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17 feb 2017

Come in "The Young Pope"? Missione per Burke lontano dal Vaticano: il Papa lo invia in un'isoletta dell'Oceania

ROMA - Il cardinale Raymond Leo Burke, diventato quasi un'icona per la frangia tradizionalista ostile al pontificato di Bergoglio, dovrà partire in missione per conto del Papa. Destinazione: l'isola di Guam, in Oceania. A circa 18 ore di volo e 18mila chilometri di distanza dal Vaticano, dove resta turbolenta l'atmosfera per la tempesta che ha avvolto l'Ordine di Malta e soprattutto per gli strascichi del dibattito sull'enciclica Amoris Laetitia, arrivata a conclusione del sinodo sulla famiglia. Due questioni nelle quali il porporato statunitense, presidente emerito del Supremo tribunale della Segnatura apostolica e ora patrono proprio dei cavalieri, ha un ruolo centrale. E sempre in contrapposizione a Francesco.

Il nuovo mandato pontificio, di per sé, non è una anomalia: i cardinali vengono spesso inviati ad esaminare le questioni spinose in giro per il mondo, specie quando riguardano alti prelati. A Burke, in particolare, toccherà chiarire un caso di pedofilia riguardante un arcivescovo della piccola comunità da 165mila abitanti. Si tratterà quindi di istruire il processo canonico che dovrà seguire i nuovi rigidi criteri imposti dalle direttive papali in questi casi. E servirà molto tempo, durante il quale Burke sarà lontano dai sacri palazzi e dalle sue dispute. Una decisione inattesa, tanto che nell'agenda del cardinale era prevista per fine mese la partecipazione ad una conferenza negli Stati Uniti.

Il caso che ha sconvolto Guam è complesso: l'arcivescovo Apuron continua a negare i presunti abusi che sarebbero avvenuti negli anni Settanta e dei quali lo accusa un seminarista, Roy Taitague Quintanilla, all'epoca dodicenne. E già si prospetta una grana per Burke: un ex chierichetto chiamato a testimoniare si è rifiutato di presentarsi fin quando non gli sarà consentito di farsi accompagnare da un avvocato.

Lo scandalo pedofilia ha causato tensioni nell'isola di Guam tanto da indurre alcuni membri di uffici diocesani a dimettersi dagli incarichi. Il Papa aveva nominato amministratore della diocesi l'arcivescovo cinese Savio Hon Tai-Fai, segretario di Propaganda Fide. Ma ora ha disposto che sia l'ex capo del più importante tribunale vaticano a prendere in mano l'inchiesta. Un incarico che vedrà il tradizionalista Burke chiamato a valutare con il pugno di ferro di Bergoglio un prelato che in passato era stato al centro di proteste violente per un testo che paragonava l'attivismo per i diritti gay al terrorismo islamico.

Proprio il tema dei gay, tra gli altri, è uno dei punti sui quali la linea di Burke diverge da quella di Francesco e della linea sinodale più progressista: il contrasto era già evidente durante le due sessioni del dibattito voluto dal Papa nel 2014 e 2015. Ma è nelle ultime settimane che la frattura sembra essere diventata insanabile. Da quando, cioè, Burke ha firmato insieme ad altri tre cardinali - Carlo Caffarra, Walter Brandmüller, Joachim Meisner - la lettera con i 'dubia' che interpellano il pontefice, chiedendo di fare chiarezza su alcuni temi, tra i quali quello della conunione ai divorziati rispostati. Un'iniziativa diventata ancora più scottante quando, avendo registrato la mancata risposta di Francesco, Burke ha paventato in un'intervista al portaleamericano Lifesitenews l'ipotesi di una "correzione formale" al pontefice. Di fatto, una sorta di sfiducia teologica. Una prospettiva che, in realtà, è stata ridimensionata pubblicamente dal cardinale Gerhard Müller, prefetto della congregazione per la dottrina della fede. Ma che rende l'idea del clima che si sta creando in alcuni ambienti ecclesiali.

I riflessi sono arrivati anche nel caso dell'Ordine di Malta, dove poco prima di Natale era iniziato un intrigo che ha portato all'allontanamento del Gran Maestro. Ufficialmente, gli veniva attribuita la responsabilità di non aver fermato la campagna distribuzione di profilattici contro l'Aids avviata dai cavalieri. Ne è seguito un braccio di ferro inedito con la Segreteria di Stato, dal quale non poteva di certo essere estraneo il patrono dell'Ordine, cioè proprio Burke, il cardinale di 68 anni che ottenne la porpora per volontà di Benedetto XVI e che non nasconde la propria passione per gli abiti sfarzosi e solenni della tradizione ecclesiastica.

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