Il premier: "Alle Europee non ci sarà, per il 2018 c'è tempo..."
ANSA
I giornali, non sempre carini con lui; i figli, che gli gironzolano
intorno; amici che chiamano, un'intervista al Tg1, le primarie
dell'amico Nardella, Napoli-Fiorentina, naturalmente, e poi quella che
rischia di diventare la grana delle grane, per stare alle faccende
italiane: le elezioni europee, con le liste da fare e la rotta da
scegliere per il primo vero test elettorale che lo attende.
La domenica di Matteo Renzi è una cosa più o meno così. Ed è proprio
in questa domenica di inizio primavera che il premier-segretario,
però, fissa il primo paletto tattico-strategico in vista del voto del
25 maggio: <<Le elezioni europee - dice - non sono un referendum su di
me. E nemmeno sul governo>>. La mossa serve, naturalmente, a mettere al
riparo la sua leadership e il suo governo da una sfida elettorale
dagli esiti imprevedibili. Una sfida, per altro, che Matteo Renzi fa
mostra di non temere granché.
È quel che emerge dal ragionamento che il premier sviluppa di fronte
ai travagli di Forza Italia, ancora in attesa di una <<scelta di
famiglia>> che permetta comunque di avere il cognome Berlusconi nel
simbolo col quale affrontare le elezioni: <<Noi andremo al voto senza
il mio nome nel simbolo del Pd - dice Matteo Renzi -. Il Pd è forte e
strutturato...>>. Così strutturato (e sembra quasi una risposta all'ex
segretario Epifani, che ancora ieri ha chiesto un partito più
organizzato) che il presidente-segretario non nasconde un certo
ottimismo.
<<Non credo che si tratti di una tornata elettorale difficile,
drammatica per noi - dice Renzi -. Come dicevo, il Partito democratico
è forte e strutturato e credo che, al di là delle elezioni europee,
nelle amministrative possa recuperare il Piemonte, l'Abruzzo, Prato e
qualche altro comune>>. Una previsione netta, dunque, e non è detto che
non sia centrata. Dicono di Matteo Renzi, infatti, che sia un leader
abituato a passeggiare con affianco la fortuna: e il recente
precedente del voto sardo starebbe lì - secondo molti - a dimostrarlo.
Forse è anche da qui, dall'ottimismo che pare accompagnare il premier
verso il voto di maggio, che nasce la linea <<andremo al voto senza il
mio nome nel simbolo Pd>>. Una linea che Renzi spiega richiamando il
passato, ma non escludendo svolte in un futuro più o meno vicino.
Dipenderà da tante cose, certo: ma verrà il tempo, par di capire, in
cui la discussione si potrebbe (si potrà) riaprire.
Ecco: <<Andremo alle Europee senza nome nel simbolo - conferma Renzi -
per le ragioni che dicevo. Rimaniamo sulla linea "no name" che varò
Bersani...>>. Ma il ragionamento non finisce qui, e quel che segue -
forse - non piacerà a tutti: <<Oggi è così: poi alle elezioni
politiche, nel 2018, staremo a vedere. Tempo ancora ce n'è...>>.
Dunque, oggi no ma domani - al contrario - sì? Il Pd come Forza
Italia, come i Cinque Stelle, come Scelta Civica di Monti o l'Udeur di
Mastella? Non è detto, non c'è niente di deciso e - comunque - Matteo
Renzi (e chi è favorevole a questa possibilità) avrebbero un
importante precedente da far valere.
Elezioni politiche 2008, esordio del neonato Partito democratico in
una competizione politica nazionale. Nuovo, naturalmente, il simbolo
tutto bianco, rosso e verde: e clamorosa la sorpresa. Nel tondo del
logo elettorale, sotto la sigla Pd, ecco il nome di Walter Veltroni,
candidato presidente e primo segretario del Partito democratico. È un
inedito assoluto.
È questa l'idea che frulla nella testa del segretario-presidente?
Renzi dice <<staremo a vedere. Tempo ce n'è...>>. Ed è vero. Così come è
vero, però, che ci sarà pure ancora tempo da qui alle elezioni
politiche, ma qualcuno - vedrete - comincerà a preoccuparsi fin da
subito...
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