del pasto gratis (così diffusa in certi ambienti cattolici e, per loro tramite, nella società).
.."
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